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Renzo Piano, il caso del senatore dell’Italia che vota in Francia

Attirato da un commento, al solito urticante, del costituzionalista Paolo Armaroli, peraltro suo ex collega di partito e di gruppo parlamentare, quando c’era ancora Alleanza Nazionale, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, oggi di Forza Italia, ha verificato con molta discrezione presso i competenti uffici di Palazzo Madama la regolarità della posizione del senatore a vita Renzo Piano. Al quale il 30 agosto 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì, insieme ad altri, il laticlavio in base all’articolo 59 della Costituzione, per avere “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

Nomina meritatissima per il valore dell’architetto fra i più famosi, se non il più famoso in assoluto nel mondo. Ma regolare? si sono chiesti prima il professore Armaroli, molto scettico scrivendone sul Giornale con un bel richiamo in prima pagina, e poi il già ricordato vice presidente dell’assemblea di Palazzo Madama dopo avere appreso dallo stesso senatore a vita ch’egli è cittadino francese, o anche francese, essendosi appena vantato, in una intervista al Corriere della Sera raccolta da Aldo Cazzullo, di avere votato a Parigi il vincente Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica di Francia.

Letto e riletto l’articolo 59 della Costituzione, i funzionari del Senato hanno ritenuto che la nomina sia stata e sia da ritenersi regolare, anche se la giunta per pronunciamenti del genere -quella delle elezioni e immunità- è composta naturalmente da senatori, e non da funzionari.

In effetti, alla lettera, si può avere onorato e si può ancora onorare la Patria, intesa in senso natale, anche lavorando o abitando o votando per o da un certo periodo anche all’estero.

Il Quirinale, d’altronde, dispone di uffici attrezzati per esaminare questioni del genere quando il presidente di turno della Repubblica decide una nomina di questo genere. Lo stesso dovrebbe dirsi degli uffici di Palazzo Chigi, essendo i decreti del capo dello Stato controfirmati anche in questo caso dal capo del Governo. Lo stesso infine dovrebbe dirsi degli uffici del Senato, dove si istruisce la pratica da inoltrare alla giunta delle elezioni e delle immunità per la convalida.

Tutto a posto quindi, anche se al professore Armaroli sembra che sia rimasto qualche dubbio. Di una cosa comunque il professore è certo, e sicuramente a ragione: quello del senatore a vita Renzo Piano è un caso unico nella storia della Repubblica, consapevole o non che fosse nel nominarlo il capo dello Stato dell’epoca. Non risultano altri precedenti del genere.

Si può quindi ben dire che l’architetto Renzo Piano, 80 anni a settembre magnificamente e fortunatamente portati, è particolare, anzi unico, anche come senatore a vita.

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