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Come i musulmani hanno elogiato Papa Francesco a Milano

Di Fondazione Oasis
papa francesco, carità

Asfa Mahmoud, Casa della Cultura Islamica di Milano

“Questa mattina in Duomo abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il Santo Padre. Sono stati momenti bellissimi di serenità e pace. È la prima volta che ho potuto salutare personalmente il Papa ed è stato commovente. Il suo discorso, saggio ed equilibrato, per noi musulmani è importante. Il suo “no” al pluralismo e il “sì” alla pluralità rappresentano un’apertura al dialogo e anche alla collaborazione tra cristiani e musulmani. Riceviamo questo discorso e siamo contenti di avervi trovato posto. Abbiamo inoltre consegnato una lettera al Santo Padre, dove lo ringraziamo per le sue dichiarazioni sulla differenza tra Islam e terrorismo e per quando afferma che non si tratta di una guerra di religione. Queste sue affermazioni rasserenano i nostri giovani e la comunità musulmana, per i quali è un’offesa il paragone tra Islam e terrorismo. Nella lettera abbiamo anche confermato la nostra presenza come parte integrante della società milanese: i musulmani a Milano sono lavoratori, cercano il bene per la città e partecipano allo sviluppo della società. Infine, chiediamo al Papa di intervenire sui politici di Milano per dare una spinta alla costruzione di una moschea”.

Ahmed Abdel Aziz, Membro dei Giovani Musulmani d’Italia, responsabile politico del Caim

“La visita di Papa Francesco a Milano è stata inconsueta, per i luoghi e le persone che ha deciso di incontrare, ma completa. Quello che fa il Papa, infatti, non riguarda soltanto i cattolici, perché è un personaggio di riferimento per tutti. L’incontro con una famiglia di musulmani residenti nel quartiere delle Case Bianche ha simboleggiato il riconoscimento di una parte della società: la comunità musulmana. Ha parlato anche dei migranti, ai quali erroneamente vengono spesso associati i musulmani, senza rendersi conto però che molti di noi sono nati qui, non siamo stranieri.
Nella nostra società moderna tendiamo a diventare più soli. Il Papa ha detto richiamato invece ad abbracciare i confini e non chiudersi, non perdere la gioia di vivere e perseguire l’individualismo. Quello che ha fatto Papa Francesco è stato risvegliare la comunità tutta e questo è importante anche per i musulmani. Crediamo che questa visita possa rilanciare non soltanto i cattolici, ma anche tutti gli altri fedeli e chi non crede. Se i cristiani sono più fedeli è un bene anche per noi musulmani, perché i valori della cristianità arricchiscono tutta la società e venir meno a questo significa venire meno a qualcosa che Dio ha mandato. Per i cristiani e i musulmani Dio Creatore è lo stesso. I valori della cristianità vengono da Lui e se manca la fedeltà, viene meno quello che rende la società più umana. Tutto questo fa bene quindi anche a me e ai miei figli: nella nostra società c’è bisogno di più fede e il messaggio del Papa ricorda a tutti di essere persone e riscoprire questi valori”.

Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vice-presidente e imam della Co.Re.Is.

“La visita del Papa a Milano è stata un segno di grande vicinanza e sensibilità per i cittadini di Milano, per tutti i credenti e quindi anche per i musulmani. Nel momento che Francesco ha voluto dedicare ai consacrati, davanti al Duomo, c’eravamo anche noi, rappresentati dal nostro fondatore. Mi è piaciuto che tra i consacrati non ci fossero solo i cattolici ma anche i rappresentanti di altre religioni tra cui i buddisti, i musulmani e gli ortodossi. Mancavano gli ebrei perché oggi era shabat. La visita di Papa Francesco è stata anche un segno di vicinanza agli immigrati, di avvicinamento e rispetto per le diversità culturali e religiose di Milano, in quello che il Cardinal Scola chiama “meticciato” o “unità nella pluriformità”. Nel suo modo di relazionarsi in questa giornata, il Papa ha valorizzato il modello ambrosiano di ecumenismo.
Due aspetti di questa visita mi hanno colpito molto. Innanzitutto il fatto che il Papa si sia presentato alle Casa Bianche come sacerdote con grande umiltà. Poi mi ha colpito il riferimento al quadro della Madonnina, sempre durante l’incontro alle Case Bianche, e la riflessione sulla figura della Madonna quale protettrice di Milano.
Mi sono piaciuti molto anche i fuoriprogramma. Francesco ha una capacità straordinaria di seguire un programma articolandolo con dei fuoriprogramma, e questo lo rende una persona vera nel profondo”.

