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9 maggio, festa dell’Europa: prendiamo esempio da Macron

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In Francia i simboli  legati all’identità nazionale  hanno una grande valenza: vedere il neo eletto presidente francese che si avvicina al palco per ringraziare i suoi elettori, accompagnato dall’inno  europeo, fa sicuramente un grande effetto! Un bellissimo effetto per tutti coloro che aspirano e si adoperano, ormai da troppo tempo,  per  costruire  un’Europa politica, un’Europa più unita,  più integrata e più solidale!

È la prima volta che in un paese europeo, Francia compresa (a meno di non  risalire al dopoguerra), un leader mette l’Europa tra i punti chiave della sua campagna elettorale e della sua azione di governo. Farlo poi in controtendenza, durante l’infuriare di una campagna feroce e populista contro l’Europa, tra pessimismo ed indifferenza che attraversa non solo la Francia, ma la gran parte dei paesi UE, rappresenta un cambio di passo considerevole, lungimirante e coraggioso.

D’altronde, come abbiamo avuto modo di sostenere da tempo, in sintonia col governo e le istituzioni italiane, quella indicata da Macron è una strada necessaria, direi obbligata, per l’Europa, pena l’accentuazione del suo declino, che potrebbe  portarla all’implosione.

Sarebbe meglio se le istituzioni dell’UE, più che continuare a “tirare un sospiro di sollievo”, per lo scampato pericolo, come hanno già fatto dopo i risultati elettorali in Austria, in Olanda, ecc… decidessero di agire con più convinzione, forza e rapidità, ben al di là del libro bianco di Junker e dei provvedimenti tampone sugli immigrati. Questo aiuterebbe i cittadini europei a ritrovare la fiducia verso l’Europa.

C’è da sperare  che la Francia, una Francia che pare aver ritrovato sé stessa, anche se sulle macerie dei partiti tradizionali, faccia da esempio per gli altri governi, a partire da quelli dell’Eurozona.  Certamente ci sarà l’Italia, già presente da tempo  su questa strada, mandando accorati  richiami agli altri Paesi. Dobbiamo lavorare insieme per incoraggiare gli amici tedeschi ad essere più fiduciosi, più coerenti e chiari sulle scelte da fare, anche per il loro bene e per quello degli altri cittadini europei, in particolare i giovani. La “sfida” se si vince, si vince  agendo insieme. In caso contrario perderemo tutti. Perderà l’Europa.

La Francia, con Macron, deve recuperare e mettere in campo le migliori forze europeiste, come ha fatto durante la campagna elettorale (un esempio, tra i tanti, è rappresentato dall’azione  svolta dall’amica Sylvie Goulard, convinta europeista). Lo stesso va fatto negli altri paesi, dove “gli europeisti” sono rimasti per troppo tempo nell’ombra, o costretti a giocare di rimessa.

È tempo, invece, che escano di nuovo allo scoperto, che riacquistino coraggio, in primo luogo i partner sociali, da sempre protagonisti di questa battaglia in Europa, perché gli avversari sono ciechi ed arroganti, approfittano delle difficoltà della gente, non avendo nulla da perdere. Anche l’Italia deve serrare le fila intorno ad un “Progetto” concreto, ma ambizioso, per cambiare questa Europa e costruirne una nuova, come da tempo va chiedendo il Presidente della Repubblica, la presidenza del Consiglio, la società civile, con un’azione insistente ed infaticabile, che va messa a rete, sia in Italia che in Europa, agendo come “sistema paese”, al di là delle diatribe da cortile.

Oggi, 9 maggio, è la “festa” dell’Europa: non c’è modo migliore per festeggiarla se non quella di agire per cambiarla!

 

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