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Cavalieri di Malta, ecco come Festing disobbedisce a Papa Francesco

Nemmeno Papa Francesco ferma Matthew Festing, l’ex Gran Maestro dei Cavalieri di Malta. Il nobile britannico è deciso a partecipare all’elezione del suo successore nonostante il bando papale di due settimane fa che gli chiedeva in obbedienza di non presentarsi al conclave e di evitare di mettere piede a Roma in questi giorni. Non è chiaro come intenda muoversi esattamente fra’ Matthew. Le operazioni preparatorie al Consiglio Compìto di Stato tra i Cavalieri Professi, l’organo che a norma di statuto procederà all’elezione del nuovo superiore religioso, sono avviate da ieri. I delegati sono a Roma e sabato 29 aprile procederanno al voto. Intanto ieri sera il Papa ha convocato un gruppo ristretto a Santa Marta, per discutere di quella riforma dell’Ordine che gli è cara dopo la crisi senza precedenti che si trascina dallo scorso dicembre.

L’OSTRACISMO PAPALE

Era stato due settimane fa il delegato nominato dal Papa presso i cavalieri a comunicare a Festing i desideri condivisi da Francesco: “La Sua presenza riaprirebbe delle ferite, solo di recente rimarginate, e impedirebbe che l’evento abbia luogo in un’atmosfera di pace e di riguadagnata armonia”, scriveva l’arcivescovo Angelo Becciu, che gli ricordava come molti cavalieri avessero espresso contrarietà alla sua presenza non solo al voto ma persino a Roma. Una richiesta che Becciu ha formulato esplicitamente come atto di “obbedienza” attesa da un religioso.

LE MOSSE DEL PRINCIPE

Festing non ha nessuna intenzione di rimanersene in esilio nel suo castello nel Northumberland. Non è certo se sia già volato a Roma, come riferisce l’Associated Press, o se invece vi farà capolino solamente sabato, in tempo per l’elezione vera e propria. E non è nemmeno chiaro quale sia lo scopo della violazione del bando papale: se davvero voglia tentare di farsi rieleggere dopo le dimissioni ordinategli da Bergoglio in gennaio o se voglia solo incontrarsi con i confratelli per discutere dei destini dell’Ordine. Oppure, semplicemente e arditamente, rivendicare finanche al Papa il suo diritto a partecipare all’elezione. Stando a fonti raccolte tra i Cavalieri, il vaticanista Cristopher Lamb di The Tablet riporta che l’ex battitore d’asta di Sotheby potrebbe anche non partecipare al voto. Una sorta di manifestazione di sdegno per rivendicare l’autonomia rispetto alla Santa Sede e rifiutare qualsiasi ingerenza negli affari interni. Il 67enne principe inglese ha del resto già dimostrato di non tirarsi indietro di fronte alle battaglie. Nel corso delle accese settimane di braccio di ferro tra la dirigenza dei cavalieri e il Vaticano, ha difeso più volte l’autonomia dell’Ordine. Che è sovrano nei rapporti con gli Stati, anche se come ordine religioso dipende dal Vaticano. Poi la situazione si è ribaltata a suo sfavore: da Gran Maestro che aveva cacciato il barone tedesco Albrecht von Boeselager, per una questione di distribuzione di preservativi in Africa, fu a sua volta messo alla porta, mentre Boeselager è stato reintegrato. C’è infine una quarta ipotesi per interpretare la violazione dell’interdetto. Come riferisce il vaticanista Edward Pentin, Festing potrebbe essersi deciso a partecipare al voto anche perché la sua assenza come cavaliere professo avrebbe potuto invalidare l’elezione. A quel punto il Vaticano non ha potuto fare altro che prenderne atto.

IL SUMMIT CON PAPA FRANCESCO

Il ruolo del Vaticano in questa fase è forte ed evidente. Scrive il vaticanista Sandro Magister che, in vista del voto di sabato, l’arcivescovo Becciu ha invitato quindici dei membri anziani dell’Ordine che da ieri si stanno radunando a Roma, ad un incontro ristretto in Vaticano al quale ha partecipato lo stesso Francesco. L’udienza è stata confermata dalla Santa Sede. Tra i quindici invitati al summit, almeno uno dovrebbe essere vicino all’ex Gran Maestro. Si tratta di fra’ Ian Scott, Gran Priore d’Inghilterra. Anche se nella cavalleresca saga le diverse fazioni potrebbero essere più fluide della narrazione tra partito tedesco e partito britannico.

