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Tutti i consigli della rivista del Califfo ai musulmani in Francia

Il turno decisivo delle elezioni presidenziali francesi di domenica 7 maggio è argomento di interesse anche per lo Stato islamico, che lo sfrutta per la propria propaganda. La rivista Rumiyah, pubblicazione agile del Califfato, nella sua edizione in francese ha un consiglio esplicito per i proseliti: fate il vostro dovere, uccidete i candidati e bruciate i seggi, altro che votare per Emmanuel Macron o Marine Le Pen.

L’ARTICOLO

L’immagine che introduce l’articolo mostra una mano che sta inserendo una scheda elettorale accerchiata dalle fiamme (che prendono vagamente la forma della Francia): sotto al titolo “Elezioni Presidenziali Francesi 2017”, il sommario dice “Non dimenticate  il vostro dovere come un musulmano. Scegli il tuo candidato… Per ucciderlo. E scegli il tuo seggio elettorale… Per bruciarlo”.

CONTRO IL VOTO

Le elezioni, i processi democratici, dice l’autore del pezzo uscito nella rivista jihadista, sono come il tâghût, un termine che secondo la teologia islamica si riferisce all’idolatria. Il tâghût è l’ultimo stadio degli errori sulla fede: c’è il disobbedire a Dio pur sapendo che è sbagliato (fisq), il rifiutare Dio (kufr) e l’imporre questa disobbedienza e rifiuto agli altri, quello è il tâghût (detto molto in sintesi)I processi democratici sono considerati nella visione sharitica jihadista dello Stato islamico contro la volontà di Dio: accettarli con le votazioni significa accettare anche di esonerare Allah dal potere sulla legge. Un esempio: quando l’IS cerca di fare proseliti tra i palestinesi che sostengono Hamas nella Striscia di Gaza, invita i giovani potenzialmente inclini alla proprie istanze a lasciare da parte il partito locale, perché colluso con le manovre politiche e aperto alle elezioni (che lo hanno messo nel 2017 al governo della Striscia) e a seguire la vera fede, a fare il vero jihad.

ATTACCARE I SEGGI

Sotto quest’ottica diventa comprensibile perché l’appello su Rumiyah è rivolto “a tutti i musulmani”, i veri fedeli che dovrebbero “eseguire i propri obblighi” uccidendo un candidato, ma anche più semplicemente attaccando un seggio, un “luogo di idolatria” da fare a pezzi, come Abramo con gli idoli della sua tribù (Corano 21:58). È il solito messaggio: il colpo grosso contro uno dei due concorrenti è difficile se non impossibile, e allora i predicatori patinati dello Stato islamico offrono ai volonterosi un obiettivo più a portata di mano. Un attacco contro un seggio non sarebbe troppo diverso all’attentato che ha ucciso un poliziotto lungo gli Champs-Élysées il 20 aprile, a tre giorni dal primo turno elettorale. E nemmeno da una delle azioni viste in questi mesi contro soft target, gli obiettivi facili, eseguite con veicoli (Berlino, Nizza, Londra) o con armi arrangiate.

LE ISTRUZIONI

Basta dedicare il gesto al Califfo e si diventa celebrati soldato del Califfato che ha agito per salvare la fede dalle impurità, nel caso rappresentate dalle elezioni. In Rumiyah vengono normalmente pubblicati anche consigli su come agire sotto la rubrica “Just Terror Tactics”. In uno di questi articoli mesi fa veniva descritto, minuziosamente, come procedere con i vehicle-ramming attack, gli attacchi con i veicoli lanciati sulla folla: nel numero 9 della rivista uscito il 4 maggio viene riproposto e tradotto in francese – mentre nella versione internazionale in inglese si spiega come procedere con un rapimento di un ostaggio, e la successiva esecuzione. Il magazine, oltre che propagandare le attività del gruppo e far uscire messaggi politici (come quelli a proposito delle divisioni dei cristiani), propone dunque una base operativa ai proseliti. La predicazione diventa un manuale d’azione: parte del controllo a distanza che lo Stato islamico esercita su coloro che una volta venivano definiti “lupi solitari”.

NESSUNA SCELTA POSSIBILE

C’è anche un messaggio politico nel pezzo: davanti alla possibilità di votare Macron perché più aperto verso il mondo islamico rispetto a Le Pen, Rumiyah dice che quella possibilità è concessa solo in casi estremi, ma al ballottaggio domenica “ci saranno due mali”, e non c’è un male minore, due tâghût.

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