Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Vi racconto la salutare débâcle della sinistra socialista (non solo in Francia)

sinistra macron

Rifate le analisi. Tra dicembre 2016 e l’autunno 2017 (elezioni tedesche) doveva esserci, secondo molti commentatori, l’annus horribilis dell’Europa. Cinque elezioni (Austria, Romania, Olanda, Francia e Germania) avrebbero potuto segnare, dopo la Brexit, la vittoria elettorale dei populisti, l’avvento di essi al governo di paesi chiave e l’avvio della disgregazione europea, il trionfo dell’antipolitica e la moltiplicazione delle Brexit.

È successo il contrario: i populisti hanno perso dappertutto (e perderanno in Germania). Non solo. La sconfitta populista non solo non è di misura. Ma ha una forte connotazione comune in tutti i Paesi: segna una riscossa europea. È come se gli europei, dopo la Brexit, l’elezione di Trump e il protagonismo minaccioso di Putin avessero avvertito una scossa: votando non solo per paura dei populisti ma, anche, in positivo per l’Europa e per la sua unità. Insomma: un inedito patriottismo europeo.

Non basta. Il dato di tutte le ultime elezioni europee del 2015, 2016 e 2017 (Portogallo, Spagna, Austria, Olanda, Francia) è univoco: perdono gli estremisti (di destra e di sinistra) vincono i moderati (di destra e di sinistra), le forze che propongono piattaforme liberali, costruttive, di “forza tranquilla”. Insomma che stanno al centro, per dirla con una convenzione. Chi rischia di uscire, più di tutte, dilaniata, distrutta e declinante dal ciclo elettorale europeo degli ultimi tre anni, è la sinistra socialista. Che tracolla dappertutto: Spagna, Francia, Regno Unito. Resiste in Germania. Ma solo perché lì è salvata dalla coabitazione al governo con i moderati. Una débâcle. Da cui la sinistra socialista e socialdemocratica rischia di uscire cancellata.

Il risultato europeo segna la frana delle scombinate analisi della sinistra scissionista e antirenziana in Italia. Non è vero ciò che essa ha ripetuto per mesi: che il renzismo, ottimista e riformista, sarebbe stato smentito da una radicalizzazione sociale e politica, da pulsioni antisistema originate da un crisi sociale devastante, dall’estremizzazione dei ceti medi incanagliti dalla crisi, dal rifiuto dei giovani e dalla disoccupazione. Tutto questo avrebbe provocato, credevano gli scissionisti, una catastrofe del centrismo: il tracollo dei moderati e la vittoria dei populisti. Ragione per cui, concludevano, occorreva spostarsi a sinistra. E affondare il renzismo.

La catastrofe, invece, è la loro: la sinistra va scomparendo dappertutto e assume le sembianze, ormai, di un triste e patetico fantasma, un residuo. Non potranno più far finta che vince Macron ma perde Renzi. Non solo. Si delinea, tra destra e sinistra classici, una Cosa nuova, una forza politica inedita, irriducibile alle vecchie categorie del 900 europeo. E dai tratti inequivocabilmente di forza liberale, aperta, non ideologica, tranquilla, moderna e innovativa. Con programmi non radicali. Ma, come sono i programmi di Macron, semplici, competenti, possibili, concreti. E con un segno sfidante chiarissimo: l’ottimismo contro il pensiero cupo, estremo e catastrofico di una sinistra legnosa, pesante e che comunica sensazioni di sconfitta.

Forse l’Europa è stanca di cupo pessimismo, del pikettismo, delle nenie sulla crisi, del catastrofismo. Forse vuole una via d’uscita, una speranza, una scommessa di futuro. E dice: oui, si può. “E noi faremo come la Francia”… stavolta.

×

Iscriviti alla newsletter