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Ecco come la Cina con Weibo sfida Twitter e Facebook

Prima ne hanno copiato lo stile, dopo qualche anno sono riusciti nel sorpasso. È quello che ha realizzato Weibo, social network cinese, nato nell’agosto del 2009 imitando il ben più noto Twitter. Centoquaranta caratteri, hashtag ed emoticons come i cinguettii della società californiana guidata da Jack Dorsey ma per un bacino d’utenza di 731 milioni di utenti attivi, di cui oltre il 90% accede al web da smartphone e dispositivi mobili. E, lentamente, il sorpasso è arrivato come ha documentato la Bbc parlando di un successo insperato.

Una piattaforma di microblogging che nel primo trimestre del 2017 ha battuto la più conosciuta Twitter con 340 milioni di utenti attivi, in aumento di 2,7 milioni nei primi tre mesi dell’anno, rispetto ai 328 milioni dell’azienda americana. Tanto che l’ultima trimestrale del gruppo ha segnato un aumento degli utili del 58%, a quota 14,5 miliardi di yuan (2,1 miliardi di dollari). Di proprietà di Sina, il più grande portale di informazione in Cina, Weibo (che in cinese significa microblog) si è contraddistinto tra le principali piattaforme online asiatiche, essendo utilizzato dal 30% degli utenti di internet che, oltre a testimoniare i propri sentimenti, ricercano informazioni, news o seguono le tendenze e i vari influencer che spiegano le ultime novità e non solo della Cina.

Ma la svolta è arrivata nel 2013 quando Weibo si è associata all’applicazione per la condivisione di video Miaopai permettendo agli utenti di condividere le registrazioni, esattamente come Facebook. In questo modo il live streaming è diventato uno dei suoi punti di forza, tanto che molti analisti pensano che l’obiettivo vero dell’azienda cinese sia quello di iniziare anche a tallonare la società di Mark Zuckerberg.

Artefice di questa rivoluzione è Charles Chao, chief executive officer di Sina. “Oltre ad essere un network di informazioni in tempo reale, Weibo ha anche le features (le caratteristiche) dei sistemi di social networking”, ha dichiarato recentemente al quotidiano China Daily. Non solo tweet quindi, ma si punta a “connettere persone e contenuti” attraverso “un forte ecosistema che può attrarre più persone da diversi retroterra culturali”. La piattaforma di microblog – spiega ancora Chao – promette un sogno: “Far diventare qualcuno un nessuno, purché abbia talento”. Ed è un messaggio certamente positivo e dirompente in un paese dove la censura operata soprattutto dal Partito Comunista è ancora all’ordine del giorno. Non a caso Weibo ha risentito in passato della stretta delle leggi anti-rumors del 2013, che vietano di postare online informazioni non verificate, che prevedono pene fino a quattro anni di carcere, nei casi più gravi, stabiliti in base al numero di retweet e al numero di followers sulla piattaforma online. Tutto ovviamente a discrezionalità della polizia locale.

Ma Weibo oramai è un canale sfruttato anche dalle società per veicolare i propri messaggi. Si pensi ad esempio all’Inter, che da quando è diventata cinese dopo l’acquisizione da parte del gruppo Suning ha aperto un proprio profilo ufficiale sulla piattaforma cinese e ha festeggiato lo scorso marzo i 109 anni di vita proprio sul social network cinese postando le foto della sua storia.

La vera sfida che adesso viene lanciata a Facebook da parte di mister Chao è di utilizzare sempre di più la lingua inglese, parallelamente al cinese, e di aprirsi al mondo e soprattutto alle aziende che vogliono interfacciarsi con la Cina e la sua sterminata community. “Questo ex giornalista, diplomato ragioniere, oggi numero uno di Sina, che ha intuito la forza dei social network” – come ha scritto Forbes – “ha davanti a se’ un potere incredibile e sorprendente: quello di rendere la Cina più aperta al mondo e, per certi versi, anche più vulnerabile”.

Già. Ciò che non si capisce infatti è fino a che punto l’imprenditorialità di Sina Weibo sarà tollerata dal governo di Pechino, sempre attento alle informazioni che vengono veicolate su internet e in special modo sui social media. Non è un mistero infatti che il presidente Xi Jinping abbia fatto della “sovranità sulla rete” un interesse nazionale. Non bisogna infatti dimenticare che per il partito l’informazione è uno degli strumenti per educare le masse. Non si tratta solo di censurare argomenti scomodi, ma di far capire che il bene primario è quello della Cina e del partito.
Bisogna vedere se la “generazione Weibo” sarà più forte di ogni censura. Questa è la vera sfida di mister Chao forse prima ancora che la battaglia per la leadership social da lanciare a Facebook.

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