Wael Farouq, Docente di Lingua araba all’Università Cattolica di Milano

“Ovunque vada, Francesco non si rivolge solo alle folle che escono per vederlo, ma personalmente ad ogni uomo, guidandolo per mano per fargli conoscere la potenza del Bene nel suo cuore, e la sua sconfinata capacità di amare. Francesco non parla in quanto capo della Chiesa Cattolica, ma in quanto persona credente che rende testimonianza della sua fede. Ecco perché molti di coloro ai quali non è richiesto di amare il capo della Chiesa, amano Francesco, come persona e come uomo.
Tutti parlano della pluralità religiosa, etnica e culturale, che pare irrealizzabile senza l’intervento dello Stato e della Legge. Francesco invece, indica a ciascuno come viverla nella sua vita personale, quando si viene a trovare di fronte alla possibilità di fare della religione una ideologia, come ha detto ieri, o quando vede la santità come una possibilità aperta, dicendo che: “Santità non è fare lo straordinario, la santità è fare l’ordinario con straordinario amore”. Tutti siamo in grado di amare senza limiti. E i cuori di tutti, credenti e non credenti, non sono privi di santità”.

Gruppo SWAP (Share With All People, unisce studenti universitari cristiani e musulmani di origine straniera)

“Ad aspettare l’arrivo di Papa Francesco c’erano credenti e non credenti, uniti e attirati dalla sua capacità di parlare a tutti e dalla credibilità delle sue attenzioni e dei suoi gesti, significativamente di unione in quest’epoca di cambiamenti. Papa Francesco con le sue parole riesce a toccare il cuore di tutti, e coi suoi gesti ci invita a riscoprire l’amore e la misericordia per il prossimo, riconoscendo una ricchezza che spesso non ci accorgiamo di poter trovare nell’Altro, simile o diverso da noi per provenienza geografica, lingua o cultura, e incoraggiando tutti gli uomini al dialogo, invitando anche i bambini a parlare con i nonni, nonostante siano di diverse generazioni.
Che il coraggio di Papa Francesco possa essere d’esempio alle migliaia di persone che l’hanno accolto a Milano e in tutto il mondo, che ci aiuti a superare le paure della “diversità” alimentate da stereotipi, costruttori di fantomatici muri, che se solo fossero visti con un occhio di curiosità e amore si sgretolerebbero”.

Padre Shenuda Gerges, sacerdote copto, chiesa della Santa Vergine e Sant’Antonio Abate di Cinisello Balsamo

“L’incontro con Papa Francesco è stata una grande benedizione e conferma gli ottimi rapporti che legano la Chiesa Cattolica e la Chiesa Copta, rapporti fondati sull’amore apostolico e sulla fraternità. L’incontro con il Pastore di una Chiesa è sempre una grande benedizione, tanto più se si tratta del Papa di una Chiesa Sorella. Non a caso abbiamo baciato le mani di Sua Santità: egli è un Papa, un Papa che sta vicino al Popolo di Dio, e non dimentica nessuno, lasciando sempre un segno. Nella profondità semplice del linguaggio evangelico che sentiamo nelle parole di Papa Francesco troviamo un terreno comune in cui riconoscere e condividere i Frutti dello Spirito Santo, che come Sua Santità ha detto è il “grande Maestro dell’unità nelle differenze”.

(Leggi qui l’articolo completo; il testo pubblicato è un estratto)

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