VERSO UN LEADER AD INTERIM

Se tutto andrà come previsto, sabato, al suo rientro dal Cairo, a Francesco sarà comunicato il nome del nuovo Gran Maestro. Anzi, più probabilmente, di un Luogotenente ad interim per un anno, che avrà l’incarico di coordinare i lavori per la stesura di una nuova Carta costituzionale. Una riforma auspicata da Bergoglio e da tanti cavalieri di tutto il mondo che al millenario Ordine chiede di aggiornarsi. Tra i punti critici anche i criteri per essere eletto Gran Maestro. In una organizzazione benefica che conta circa 13mila tra cavalieri e dame, attualmente per essere eletto superiore generale occorre non solo essere cavaliere professo (quindi religioso), ma dimostrare una linea nobiliare plurisecolare. E di cavalieri con tutto quel pedigree attualmente ce ne sono solamente dodici. Uno dei quali 97enne. Tra gli eleggibili, c’è però lo stesso Festing. Che ha riferito che in gennaio Francesco gli avrebbe detto di non avere nulla in contrario in caso di una sua rielezione a superiore generale. Poi il repentino cambio di rotta, con il bando papale al principe britannico e il suo gran rifiuto ad obbedire.

LO SCONTRO

L’ultimo colpo di scena della saga cavalleresca riflette nuovamente la lotta su come attualizzare il carisma dell’Ordine. Tra il partito dei religiosi a cui appartiene Festing e quello dei laici, guidato da Boeselager. I tedeschi. Secondo un documento anonimo, riferito da Pentin del National Catholic Register, il Vaticano sarebbe per Boeselager anche per il favore di cui il barone gode presso l’episcopato tedesco. Uno dei più ricchi al mondo. Sullo sfondo anche le vicende legate ad una donazione di 30 milioni di franchi svizzeri. Boeselager ha sempre negato di lavorare per secolarizzare l’Ordine riducendolo, come sospettano alcuni sui critici, ad una sorta di Ong umanitaria.

IL CARDINALE BURKE NEMMENO INVITATO A MESSA

Quelle che potremmo chiamare “congregazioni generali” in vista del conclave di sabato si sono aperte giovedì nella Villa Magistrale all’Aventino, uno dei due quartieri generali dell’Ordine a Roma (l’altra sede è in via Condotti). Le giornate si aprono con la messa, e sono scandite da incontri e riunioni. Non mancano cene di gala e aperitivi aperti alle mogli, che un servizio di bus navetta provvede ad accompagnare in Villa dall’Hotel Plaza. Nel programma saltano all’occhio due elementi. A celebrare le messe mattutine per i cavalieri, sono il vescovo Jean Laffitte, prelato dell’Ordine – in pratica il superiore religioso del clero appartenente ai cavalieri – e lo stesso delegato di Francesco, monsignor Becciu. Non compare mai il nome del cardinal Raymond Burke, che è nominalmente ancora Patrono dell’Ordine, ma di fatto completamente estromesso da qualsiasi ruolo operativo. Può partecipare agli incontri, non può votare, e a celebrare messa il porporato americano non è stato invitato. Inoltre, non si può non notare che tra le relazioni e gli incontri pre-conclave, protagonista assoluto è proprio l’arcivescovo Becciu, che coordina i lavori dell’intera giornata odierna, sia nelle sessioni mattutine che pomeridiane.

COME AVVIENE L’ELEZIONE

L’elezione vera e propria si svolgerà a partire da sabato mattina. Gli aventi diritto sono i cavalieri professi (il cosiddetto primo ceto), il Prelato e quindici rappresentanti delle associazioni. Vi partecipano naturalmente anche i componenti del Sovrano Consiglio. Compreso quindi il Gran cancelliere, il reintegrato barone von Boeselager. Un laico. Come laici sono altre due alte cariche: il Ricevitore del comun tesoro (ministro delle Finanze) e il Grande ospedaliere (ministro dell’Azione umanitaria). Non essendo cavalieri professi, possono votare ma non essere eletti. I membri del primo ceto – i cavalieri professi – dovranno innanzitutto compilare un elenco di tre possibili candidati tra cui scegliere. Per l’elezione del Gran Maestro è richiesto il voto della maggioranza più uno. Se entro la prima giornata di riunioni del Consiglio Compìto di Stato non viene presentata la terna dei candidati o se non si riesce entro le prime tre votazioni ad eleggere un candidato, i membri dello stesso Consiglio hanno facoltà di scelta per le successive votazioni. Dopo la quinta, infruttuosa votazione, il Consiglio delibera se procedere all’elezione di un Luogotenente ad interim per un periodo di un anno al massimo. Per eleggerlo si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nella quinta votazione. Nel caso non passasse la proposta di eleggere un Luogotenente, si riprendono le elezioni per quelle di Gran Maestro. Le operazioni di voto si potrebbero protrarre oltre sabato. Ma il programma ufficiale dà già conto di una cena ufficiale per sabato sera – previsto dress code: abito scuro per i signori, da cocktail per le signore – alla Casa dei cavalieri di Rodi, sede italiana dell’Ordine in piazza del Grillo, con affaccio mozzafiato sui fori romani. Dopo la comunicazione ufficiale al Papa dell’avvenuta elezione, il nuovo leader dei Cavalieri, Gran Maestro o Luogotenente che sia, dovrebbe insediarsi domenica mattina nel corso di una messa celebrata da monsignor Becciu. Ennesimo indizio che non sarà eletto un Gran Maestro? L’attuale Costituzione prevede che il Gran Maestro presti giuramento nelle mani del cardinale patrono. Il cui nome, nel programma ufficiale, ancora una volta non compare.

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