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Vi racconto le ultime renzate di Matteo Renzi

Andrea Orlando è stato l’unico candidato alla segreteria del Pd a partecipare, sabato scorso, alla manifestazione degli europeisti. In queste occasioni emerge quel buongiorno che si vede dal mattino. Orlando, infatti, è alla ricerca di voti, come è naturale per la sfida in cui è impegnato. Il fatto che li cerchi anche in quella parte di elettorato che oggi è forse minoranza nel Paese, va a suo merito. Come pure gli va riconosciuto di non aver avuto paura di perdere consenso manifestando le sue convinzioni anche a rischio dell’impopolarità. Meriterebbe di vincere.

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Matteo Renzi è sempre più arrogante e sempre meno responsabile. Le nuove polemiche contro l’Unione sono stucchevoli, inutili e disoneste. “Noi nel 2014 abbiamo detto basta, l’ha fatto il Pd ed il governo italiano – è questa la sua ultima bravata – e abbiamo cominciato a fare un po’ i matti in Ue”. Ed infatti hanno cominciato a farci riconoscere. E a non contare più nulla.

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Duello tra i ministri “tecnici” (Carlo Calenda e Pier Carlo Padoan) e quelli “politici” (i renziani) sulla manovra correttiva richiesta dalla Commissione Ue. I primi hanno ragione (spero che abbiano anche quel minimo di onorabilità che li induca a tenere duro); i secondi pensano solo al congresso e alle elezioni. Ovvero alla carriera di Matteo Renzi.

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Nei giorni scorsi Federico Confalonieri ha riconosciuto che i talk show di Mediaset stanno esagerando nei toni (in demagogia e populismo, aggiungiamo noi). In verità non si sono visti cambiamenti. Quelle trasmissioni dopo pochi minuti si trasformano in risse da cortile mentre i partecipanti si aizzano a vicenda con le comparse e gli attori generici, travestiti da plebei esagitati, assoldati dalla produzione per i collegamenti nelle periferie.

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Considero la legge Severino un provvedimento sbagliato, un prezzo pagato alla voglia di gogna instillata nel Paese. Ma per quanti guasti abbia prodotto questa legge non è riuscita a cambiare la Costituzione, la quale, all’articolo 66, recita: “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”. Quindi non esiste il caso di decadenza automatica.

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Donald Trump sembrava un leone (anche per la folta criniera). Non ci eravamo accordi che era stato impagliato, dopo una caccia grossa.

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