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Venezuela, aumentano le tensioni (e spunta lo zampino di Putin)

Mentre nella sede dell’Organizzazione di Stati Americani a Washington si discuteva sulle minacce contro il sistema costituzionale in Venezuela e l’attivazione della Carta democratica contro il governo di Nicolás Maduro (qui il documento presentato a maggio del 2016 dal segretario generale Luis Almagro), un gruppo di oppositori è stato ricevuto con lacrimogeni a Caracas durante una protesta pacifica. Quaranta persone sono rimaste ferite, secondo un report dei leader della coalizione di opposizione, e sui social network sono stati postati video e immagini della violenza delle forze dell’ordine contro i manifestanti.

LE PROTESTE A CARACAS

La stampa internazionale segue con interesse cosa sta succedendo nel Paese sudamericano. Dopo la sentenza della Sala Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia che scioglieva l’assemblea nazionale per “disobbedienza”, togliendo l’immunità parlamentare ai suoi deputati (la maggioranza dell’opposizione, dopo le elezioni legislative del 2015), sono arrivati messaggi di preoccupazione da tutto il mondo. Il Tribunale ha fatto marcia indietro, annullando gli articoli più discutibili, ma gli oppositori hanno deciso di continuare il programma di proteste che è cominciato ieri a Caracas. I media locali non hanno riportato l’accaduto.

IL MUSICISTA ARRESTATO

Un funzionario della Polizia nazionale bolivariana ha arrestato Frederick Pinto, corno dell’Orchestra sinfonica giovanile del municipio Chacao. Il giovane aveva lo strumento in una custodia perché era diretto a una prova nel centro culturale Chacao. Il poliziotto sospettava che nella borsa avesse armi e bombe. Non si sa ancora dove è detenuto Pinto.

IL CASO DELLE IMPRESE MISTE

Cosa ha spinto al Tribunale Supremo a cercare di sciogliere l’assemblea nazionale, con il rischio di essere guardato come una dittatura dal resto del mondo? Dietro alla decisione potrebbe esserci la grave crisi economica che attraversa il Paese e la necessità di creare imprese miste per cercare nuove fonti di reddito. Secondo l’economista Anabella Abadi, “ci sono settori strategici che hanno bisogno che i contratti siano approvati dall’Assemblea nazionale. Nel caso delle imprese miste che estraggono l’oro si è eliminata questa prerogativa, ma è rimasta per gli idrocarburi.

IL POTERE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE

La Corporazione Venezuelana del Petrolio ha chiesto la revisione della Legge organica di idrocarburi per la creazione di imprese miste, ma lì è rimasta” (qui l’intervista completa di Abadi a El Confidencial). È in attesa anche l’approvazione per la creazione di un’impresa mista per l’Arco Minero dell’Orinoco, dove si possono estrarre diversi minerali tra cui ferro, diamanti, oro e rame. Nel 2006 sono state create diverse imprese miste per il settore petrolifero, molte tra il governo e altri Paesi stranieri. All’epoca l’Assemblea nazionale aveva la maggioranza del partito del governo, oggi Partito Socialista Unico del Venezuela.

I DEBITI DELLO STATO VENEZUELANO

Il governo venezuelano è con l’acqua alla gola: la petrolifera statale Pdvsa deve pagare il 12 aprile 2,5 miliardi di dollari di debito. Tra maggio e dicembre altri 3,8 miliardi. Il deficit è di circa 12 miliardi e con il barile del petrolio a circa 40 dollari non ha fonti di ingresso. I numeri della crisi economica e sociale del Paese sono drammatiche: l’inflazione è di 760 per cento; la recessione è del 12 per cento; il 75 per cento della popolazione venezuelana vive in stato di povertà.

LO ZAMPINO DI PUTIN

A tendere la mano a Maduro ci sarebbero gli alleati russi e cinesi, con cui il governo vuole fare le imprese miste petrolifere. Secondo l’agenzia Reuters, la statale russa Rosneft sarebbe in conversazione per offrire liquidità al governo in cambio di appalti nel sud del Paese. Nulla di tutto ciò potrà concretizzarsi senza l’ok dell’Assemblea nazionale.

LA POSIZIONE DEI GRILLINI

A gennaio, il Movimento 5 Stelle bocciò la mozione proposta dal senatore Pier Ferdinando Casini sulla crisi in Venezuela qualificandola di “ingerenza negli affari interni di un Paese straniero”. Il senatore Casini era rientrato da Caracas molto preoccupato per le condizioni di vita dei connazionali residenti in Venezuela e le minacce contro i colleghi venezuelani (qui l’intervista di Formiche.net). Dopo la sentenza del Tribunale Supremo il deputato Manlio Di Stefano si è dichiarato in disaccordo con la sentenza che comprometteva l’autonomia dei poteri (qui l’intervista a Formiche.net).

PODEMOS COME IL M5S?

In Spagna, il partito Podemos di Pablo Iglesias ha votato contro la dichiarazione promossa martedì dal Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) e sostenuta dal Partito Popolare sul “deterioramento dello Stato di diritto in Venezuela”. Al quotidiano El País, un rappresentante di Podemos ha detto che è contro un documento che rifiuta la mediazione guidata dall’ex presidente José Luis Rodríguez Zapatero (qui l’articolo di Formiche.net): “Dialogo e mediazione, no alla irresponsabilità di attaccare all’opposizione (Podemos, ndr) usando la crisi istituzionale di un Paese fratello”, ha detto.

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