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Iva, compliance e ruling. Ecco su cosa punta il fisco per la lotta all’evasione

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Evasione IVA, compliance e ruling. La prima riunione della Commissione consultiva per il contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali a cui hanno partecipato i principali rappresentanti del Mef, Guardia di Finanza ed Agenzia delle Entrate si è svolta ieri all’insegna proprio di questi tre argomenti.

Dei tre, l’evasione IVA è sicuramente quello più delicato e vera preoccupazione del Ministro Padoan visti i continui e numerosi diktat dell’UE di incrementare gli incassi dell’imposta sul valore aggiunto considerato che in termini di riscossione del tributo il nostro paese è ben al di sotto della media europea ed addirittura tra ultimi posti nella Comunità.

Sebbene alcuni passi in avanti sono stati fatti, grazie soprattutto agli odiati e contestatissimi meccanismi dello split payment e reverse charge, la strada è ancora lunga e gli sforzi si concentreranno proprio aspetto considerato di primaria importanza ma la soluzione paventata, ovvero l’ampliamento l’obbligo della fatturazione elettronica anche nelle operazioni tra “privati” potrebbe rivelarsi un arma a doppio taglio complicando ulteriormente la “vita fiscale” degli italiani.

L’altro tema trattato ritenuto fondamentale nella lotta all’evasione è stato quello compliance, ovvero la nuova modalità di interazione dell’Agenzia delle Entrate con i contribuenti che attraverso un “dialogo” preventivo ed uno spirito di collaborazione permette ai cittadini di correggere in autonomia errori commessi ed eventuali omissioni.

L’idea è assolutamente apprezzabile e consente un risparmio non di poco conto ai soggetti interessati anche se, in termini di incasso generale, sebbene in lieve incremento rispetto al 2015, ha portato risultati irrisori nel 2016 circa 500 milioni di evasione recuperata sui 19 miliardi complessivi, poco meno del 3%. Su questo tema, per ora è limitato alle persone fisiche, si nutrono grandi speranze soprattutto grazie all’introduzione dal 2017 degli indici ISA (i nuovi studi di settore) che dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, ampliare la compliance anche ad imprese e professionisti.

Ultimo punto, di certo il più complesso è quello relativo alle attività di RULING ovvero la consulenza ed assistenza preventiva per eventuali interlocutori stranieri interessati ad investire nel nostro paese oltre ovviamente a sviluppare e definire i rapporti con multinazionali e grandi gruppi già presenti sul nostro territorio. L’istituto è di per se non di difficile applicazione ma il vero problema è la mancanza di certezza del diritto (tributario in particolare) nel nostro paese sommata alla presenza di legislatori che intervengono continuamente ed in maniera isterica a modificare il sistema fiscale.

Forse, sebbene non sia competenza dalla Commissione consultiva, il principale fine da perseguire dovrebbe essere proprio questo, ovvero semplificare il sistema fiscale italiano poiché la sua estrema complessità e le imposte elevatissime, non rappresentano di certo un elemento attrattivo per il mercato estero, limitano l’iniziativa economica nel mercato interno ed e con tutta probabilità rappresentano uno dei principali motivi dell’evasione fiscale stessa.

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