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Primarie Pd, vi racconto parole e opere di Renzi, Orlando ed Emiliano

Finalmente stiamo arrivando all’ultima puntata della telenovela ‘’Il Pd a congresso’’. Ci beccheremo qualche “diretta’’, ascolteremo il discorso del vincitore (il cui cognome comincia con R e termina con I) e i commenti degli sconfitti. Certo che se le previsioni non fossero rispettate sarebbe un bel colpo. Prima che il popolo del Pd (iscritti, elettori e… dintorni) disperato per la brutta figura elettorale del partito a trazione Bersani, si rivolgesse a lui “come aspettando il fato’’, Matteo Renzi non poteva neppure presentarsi alle manifestazioni del Pd perché lo mandavano via. Negli ambienti esterni al partito aveva invece grandi appoggi (dei media che vanno a caccia di farfalle, anzitutto) e molta popolarità. Se per caso – dopo aver ottenuto un risultato tanto robusto nelle votazioni interne – dovesse perdere nelle primarie aperte anche ai non iscritti, vorrebbe dire che per lui, e non solo per i gatti, “non c’è più trippa’’.

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Michele Emiliano ha svolto con l’ex premier il ruolo di Mario Castellani come ‘’spalla’’ del grande Totò. Fatte le debite proporzioni ovviamente. Sia per Renzi che per il governatore pugliese.

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Immaginiamo Renzi che recita con Emiliano le sketch dei due che si trovano a viaggiare nel medesimo vagone-letto e che si scambiano battute sul cognome Trombetta. Poi alla fine non può mancare l’esilarante battuta sul “Trombone’’.

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Andrea Orlando è bravo, educato, ben pettinato ed il solo dei tre (e di tanti altri) che non si fa bello spernacchiando l’Ue. Il suo problema è un altro. ‘’Con quella faccia un po’ così’’ sembra uno studente di liceo candidato all’elezione del Consiglio d’Istituto.

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Alitalia: da Paolo Gentiloni Silverj e da altri ministri, come Padoan e Calenda, abbiamo sentito parole sagge e condivisibili circa l’improponibilità di una nazionalizzazione della ex compagnia di bandiera. Possiamo stare tranquilli? No. Osservate con cura i servizi dei talk show che si occupano del caso. Stanno trattando con la solita visione pauperista anche questa vicenda. Non è vero – tentano di dimostrare – che i dipendenti (compresi i piloti) abbiano dei privilegi, ma percepiscono degli stipendi modesti, inferiori a quelli di altre compagnie. Che talune generose prebende del passato siano state archiviate è certamente vero. Attenzione, però, a non fare anche con questi lavoratori le stesse litanie sentite con i dipendenti dei call center e i percettori di voucher.

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