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M5s lancia la moneta fiscale: genialata, furbata o sarchiapone?

Grillo scuola

Una “furbata”. Ossia, una trovata. O un trucco.

Trucco e trovata sono infatti sinonimi della “furbata”, come uno degli autori della proposta di moneta fiscale, il professore Gennaro Zezza, definisce appunto l’idea della moneta fiscale (vedere, per credere, questo video).

La moneta fiscale, alternativa ma non sostitutiva dell’euro, da ieri sera è uscita da disquiszioni più o meno accademiche ed è entrata nel programma di politica estera del Movimento 5 Stelle: sarà – la moneta fiscale – una delle bandiere grilline alle prossime elezioni politiche, visto che rientra fra le tre priorità della base grillina votate ieri su Rousseau (qui notizie e approfondimenti di Simona Sotgiu).

Ma le furbate dunque divengono programma di governo? Così pare. “Una furbata per creare subito una alternativa all’euro”, spiegava giorni fa Zezza, professore associato all’università di Cassino.

Per la Treccani, la furbata è “atto da furbo, gesto astuto, compiuto per lo più a danno di qualcuno o per uscire da una situazione di impaccio”. L’impaccio arriva da una domanda: il Movimento 5 stelle chiede davvero che l’Italia esca dall’euro o no? In passato la risposta propendeva per il sì, ora forse per il ni: ma Manlio Di Stefano, candidato in pectore per la Farnesina in un futuribile governo grillino, ha detto sì pochi giorni fa alla Stampa e sempre pochi giorni fa il candidato premier in pectore dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio (o nella griglia dei candidati premier che si voteranno on line ci sarà anche Davide Casaleggio?) diceva che “l’euro non è democratico, bisogna prevedere procedure per uscirne”.

Dunque per cavarsi d’impaccio – tra sì, ni e forse – si punta sulla moneta fiscale, complementare e non sostitutiva dell’euro, è scritto nel post di Zezza sul blog di Beppe Grillo. Moneta fiscale che – come da esito delle votazioni di ieri su Rousseau – risulta fra i tre più graditi alla base grillina nell’ambito dei dieci punti proposti dai vertici del Movimento: “L’uscita unilaterale dall’euro comporta una rottura di trattati, comporta una manovra di tipo aggressivo nei confronti dei nostri partner. Discutere se sia tecnicamente possibile oppure no non è neanche opportuno in questa sede, sicuramente è possibile, ma sicuramente i costi politici da sostenere sono alti”.

Come togliersi dall’impaccio? Con la furbata, appunto: la moneta fiscale, “una moneta che non è moneta legale”, scrive Zezza, che “non va a violare i nostri trattati, ma che possa restituire al governo la capacità di effettuare un piano di investimenti e per sostenere il reddito dei cittadini, insomma un piano di rilancio”.

Ovvero una moneta che affianchi l’euro. Ma lo stesso ideatore della proposta dice che l’idea per essere realizzabile dovrà essere seguita dagli altri Paesi dell’Unione europea: “Un governo che metta in campo questa soluzione e si coordini con i Paesi nostri vicini perché mettano in campo soluzioni analoghe, può portare una fase di transizione in cui non si vanno ad aggredire gli interessi dei Paesi i nostri creditori, che sono stati salvaguardati dal comportamento della Banca Centrale Europea e della Commissione Europea”.

Una furbata da campa cavallo? Una genialata? O un sarchiapone?

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