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Cosa ho visto e sentito al Lingotto di Torino

Renzi Lingotto Pd

1) Matteo Renzi al Lingotto prende appunti (!) e invoca collegialità nella direzione del partito (!);

2) non può esserci partito senza leader, ma neppure leader senza partito (cit. Marco Minniti);

3) numerosi esponenti della migliore tradizione Pci-Pds-Ds (di Giovanni, Vacca, Berlinguer, Minniti, Fassino, Chiamparino, Bellagamba, Pinotti, Martina, Serracchiani e Nannicini) intervengono al #Lingotto 2.0 con contributi di notevole spessore culturale;

4) grandi applausi per tutelare il diritto di parola di Matteo Salvini e la presunzione di innocenza di Virginia Raggi (da notare il forte apprezzamento di Carlo Nordio su Il Messaggero di oggi);

5) il binomio sicurezza-libertà é stato finalmente al centro del confronto;

6) la notizia più importante di tutte: standing ovation per Emma Bonino;

7) il deficit di cultura liberale del e nel Pd (dovuto alle sue origini cat/com) sembra molto diminuito rispetto a dieci anni (a Barbiana/Lingotto 2007 era la cifra dominante);

8) il “vicedisastro” (alias Dario Franceschini) è stato pienamente “riabilitato” e non solo per la buona gestione del Ministero per i Beni Culturali;

9) resta la grande difficoltà di dialogo con i millennials (75% No al referendum);

10) c’è il rischio che #Bob (la nuova piattaforma digitale del #Pd) ripeta gli errori della campagna digitale referendaria lasciando tutta la comunicazione con i millenials in mano alla Casaleggio Associati.

11) i millennials ( ovvero il ruolo dei partiti e della politica nellasocietà digitale) restano la sfida più difficile per Renzi e il Pd. La Silicon Valley si occupa molto di business, mercato e tecnologia, ma da sempre mostra scarso interesse per la democrazia. E’ imperativo inventarsi qualcosa di nuovo.

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