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In Brasile il governo Temer barcolla

Una nuova crisi istituzionale è alle porte per il Brasile. La Corte Suprema della Giustizia ha autorizzato le indagini su nove ministri del gabinetto del presidente Michel Temer (qui il ritratto di Formiche.net) e di 71 parlamentari brasiliani (di cui 29 senatori e 42 deputati); cioè un terzo del Parlamento. Inoltre, il Tribunale Supremo di Giustizia aprirà indagini su tre ex presidenti (Fernando Henrique Cardoso, Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff), tre governatori, un magistrato del Tribunale di Cuentas de la Unión e altri 24 politici e autorità giudiziarie. Dovranno rispondere alla giustizia ordinaria perché non godono del “foro privilegiado”, l’immunità parlamentare.

“L’INIZIO DELLA FINE”

“È arrivata la fine del mondo”; “L’inizio della fine”; “Il Paese in terapia intensiva”, sono stati alcuni dei titoli dei giornali brasiliani questa mattina. Secondo il quotidiano O Estado de Sao Paulo, ci sono sospetti di implicazioni nel caso di corruzione della petrolifera Petrobras.

DELAZIONE PREMIATA

“Sobrou para todos” (Nessuno si salva), ha intitolato il quotidiano O Globo. Secondo il giornale, l’incredibile dimensione delle indagini giudiziarie e della polizia è stata raggiunta grazie ad un nuovo dispositivo giuridico molto innovativo ed efficace. Si chiama “delazione premiata”: per ridurre la pena, l’accusato di corruzione ha l’opzione di spiegare lo schema e rivelare i nomi di altre persone coinvolte, i quali possono beneficiarne a loro volta se svelano i nomi di altri. I reati più frequenti che sono stati svelati dai delatori del caso Odebrecht sono corruzione passiva, corruzione attiva, riciclaggio, frode fiscale e falsità ideologica.

LA LISTA DEGLI INDAGATI

Così, sono cominciati ad uscire i nomi. Gli indagati del governo di Temer sono il ministro degli Affari esteri, Aloysio Nunes Ferreira; il capo del gabinetto, Eliseu Padilha; il segretario generale della Presidenza, Wellington Moreira Franco; il ministro di Agricoltura, Blairo Maggi; il ministro di Scienze e Tecnologia, Gilberto Kassab, il ministro per l’Integrazione nazionale, Helder Barbalho; il ministro per le Città, Bruno Araújo; il ministro per la Cultura, Roberto Freire; e il ministro per l’Industria, Marcos Pereira. I governatori inquisiti, invece, sono Robinson Faria (Río Grande do Norte), Tião Viana (Acre) e José Renan Vasconcelos Calheiros Filho (Alagoas). I senatori Aécio Neves, presidente del Partito della Socialdemocrazia brasiliana (PSDB) e Romero Jucá, presidente del PMDB, sono i politici con più accuse: ognuno ha cinque indagini aperte. L’ex sindaco di Rio de Janeiro, Eduardo Paes, è indagato per avere ricevuto 5 milioni di dollari per una concessione durante i Giochi Olimpici 2016.

Nel caso del presidente Temer, il suo nome è uscito più di una volta nelle dichiarazioni degli indagati. Ma non può essere processato perché la Costituzione del Brasile vieta giudicare un capo di Stato per reati commessi in un periodo diverso da quello del mandato.

“IL GOVERNO NON SI FERMA”

La notizia dello tsunami giudiziario che investe la classe politica brasiliana rischia di fare saltare le riforme economiche del governo di Temer. Ad un evento in Brasilia, il presidente del Brasile ha cercato di trasmettere normalità: “Il governo non si fermerà. Il potere esecutivo governa, il potere giudiziario giudica e il potere legislativo propone e approva le leggi. Ognuno esercita le proprie funzioni e nulla deve fermare la funzione governativa”. Tuttavia, il presidente ha detto che i ministri indagati “saranno sospesi se gli indizi del caso Odebrecht (l’impresa che deviò 2 miliardi di dollari di Petrobras, ndr) porteranno ad un processo giudiziario”.

I TEMPI DELLA GIUSTIZIA

Per il politologo brasiliano César Carvalho, analista di CAC, il presidente Temer sta facendo quello che indicano i manuali in questo caso: “Minimizzare la crisi, guadagnare tempo e sperare che i tempi lunghi della giustizia possano giocare a suo vantaggio”. “Finché avrà il sostegno del Congresso – sostiene il politologo – il governo di Temer resisterà, anche se non è più popolare”. Oggi il governo di Temer gode del 10 per cento del consenso dei cittadini.

RISCHIO DI VIRATA POPULISTA

Per la sociologa Fernanda Wanderley, questa crisi politica e morale non ha precedenti nella storia del Brasile. “Oggi si vive un vuoto politico di proporzioni spaventose ed è difficile capire quale potrebbe essere la via di uscita”. “In uno scenario pessimista – spiega la ricercatrice – c’è la via del disastro con la rottura del sistema democratico. In un contesto di violenza e criminalità, scontento popolare e mancanza di leader politici democratici, il rischio di strade autoritarie e populiste è grande”.

NUOVO PATTO SOCIALE

Ma secondo Wanderley c’è anche uno scenario ottimista: “La possibilità di trasformazione di questa crisi in una grande opportunità di rifondare la Repubblica con base in un nuovo patto sociale. Si stanno consolidando le voci a favore di profonde riforme dei sistemi dei partiti politici, del sistema elettorale e anche a favore di una nuova Costituzione”.

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