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Cattolica Assicurazioni, ecco tutti i segreti dello scontro con Popolare di Vicenza

Alberto Minali

Mentre Cattolica Assicurazioni si prepara ad accogliere il “transfuga” delle Generali, Alberto Minali, la compagnia assicurativa con quartier generale a Verona affila le armi per la battaglia con la Popolare di Vicenza, iniziata la scorsa estate ed entrata nel vivo di recente (con l’acuirsi della crisi dell’istituto di credito).

TENSIONE ALLE STELLE

E’ il bilancio di Cattolica a raccontare la versione della storia della società veronese e a svelare qualche retroscena sull’intricata vicenda. Riassumiamola prima di andare a leggere il documento: il 4 aprile si è saputo che la compagnia assicurativa ha deciso di esercitare il diritto di vendita (put) delle quote detenute nelle tre joint venture bancassicurative nei confronti della Popolare di Vicenza. Già la scorsa estate, in realtà, la compagnia aveva chiesto il “divorzio”. In ballo ci sono le tre società prodotto Berica Vita, ABC Assicura e Cattolica Life, delle quali Popolare di Vicenza e Cattolica detengono rispettivamente il 40% e il 60% del capitale sociale. Di tutta risposta, a confermare le tensioni tra i due gruppi finanziari un tempo alleati, la Popolare di Vicenza ha annunciato e subito completato il collocamento del 6% circa di Cattolica Assicurazioni attraverso una procedura di vendita accelerata (accelerated bookbuilding).

COS’E’ SUCCESSO

Dal bilancio della compagnia veronese si evince che al centro delle tensioni c’è stato l’aumento di capitale da 1,5 miliardi di Popolare di Vicenza del 2016, che ha fatto entrare il fondo Atlante nel capitale con quasi il 100% azzerando di fatto (il valore delle azioni si è ridotto a 0,1 euro) gli altri soci, tra cui appunto Cattolica. Che invece, probabilmente anche nell’ottica di non diluirsi, aveva deliberato di partecipare all’operazione per la quota di propria competenza. La compagnia ha visto così “diluire la propria quota di partecipazione in Bpvi (Pop. Vicenza) dallo 0,89% allo 0,006% del capitale sociale”. “Il consiglio di amministrazione della capogruppo – si legge nel bilancio di Cattolica – ha quindi tempo per tempo esaminato la situazione che si è determinata nei rapporti di partnership con la Bpvi, alla luce dell’esito dell’offerta globale di sottoscrizione di azioni della banca, che ha portato all’integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte del Fondo Atlante. Il consiglio ha preso in particolare in esame il diritto di recesso unilaterale che gli accordi di partnership riconoscono a Cattolica dopo la trasformazione di Bpvi da società cooperativa in società per azioni”.

LA PERFORMANCE DELLA BANCASSICURAZIONE

Del resto, nel 2016, secondo i numeri riportati nel bilancio di Cattolica, la partnership bancassicurativa non è andata come la compagnia avrebbe sperato. “La raccolta premi vita del gruppo – si legge nel bilancio 2016 di Cattolica – continua ad essere trainata dal canale della bancassicurazione, che registra però una significativa flessione dovuta principalmente alla distribuzione mediante gli sportelli del Gruppo Banca Popolare di Vicenza”. E infatti, si legge sempre nel documento: “Gli sportelli che distribuiscono i prodotti dell’area previdenza sono pari a 5.649, rispetto ai 5.744 alla chiusura dell’esercizio precedente. Gli sportelli delle banche del Gruppo Ubi sono 580 (-5 rispetto al 31 dicembre 2015). L’alleanza con Iccrea Holding, iniziata nella seconda metà del 2009, consente di distribuire tramite 3.940 sportelli (+83 rispetto al 31 dicembre 2015) delle Banche di Credito Cooperativo mentre quella con la Banca Popolare di Vicenza, in atto dal 2007, consente al Gruppo Cattolica di accedere alla rete di 502 sportelli (-77 rispetto al 31 dicembre 2015)”. E anche l’anno in corso non sembra avere preso il via sotto i migliori auspici: “Le difficoltà predette non hanno comunque distolto l’attenzione del gruppo dal perseguimento delle linee strategiche ed evolutive prefissate a fine 2014. I primi mesi dell’esercizio in corso hanno confermato il negativo andamento complessivamente dovuto ai fattori di cui sopra e, in particolare, la caduta dei volumi commerciali relativi alla collaborazione con Banca Popolare di Vicenza”. La sensazione è che serva un nuovo piano industriale.

IL NUOVO AD

E infatti, proprio per questo, ai vertici di Cattolica come nuovo amministratore delegato arriva Alberto Minali, l’ex direttore generale delle Generali uscito a inizio anno (non senza polemiche) dal gruppo del Leone. Minali, si legge sul Sole 24 ore del 29 aprile, “è stato chiamato a sostituire Giovan Battista Mazzucchelli alla guida di Cattolica Assicurazioni, l’unica società assicurativa quotata con governance cooperativa (e voto capitario) che vale circa il 3,5% del mercato italiano e oltre il 6% del ramo danni. La sostituzione al vertice – aggiunge il quotidiano economico – in un contesto di dialogo buono fra Mazzucchelli e il presidente Paolo Bedoni, tiene conto del fatto che Cattolica ha bisogno di un nuovo piano industriale e Mazzucchelli – dopo dieci anni al vertice – ha preferito non essere alla guida del nuovo percorso”. Insomma, Minali deve riscrivere il piano industriale annunciato nel 2014 da Mazzucchelli.

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