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Roberto Maroni condivide il lepenismo di Matteo Salvini?

“Siamo assolutamente distanti dalle proposte politiche di Matteo Salvini, non solo noi ma tutti quelli che appartengono al Partito popolare europeo”. Parola del capogruppo alla Camera di Area Popolare Maurizio Lupi, che poi ha ribadito: “Se in Lombardia, alle prossime elezioni regionali Roberto Maroni si ripresenterà con un programma in cui c’è l’uscita dall’euro, contraddirebbe la sua storia, la sua capacità di governo e le ragioni che ci hanno tenuto assieme in questi cinque anni”. Per l’ex ministro in ogni caso questo “è un problema della Lega, non nostro”. “E’ un dibattito che c’è dentro la Lega – ha detto Lupi – basta vedere che cosa ha detto Bossi“. In Lombardia, “la sintesi per la coalizione finora l’ha rappresentata Maroni”. “Speriamo che la Lega risolva le sue contraddizioni – ha concluso – se invece prevarranno altre logiche, penso che il primo a non condividerle sarà proprio Maroni”.

Le parole dell’ex ministro delle Infrastrutture e dei trasporti arrivano a ormai tre giorni dalle celebrazioni romane per il sessantesimo anniversario dei Trattati istitutivi e a un passo dalla conclusione, domani, delle giornate europee in Regione Lombardia. Un appuntamento che è servito alla delegazione popolare della giunta di Maroni e della maggioranza in consiglio regionale per ribadire il suo convinto europeismo. Mauro Parolini, assessore regionale allo Sviluppo economico, ha sottolineare come “in questo cammino di rilancio le Regioni giochino un ruolo fondamentale e devono essere pertanto più protagoniste all’interno dell’Europa”. Durante la conferenza stampa “Europa che unisce, Europa che divide. Popolari, cioè alternativi a burocrati e populisti” organizzata, a Milano da Lombardia Popolare, Parolini ha anche ribadito come “Regione Lombardia, attraverso i quattro motori d’Europa – Baden-Württemberg, la Catalogna, la Lombardia e il Rodano-Alpi – sta portando avanti progetti di sviluppo in vari ambiti: tutte azioni che senza l’Europa unita non esisterebbero e che nascono dalla convinzione strategica che aggregazione, integrazione e innovazione sono elementi su cui si deve fondare la competitività dei nostri sistemi economici e produttivi”.

“Questi sono i principi con cui io e il mio collega in giunta Luca Del Gobbo stiamo aiutando in modo sussidiario le imprese ad essere più forti e competitive: abbiamo infatti impiegato in modo virtuoso gran parte degli oltre 650milioni di euro della programmazione europea, e siamo secondi tra tutte le regioni europee, dietro solo al Baden-Württemberg nell’impiego dei fondi. Oggi – ha concluso l’assessore – la vera sfida è fare insieme quello che da soli non si può fare, senza snaturare le autonomie, ma valorizzando le differenze e le eccellenze del nostro tessuto produttivo. E in questa battaglia Regione Lombardia è in prima linea”.

Ma la priorità oggi, secondo Lombardia Popolare, è quella di riformare l’Unione Europea. Senza uscirne. Abbandonarla, infatti “non sarebbe nell’interesse dei lombardi, delle piccole e medie imprese, ma anche dei cittadini”. Una posizione, questa, ribadita più volte dagli esponenti di Milano Popolare al Pirellone. Il capogruppo Angelo Capelli, il coordinatore regionale Alessandro Colucci, l’assessore al commercio Mauro Parolini, il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo e il capogruppo Ap alla Camera Maurizio Lupi, hanno riconfermato la posizione del partito e hanno anche lanciato un messaggio agli alleati della Lega che lo scorso anno non consentirono l’approvazione del documento. “Non essere uniti e compatti su questo tema significa indebolire la Lombardia”, ha commentato Capelli. Colucci ha invece auspicato che, in aula, vi sia “un voto unanime da parte del Consiglio regionale”. “Questa Europa così com’è non ci piace, ma sessant’anni fa eravamo in guerra, non dobbiamo dimenticarcelo – ha aggiunto il coordinatore lombardo – dobbiamo rivoluzionarla per avere meno burocrazia e più politica e arrivare davvero agli Stati Uniti d’Europa”. Tre in particolare, ha ricordato Colucci, i temi affrontati con la risoluzione, sui quali viene chiesto un cambio di rotta all’Europa: coordinamento contro il terrorismo, riformare le regole di Dublino sull’immigrazione, un mercato unico del lavoro che preveda “uniformità fiscale e più sussidiarietà”.

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