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Perché non vanno minimizzate le parole di Zuccaro su Ong, Libia e migranti

CARMELO ZUCCARO

C’è un elemento nella vicenda Ong-migranti che forse non ha avuto l’eco che meritava ed è il passaggio sull’uso dei telefoni satellitari durante l’audizione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, alla commissione Difesa del Senato il 3 maggio. Zuccaro, prima di chiedere momentaneamente l’interruzione dell’impianto audio-video “per evitare la divulgazione mediatica”, ha detto che dalle ricostruzioni dei migranti ascoltati in Italia l’organizzazione funzionava così: quando i trafficanti consegnavano un telefono satellitare a chi si imbarcava avvertivano di doverlo gettare in mare solo se fossero stati recuperati da una nave militare, ma non se la nave era di “privati”, cioè di una Ong, anche se in teoria non si può escludere una nave mercantile. La clamorosa notizia aggiunta dal procuratore è stata che la sala operativa della Guardia costiera ha ricevuto telefonate da un numero già utilizzato in precedenza. Quindi, almeno un satellitare era stato usato in successive richieste di aiuto, il che significa che quell’apparecchio (solo uno o di più?) era tornato in mano ai trafficanti. In che modo? Forse Zuccaro l’ha detto nei minuti secretati o forse no, certo deve avere delle idee in merito.

Se si provasse dunque solo per un attimo a mettere da parte le polemiche, tutte le persone in buona fede dovrebbero riconoscere che il bisogno di fare chiarezza non è un’invenzione. Per questo non serve invocare inesistenti dossier di intelligence come ha fatto Matteo Salvini: insistere sulla parola “dossier”, che presuppone un lavoro articolato e analitico, anziché limitarsi a parlare di informazioni riservate ha costretto il suo collega di partito e presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, a smentire il leader leghista: non ci sono dossier dei Servizi italiani. Ma che ci sia altro l’hanno capito tutti.

Proprio per questo è indispensabile continuare a indagare ed è molto significativo che alla richiesta di aiuto avanzata da Zuccaro nelle due audizioni parlamentari siano arrivate risposte da investigatori e magistratura: da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza direttamente a lui, pronti ad aumentare lo sforzo nella polizia giudiziaria; dal Csm indirettamente, offrendo a lui e alle altre procure impegnate su questo fronte il massimo aiuto, comprese applicazioni di magistrati. Se la procura di Trapani, come ha scritto Panorama, ha indagato una Ong per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina avendo intercettazioni su contatti diretti con i trafficanti, significa che forse stanno emergendo vicende che non possono essere nascoste. Una verità scomoda da accettare perché così come non si deve mai fare di tutt’erba un fascio (non l’ha fatta Zuccaro né i media più corretti), altrettanto non si può santificare chiunque: “processo mediatico” (monsignor Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana); “sospetti malevoli” (senatore Luigi Manconi); “la grande bugia delle navi-taxi” e “la totale rimozione del problema del salvataggio, dell’accoglienza e dell’integrazione” (l’ex ministro Emma Bonino), solo per restare alle ultime ore.

Nei giorni scorsi Paolo Gentiloni ha giustamente ringraziato la Marina, la Guardia costiera, le forze dell’ordine e i volontari per i salvataggi dei migranti, “il nostro Paese non può che esserne fiero”. In precedenza il presidente del Consiglio aveva detto: “Se ci sono da parte della magistratura delle informazioni attendibili e credibili, non sarà certo il governo a contrastarle, ma distinguiamo questo dal fatto che per noi l’attività delle organizzazioni di volontariato è preziosa e benvenuta”. Appunto: non fare di tutt’erba un fascio e far lavorare la magistratura.

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