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Cosa unisce (e cosa divide) Salvini, Berlusconi, Meloni, Fitto e Toti

Per parlare di centrodestra bisogna prima partire da un assunto. Da queste parti s’inizia a sentire aria di vittoria. La frantumazione della sinistra con la scissione nel Pd (Bersani e Renzi saranno costretti ad allearsi, ma sarà comunque un’alleanza logora) e le tribolazioni dei 5 Stelle dovuto alle vicende della giunta romana di Virginia Raggi porta le forze politiche di centrodestra a cominciare a pensare che si può vincere. “I fatti degli ultimi giorni dicono con chiarezza che noi possiamo vincere le elezioni”, afferma senza mezzi termini Giorgia Meloni. L’occasione è un dibattito sulle primarie organizzato dalla Fondazione della Libertà di Altero Matteoli. “Il Pd si sta sfarinando, M5S invece non vuole governare ma fare l’opposizione permanente. Gli unici che possono fare una proposta politica forte per candidarci a governare il Paese siamo noi”, osserva Gaetano Quagliariello. “Oggi, con il 34%, siamo al primo posto, non dobbiamo perdere questa opportunità. Siamo gli unici in grado di vincere e i soli in grado di fare da argine nei confronti dei 5 Stelle. E ancora non ci siamo giocati il jolly del partito unico…”, sottolinea l’azzurro Giovanni Toti.

Nel dibattito si dovrebbe parlare di primarie e infatti se ne parla, con tutte le diverse sfumature del caso. La Lega le vuole (“Non si può scegliere il leader della coalizione senza interpellare i cittadini, il capo deve avere alle spalle la forza della volontà popolare”, dice Massimo Fedriga), Meloni pure, Raffaele Fitto da tempo ne fa una sua battaglia (“È anche un modo per rimetterci in connessione con i nostri elettori, abbiamo perso 5 milioni di voti che non sono andati da nessuna parte, sono ancora tutti lì, nell’astensione”, afferma l’ex governatore pugliese). Mario Mauro e Giovanni Toti ci vanno un po’ più cauti. “Prima m’interessa il programma e i contenuti. Confrontiamoci anche sulla legge elettorale”, dice il primo. “Voglio capire se devono svolgersi all’inizio oppure se sono la tappa finale di un percorso”, sottolinea il secondo. Meloni, invece, chiede di regolarle per legge: “Abbiamo presentato una proposta di legge elettorale all’interno di cui si prevedono primarie normate uguali per tutti”.

In questi giorni le scaramucce non sono mancate. Prima lo scontro tra Berlusconi e Salvini su Zaia, poi l’ex Cavaliere che non vorrebbe in lista gli ex An (notizia smentita dallo stesso Berlusconi), infine i continui distinguo di Forza Italia nei confronti di Lega e Fdi sull’essere moderati e liberali contro i populismi e i sovranismi. “Le elezioni amministrative sono un’opportunità per sperimentare, facciamo una lista unica a Genova e vediamo come va”, ribadisce Meloni. Che poi si sorprende del Berlusconi anti-populisti. “Ricordo che nel 94 tutti accusavano proprio lui di essere populista e ora lui prende le distanze da quello che è stata anche la sua forza”, sostiene la leader di Fdi. Già, il 1994. Siamo alla vigilia di un’altra clamorosa vittoria contro la “gioiosa macchina da guerra di Matteo Renzi”? “Quello che ci divide oggi è molto meno di ciò che ci divideva allora. Andiamo d’accordo quasi su tutto, con qualche divergenza superabile, quindi perché dovremmo regalare questa occasione alla sinistra?”, si chiede Gaetano Quagliariello. Che rilancia la sua proposta del “partito di coalizione”, ovvero un partito unico dove però nessuno rinuncia alla propria identità.

I diversi soggetti, dunque, si annusano. Consapevoli che tutto ciò che fin qui li ha divisi potrebbe essere superato dalla possibilità di vittoria. “I miei sondaggi lo dicono chiaro, possiamo tornare al governo del Paese. Dobbiamo fare solo un piccolo sforzo, perché la gente ci vuole uniti e con una proposta politica seria e credibile”, osserva Toti. “Sì, ma oltre ai contenuti e alle regole ci vuole anche chiarezza: tutti devono assicurare che ci candidiamo per essere alternativi a Grillo e a Renzi. E che dopo le elezioni non ci sarà spazio per alcun inciucio”, afferma Meloni. Che evidentemente non si fida di Berlusconi.

Insomma, nel centrodestra i lavori sono in corso. E la differenza è che questa volta, se prima la galleria era buia, ora la luce in fondo al tunnel è ben visibile. “Quando si sente area di vittoria superare le differenze diventa più facile…”, si dice dalla platea. “Già, a patto che Berlusconi voglia vincere davvero…”, è la risposta. In platea in prima fila c’è anche Gianni Alemanno. E in un angolo spunta pure Domenico Gramazio: l’ex senatore che ha il figlio (Luca) agli arresti per Mafia Capitale non si vedeva in giro da un po’.

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