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Corruzione, peculati e sprechi diffusi. Ecco il rapporto della Guardia di Finanza

Cerimonia Gdf

Sprechi e gestioni irregolari dei fondi pubblici con danni patrimoniali allo Stato per 5,3 miliardi; 4031 soggetti denunciati per abuso d’ufficio, peculato, corruzione e concussione con conseguenti 241 arresti.

Sembra un bollettino di guerra, in realtà si tratta dei reati ed altri illeciti contro la pubblica amministrazione scoperti grazie all’intenso ed indispensabile lavoro della Guardia di Finanza nel 2016 e commessi proprio da coloro che dovrebbero governarci ed amministrare i pubblici denari, proprio da coloro che dovrebbero rappresentare la massima espressione di etica ed integrità nel nostro paese senza considerare che il dato diventa ancora più sconcertante se aggiungiamo anche i 3,4 miliari relativi agli appalti pubblici irregolari quando, in poche parole, il pubblico interagisce con il privato.

Il report annuale pubblicato ieri ci dice ovviamente di più, evidenziando anche il copioso lavoro svolto nel 2016 dalle fiamme gialle capaci di effettuare circa 94 mila verifiche e controlli fiscali (11 mila in più rispetto al 2015), di individuare circa 2 mila frodi IVA e di scovare 8.343 evasori totali completamente sconosciuti al fisco.

Ottimo anche il riscontro in termini numerici per quanto riguarda il contrasto ai traffici illeciti, al lavoro sommerso (in leggera diminuzione) e al contrasto al gioco ed alle scommesse illegali con risultati altissimi sia nel rapporto verifiche effettuate/irregolarità riscontrate sia per confische di slot machine illegali.

E’ chiaro che in realtà il dato più amaro agli occhi dell’opinione pubblica è quello relativo ai reati e spechi nella pubblica amministrazione, non tanto per il mero importo numerico, comunque altissimo, tanto per rendere l’idea superiore all’IMU sull’abitazione principale negli anni in cui era dovuta, ma per il fatto che gli illeciti vengono commessi proprio da coloro in cui riponiamo fiducia, che dovrebbero rappresentarci e in molti casi da proprio coloro che ci chiedono “uno sforzo” ogni volta che ci mettono le mani in tasca aumentandoci le tasse.

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