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L’escalation dominance russa, il caso di Kaliningrad

Quello che dal novembre del 2016 succede a Kaliningrad è un ottimo caso di studio per analizzare i comportamenti aggressivi di Mosca. Nell’enclave occidentale russa c’è stato un build-up militare, deciso dal Cremlino in chiave di deterrenza, collegato a un’azione simile usita dalla Nato per consolidare “il fianco orientale” (quello che tocca la Russia). Formiche.net ne ha parlato con Lorenzo Carrieri, analista politico-militare (questa è la seconda parte di un’intervista/analisi: la prima è al link).

IL LIVELLO TECNICO

In cosa consiste il dispiegamento di Kaliningrad? “A livello tecnico sono stati dispiegati a novembre dei lanciatori Bastion, sistemi che trasportano missili da crociera supersonici P-800 Oniks, progettati per essere utilizzati contro le navi di superficie (soprattutto di grandi dimensioni, come portaerei e navi da sbarco), ma facilmente utilizzabili anche contro bersagli a terra (anche se sono stati utilizzati in combattimento in Siria a metà novembre)”. Che gittata hanno? “Secondo un briefing pubblico del ministro della difesa russo, la gittata (range) del Bastion è 350 km contro obiettivi sul mare, mentre è 450 km contro obiettivi terrestri”.

IL SISTEMA AEGIS CONTRO GLI ASSETS DI KALININGRAD

Possiamo dire che nonostante il dispiegamento dello sistema missilistico AEGIS nel cuore dell’Europa, la superiorità russa è garantita dal dispiegamento nell’enclave tra Polonia e Lituania di una bolla definita A2AD? “L’Anti-Access-Area-Denial è una sorta di ombrello di sicurezza su tutta l’area del Mar Baltico (che copre 1/3 dello spazio aereo polacco), ed è volto ad annullare la proiezione di strumenti militari da parte di attori esterni. Include assets come i lanciatori di missili balistici a corto raggio Iskander e soprattuto quelli da crociera Kalibr, capaci di una gittata media con testata convenzionale/nucleare, poi c’è una stazione radio di ultima generazione Voronezh-DM, sistemi di difesa missilistica aerea di ultima generazione S-300 ed S-400 (che la Russia ha annunciato voler dispiegare anche in Crimea entro il 2020, ndr), UAV (droni e altre piattaforme di velivoli senza pilota) e una flotta di sottomarini d’attacco a propulsione nucleare recentemente rinnovata”.

INTERPRETARE MOSCA

Durante la Guerra Fredda, molti analisti hanno utilizzato diversi frame interpretativi per leggere le decisioni delle due superpotenze, America e Unione Sovietica: dalla Teoria dei Giochi ai diversi pattern di politica estera, passando per differenti modelli matematici e matrici. La situazione attuale pare portare alla rievocazione di quella fase storica. Nella prima parte di quest’analisi, per esempio, è stato già citato JL Snyder, e forse vale la pena tornarci. “Snyder scriveva che ogni approccio strategico è radicato e socializzato nella cultura di un dato paese” ricorda Carrieri. E “nonostante i cambiamenti nel panorama internazionale e quelli relativi alla tecnologia, proseguiva Snyder, le sfide strategiche vengono analizzate e indirizzate attraverso quelle che sono le lenti fornite da questa cultura strategica particolare: nel caso specifico russo, l’unicità geografica (vastità del territorio da difendere, confini immensi), politica (sistema autocratico e non liberale), economica (economia di rendita legata allo sfruttamento delle risorse naturali) rifletterebbe l’unicità delle soluzioni militari e strategiche rispetto alle dottrine tradizionali/occidentali”. Un’altra teoria si rifà all’opera di Sir Halford Mackinder: “Molti intellettuali russi – spiega Carrieri – facenti parte dei consiglieri putiniani (il più famoso è Alexandr Dugin, con il suo Foundations of Geopolitics) sostengono l’inevitabile scontro tra la Russia, land-power, contro le nazioni che puntano a controllarne le risorse e a contenerla: nel 1904 Gran Bretagna e Germania, oggi gli Stati Uniti e l’alleanza atlantica”.

L’ESCALATION DOMINANCE

“In ogni caso, i presupposti della cultura strategica russa (denominati di volta in volta con nomi differenti, Gerasimov Doctrine, o guerra ibrida, non-linear warfare, ma identici nel loro fine) fanno sì che Mosca sia in grado di esercitare la sua strategia di escalation dominance nel suo confronto con la Nato”. Che cosa si intende con “escalation dominance“? “Alle sanzioni economiche per il suo intervento nel Donbass, all’allargamento della Nato verso est, e/o alle insistenti pressioni internazionali per le vittime civili dei suoi bombardamenti in Siria, il Cremlino risponde capitalizzando attraverso un’escalation militare, raddoppiando la posta in gioco e mettendo l’onere sull’Occidente di passare ad un livello più alto o più pericoloso di conflittualità”. 

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