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Orly, cosa ci deve insegnare il caso di Ramzi

islam, Jidideh califfato, barcellona

Oggi è la festa del papà, e non possiamo non riflettere su quanto è accaduto in Francia. Era nato a Parigi Ramzi D., l’uomo che l’altro ieri al grido di “Allahu akbar” ha sgozzato padre e fratello nell’XI arrondissement, lo stesso quartiere degli attentati jihadisti del 13 novembre 2015.

Come riferisce la stampa, Ramzi aveva da poco intensificato il suo rapporto con la fede islamica, interpretata in senso integralista. Cosa che lo aveva messo in rotta di collisione con la famiglia, particolarmente col fratello, che Ramzi avversava perché troppo occidentalizzato.

Ma la rottura è avvenuta anche a causa della volontà di Ramzi di fare il jihad per lo Stato islamico. Un’eventualita che ha spinto i suoi familiari a denunciarlo alla polizia. Che lo aveva schedato come potenziale jihadista. Per questo, Ramzi si è vendicato. Tagliando la gola ai suoi congiunti. Al suo papà. Una tragedia fatta di violenza insensata, o meglio, più che comprensibile alla luce della sfida che il jihadismo pone alle nostre società. Una sfida fatta di conflitto totale tra una visione del mondo islamista e la modernità occidentale, che gruppi come lo Stato islamico combattono in nome di una presunta autentica interpretazione della fede.

Un conflitto culturale, prima ancora che politico, che ci riguarda da vicino, alla luce dei 50 milioni di musulmani che vivono nel Vecchio Continente, 20 dei quali entro i confini dell’Unione. Prima ancora degli attentati, ciò che dobbiamo temere, e contrastare, è lo scontro diretto tra concezioni della società e della vita, quella di una minoranza bellicosa che si fortifica nel rapporto con la fede e quella di una maggioranza senza orientamento né identità. Uno scontro da cui dipende la pace delle nostre comunità e il futuro di un’Europa sempre più plurale e permeata dalla diversità culturale. Una diversità che dovrebbe essere un punto di forza, se non fosse che qualcuno la rivendica come arma contundente contro di noi.

In questo giorno di festa sarebbe il caso di ricordare il padre di Ramzi, perito per mano di un figlio che lo odiava perché integrato.

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