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Perché Ansaldo, Italcementi e Telecom in mani straniere sono una sciagura per l’Italia. Parola di Micciché (Intesa Sanpaolo)

La buona notizia ufficializzata ieri è che il primo gruppo mondiale della gestione e costruzione di autostrade avrà controllo e sede italiani, se andrà a buon fine l’offerta di acquisto lanciata da Atlantia su Abertis. Sarà guidato da Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, holding controllata dalla famiglia Benetton, avrà più di 14 mila chilometri di vie a pedaggio e promette di investire nel nostro Paese 20 miliardi di euro nei prossimi 20 anni.
Al contempo, ecco la cattiva, sono molte le aziende nate nel nostro Paese ad essere finite in mani straniere. A ricordarlo negli stessi giorni è un banchiere, Gaetano Micciché, presidente di Banca Imi, intervenendo a un seminario dell’Università di Pisa dedicato all’ex numero uno della Comit, Raffaele Mattioli.

LE AMBIZIONI DI CASTELLUCCI

A poche ore dall’ufficializzazione del lancio dell’offerta sulla spagnola Abertis, Castellucci intervistato dal quotidiano la Repubblica ha sottolineato che nonostante la società punterà a crescere a livello internazionale, la sua guida rimarrà in Italia e nel nostro Paese non saranno ridotti gli investimenti. “Il primo vantaggio è che paghiamo le tasse in Italia e da qui non intendiamo andarcene. Penso poi che ogni azienda con la testa in Italia e con la capacità di competere nel mondo possa dare un contributo, piccolo o grande che sia, alla formazione della classe dirigente del Paese e alla crescita dei talenti”.

Per Castellucci uno dei problemi dell’Italia risiede soprattutto nella “carenza di una ampia classe dirigente formatasi nelle sfide internazionali. Soprattutto se ci si confronta con i Paesi europei con i quali competiamo”, ha aggiunto.

LE PAROLE DI MICCICHÈ

Malgrado il colpo di Fincantieri in Francia, dove il gruppo di Bono ha acquisito la maggioranza del capitale dei cantieri di Stx France, sono tante le aziende italiane perse strada facendo. Il numero uno della banca d’investimento di Intesa Sanpaolo intervenendo al workshop dal titolo “La Banca di Raffaele Mattioli”, ha ricordato venerdì scorso che in Italia “tante piccole e troppe grandi aziende sono passate in mani straniere”. Ecco la lista significativa di società fornita da Miccichè: “Si pensi a Parmalat, Merloni, Italcementi, Telecom, Ansaldo, Loro Piana, Riello e Pininfarina sono tutte aziende ormai cinesi, francesi, giapponesi, tedesche o americane”.

Per il presidente di Banca Imi i cambi di proprietà hanno dei risvolti non indifferenti: “Questo non rileva soltanto perché l’azionista di riferimento non è più italiano ma perché gli head-quarter, intesi come centri decisionali, si sono spostati nei Paesi di residenza dei soci di maggioranza e con loro tutto il mondo che ruota intorno: management, fornitori, consulenti, banche e università di riferimento sono stati trasferiti all’estero”.
L’occasione è servita al banchiere per ribadire l’assistenza di Intesa Sanpaolo a “tutte le categorie di clienti, dai privati agli studenti, dal small-business alle big-corporate, nazionali e internazionali e in tutte le fasi della loro vita: in altre parole, come auspicava Mattioli, svolgiamo quel ruolo di promoter e di merchant bank per dare sostegno all’impresa”.

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