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Brescia, Yaisy Andrés Bonilla e la normalità del male

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La normalità del male si può scatenare anche davanti a una discoteca. Ci vuole poco, magari uno sguardo insistente a una ragazza, uno spintone persino involontario, un malinteso tra giovani che neppure si conoscono. Non importa il come o il perché: prevale sempre e solo la rabbia, fuori subito il coltello per la resa dei conti.

Come se fosse naturale non solo reagire con la violenza al torto -il più delle volte- di un semplice fraintendimento, ma anche girare con una lama di svariati centimetri in tasca, in macchina o dove sia stata maledettamente portata.

Un tempo all’alba svanivano soltanto i sogni. Oggi, e da molto tempo, può svanire anche la vita di un ventenne per mano di un suo coetaneo. Brescia non è l’eccezione di un malessere che ormai serpeggia ovunque, e proprio nel luogo della festa per antonomasia, dove si balla, si ride e ci si diverte in compagnia. Ma il c’eravamo tanto amati sta diventando sempre più un orribile c’eravamo tanto armati. Armati di rancore, prima ancora che di coltelli, armati di un desiderio insano, ed evidentemente represso e non compreso, di fargliela pagare al mondo.

E allora una scintilla, una scintilla soltanto, e due vite sono rovinate assieme a quelle dei loro poveri familiari, increduli che per così poco si possa sbagliare così tanto. Uccidere alle 6 del mattino a pochi metri dal “Disco Volante”, ma a terra restano solo vittime. Prima di tutto quella, innocente, di Yaisy Andrés Bonilla, un ragazzo colombiano che sperava d’aver trovato l’America in Italia. Chissà quale difficile esistenza nella terra d’origine per poi accarezzare un po’ di felicità a Brescia. Trovando anche una fidanzata a cui voleva bene e che gli voleva bene. Una delle tante vite di speranza e di riscatto che noi poco conosciamo, ma che esistono davvero, e che possono finire nel modo in cui non devono finire: con il ventre squarciato e i medici che cercano, per ore, di salvare quel sogno infranto.

E poi c’è il presunto aggressore, anche lui un ventitreenne, italiano, che avrebbe confessato ed è stato fermato dalla squadra mobile. Ora toccherà all’inchiesta accertare la versione di Anthony Aiello, che sembra abbia ammesso d’aver sferrato la coltellata per una presunta lite frutto di uno sguardo o apprezzamento rivolti alla sua ragazza.

La banalità del male. Dobbiamo invece far riscoprire ai giovani più fragili che la vita degli altri e la propria sono la normalità più straordinaria che abbiamo: la meravigliosa banalità del bene.

(Articolo pubblicato su Bresciaoggi e e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)

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