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Telecom Italia e Mediaset, ecco cosa farà Vivendi di Bolloré

Vincent Bolloré, vivendi

L’Agcom ha fatto il suo dovere: attenendosi alla Legge Gasparri ha intimato a Vivendi di mollare la presa su Telecom o su Mediaset. I francesi hanno 12 mesi per mettersi in regola, altrimenti rischiano una sanzione compresa tra 216 e 541 milioni. Ma, come hanno già fatto sapere da Parigi, Vivendi farà ricorso a più livelli; un percorso scontato, che però rischia di lasciare strascichi non solo sul fronte legale italiano ma anche in Europa.

Insomma, come quasi sempre avviene in casi di “sentenze” che provocano danni per una delle parti in causa, si assiste a un crescendo rossiniano di carte bollate. E se il giorno stesso dell’intervento dell’Agcom Mediaset gongolava per il pronunciamento dell’authority (e l’ex ministro Maurizio Gasparri sottolineava la validità della tanto bistrattata, ma mai modificata, legge che porta il suo nome), in casa Berlusconi sanno che la partita sarà lunga e complicata. Perché Vivendi non farà subito il passo indietro mollando la presa su Mediaset. Vincent Bolloré (nella foto), si rivolgerà alle istituzioni europee, come ha già fatto per definire la futura governance di Telecom.

Del resto Mediaset è un network internazionale, essendo leader di mercato anche in Spagna. Quindi il vero arbitro, per i francesi, dovrebbe essere l’Antitrust Ue (che, per inciso, ha già autorizzato la fusione Fox-Sky benché la Ofcom inglese debba ancora esprimersi). Così i veri nodi sono: il balletto tra autorità competenti e il rispetto delle decisioni assunte. Come del resto sanno bene in Fininvest, socio di riferimento di Mediaset, visto che è dal 2014 che la holding “litiga”, non accettando il verdetto, con Bankitalia prima o con la Bce poi, in merito alla partecipazione del 30% in Mediolanum.

Si sa che, dal momento in cui la società guidata da Massimo Doris è divenuta soggetto bancario, la quota di Fininvest è a rischio per la condanna definitiva che ha fatto perdere i requisiti di onorabilità a Silvio Berlusconi. Ma nonostante i diktat delle istituzioni la holding ancora è in possesso della partecipazione. E da anni presenta ricorsi ai vari gradi di giudizio, oltre ad essersi già rivolta alla Corte di Giustizia Ue.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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