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Perché all’Italia servono gli enzimi della concorrenza e dell’innovazione

Giovanni Pitruzzella

(Pubblichiamo la prefazione a firma di Giovanni Pitruzzella del libro di Vito Cozzoli “Sviluppo e innovazione. Idee esperienze e policy per la competitività del Paese” edito da Jovene Editore; qui la gallery fotografica della presentazione del libro a Roma)

La raccolta di interventi e discorsi tenuti dall’autore nella fase in cui ha ricoperto il ruolo di Capo di Gabinetto al ministero dello Sviluppo Economico offre un efficace e originale affresco delle iniziative e delle politiche di sviluppo intraprese dal ministero nel biennio 2014-2016, con focus tematici, ricchezza di dati e spunti di riflessione che mi sembrano di indubbio interesse.

Tra questi, voglio in particolare richiamare un tema che attraversa come un fil rouge molte delle sezioni in cui è articolato il volume, relativo al cambiamento digitale come fattore di sviluppo e all’importanza di investire nell’innovazione.

Si tratta di un tema con il quale l’Autorità Antitrust si confronta quotidianamente nella consapevolezza che lo sviluppo dell’ecosistema digitale e il sostegno all’attività innovativa delle imprese è una delle fondamentali vie attraverso cui passa la ripresa e il recupero di competitività del Paese.

La digitalizzazione dei contenuti e delle reti e la straordinaria diffusione di Internet costituiscono – è ormai noto – una discontinuità che sta conducendo ad una profonda trasformazione sia delle abitudini dei consumatori che dei modelli di business delle aziende.

Si tratta di un fenomeno non limitato al settore delle reti di telecomunicazione, dell’informatica e dei contenuti immateriali, ma che incide trasversalmente su tutti i settori economici – anche quelli più tradizionali – cambiando irreversibilmente le filiere produttive, i rapporti business to business nonché le attività commerciali al dettaglio e i comportamenti di acquisto dei consumatori.

Su tale terreno, gli interventi raccolti nel volume si lasciano apprezzare innanzitutto per la consapevolezza del rilievo cruciale che dette trasformazioni rivestono in termini di possibile maggiore concorrenza e sviluppo, e per l’avvertita urgenza di attivare un effettivo switch-on tecnologico del Paese: questo richiede un quadro organico di interventi i cui capisaldi sono la diffusione delle tecnologie e della cultura digitale nei processi produttivi e organizzativi di tutti i settori imprenditoriali; il sostegno alla generazione e alla crescita dimensionale di start-up innovative ad alto valore tecnologico in ambito digitale; la trasformazione delle città e delle comunità intelligenti in laboratori per la crescita dell’economia digitale; l’educazione per favorire la diffusione di competenze digitali.

Dall’altro, gli stessi interventi colpiscono per la visione ampia dei problemi, per l’idea che una politica effettivamente rivolta a sostenere lo sviluppo esige di mantenere aperti e rafforzare tutti i possibili canali attraverso cui può passare l’innovazione, infine per l’appassionato impegno profuso nella realizzazione di un piano organico di misure teso a promuovere uno sviluppo industriale “abilitato” dalle tecnologie.

La transizione cui ci troviamo davanti è certo di portata epocale e rappresenta uno di quei momenti storici in cui occorre mutare identità. Come ricorda l’autore “Oggi insomma, più che mai, vale la massima che ha ispirato i grandi innovatori: ‘Chi non cambia non è fermo: va indietro'”. C’è in effetti un grande spazio per l’innovazione digitale nel Paese, ed un grande impatto potenziale che potrà generarsi sul sistema delle imprese, specie se anche i settori più tradizionali riusciranno a cogliere le straordinarie opportunità che le tecnologie offrono.

Affinché però l’innovazione e la digitalizzazione sprigionino tutto il loro potenziale sono necessarie non solo politiche pubbliche incisive, ampie e coordinate, ma è altresì necessario che la fruizione e la diffusione delle tecnologie digitali siano rese agevoli, sicure e, soprattutto che siano percepite come tali da imprese e consumatori. In questo senso, la conoscenza e la divulgazione delle stesse e prima ancora delle politiche messe in campo per sostenerne l’utilizzo è essenziale perché tutti gli stakeholders possano trarne giovamento e sfruttarne le rilevanti opportunità che ne discendono.

In quest’ottica, il bel volume di Vito Cozzoli ha il pregio di offrire una testimonianza vivace e diretta oltre che una fotografia aggiornata dell’intensa agenda portata avanti nei due anni trascorsi al ministero; al contempo, nella misura in cui illustra, con dovizia di dati e dettagli, quanto il terreno sia stato arato e seminato nel periodo, getta anche un ponte verso il futuro, ponendo le premesse affinché la riflessione e, soprattutto, l’azione sui tanti cantieri rimasti aperti prosegua, giovandosi di una linea di continuità con quanto già fatto.

È questa, del resto – cioè la continuità delle politiche di sviluppo – la condizione perché gli enzimi della concorrenza e dell’innovazione, che si cerca faticosamente di inoculare nel Paese, riescano a rivitalizzare un’economia altrimenti destinata a rimanere fragile e senza anticorpi.

Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato

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