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Che cosa ha detto Gabriele Del Grande dopo la liberazione. Il video

Nella mattinata di lunedì 24 aprile, dopo due settimane di fermo presso il centro di detenzione amministrativa in Turchia, Gabriele Del Grande è atterrato all’aeroporto di Bologna. Non appena atterrato in Italia, il documentarista è stato accolto dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e ha potuto subito riabbracciare la sua compagna e i suoi familiari.

“La più grande difficoltà è stata la detenzione anche se nessuno mi ha torto un capello o mancato di rispetto. È la violenza istituzionale quella di cui sono stato vittima – ha raccontato Del Grande ai giornalisti accorsi in aeroporto -. Considero illegale quello che mi è successo. Oggi sono libero e mando il mio pensiero a tutti i detenuti in generale e a tutti i giornalisti che sono in carcere in Turchia e negli altri Paesi del mondo”.

Su quanto ha visto in Siria, il giornalista ha dichiarato che sarà tutto rivelato nel suo libro. Il ministro Alfano, il primo a rivelare su Twitter la notizia del rilascio, si è detto soddisfatto dell’operazione. “Avevamo il compito di riportare Gabriele a casa, missione compiuta”, ha concluso il ministro.

“L’Italia potrebbe avere un ruolo chiave nel modulare le relazioni con la nuova Turchia di Erdogan”, ha scritto su Formiche.net la giornalista Marta Ottaviani.

Ecco quanto scrive la giornalista:

Il ritorno a casa di Gabriele Del Grande rappresenta per prima cosa buona notizia per la sua famiglia e tutti noi. In secondo luogo, però, è opportuno ripercorrere le tracce del suo sequestro per capire quali insegnamenti possano essere tratti da questa storia.

In primo luogo, che la Turchia prima se la prendeva solo con i giornalisti nazionali e che invece adesso sta diventando sempre più sensibile anche con quelli stranieri. E non si tratta di una sensibilità dettata da esigenze di sicurezza nazionale. O almeno non del tutto. In molti, fra cui la sottoscritta, temevano che la vicenda di Gabriele potesse finire quella quella di Deniz Yucel, giornalista turco-tedesco del Die Welt, arrestato dopo un fermo di 14 giorni, molto simile a quello di Del Grande e incriminato per propaganda a organizzazione terroristica.

La vicenda di Gabriele si è risolta in modo positivo, ma sono due precedenti pericolosi perché indicano che, a fronte di una situazione interna sempre più delicata, non solo la Turchia non è disposta a fare sconti, potrebbe utilizzare questi casi per fare ancora più pressione sull’Unione, soprattutto su uno dei capitali che le sta più a cuore in assoluto: la liberalizzazione dei visti.

Dall’altra parte, però, va sottolineata la grande perizia del governo italiano e del personale diplomatico nel condurre la faccenda a un esito positivo. Pochi slogan, pochi annunci, pochi avvertimenti. Un lavoro sotterraneo e di cesello, che contrasta con i toni ai quali ci ha abituato la Turchia nelle sue rivendicazioni, ma che porta ai risultati sperati. Roma può contare su una storica sinergia con i turchi. Un rapporto fatto di lealtà, di correttezza, di relazioni commerciali importanti e di naturale empatia.

Per tutti questi motivi, l’Italia potrebbe avere un ruolo chiave nel modulare le relazioni con la nuova Turchia di Recep Tayyip Erdogan.

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