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Tanti segnali positivi per le PMI del Centro-Nord, con qualche differenza territoriale

Il Rapporto PMI Centro-Nord 2017, curato da Confindustria e Cerved, giunge alla seconda edizione e consente uno sguardo sulle PMI di capitali localizzate nelle regioni dell’Italia settentrionale e centrale.

Su un totale di circa 136 mila PMI di capitali presenti in Italia, poco più di 111 mila di queste società (82% del totale nazionale) – prevalentemente di piccole dimensioni – operano nelle regioni del Centro-Nord; una parte residuale (18%) si localizza, invece, nel Mezzogiorno. Il Nord-Ovest, con oltre 47 mila PMI di capitali, si conferma, anche per quest’anno, l’area con il bacino più rilevante. Seguono il Nord-Est con circa 36 mila PMI e il Centro con 28 mila PMI. Nella sola Lombardia ha sede ¼ di tutte le PMI di capitali italiane; con distanza seguono il Veneto (ca 15 mila PMI), l’Emilia Romagna (ca 14 mila) e il Lazio (ca 12 mila).

In termini dimensionali, le piccole imprese sono relativamente più presenti nel Centro (84,8% contro una media nazionale pari all’82,6%), mentre registra una presenza maggiore di medie imprese sia il Nord-Est (18,6%), sia soprattutto il Nord-Ovest (19,5%): in particolare, la Lombardia è la regione in cui le medie imprese pesano di più (19,9%), seguita da Piemonte (19,2%) e Trentino Alto Adige (19,2%). Le regioni del Centro, invece, registrano una presenza – in termini percentuali –  più bassa di medie imprese.

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Scendendo nel dettaglio settoriale, il Nord-Est e il Nord-Ovest vantano una quota maggiore di società industriali rispetto al resto del Paese, mentre il Centro si caratterizza per una forte presenza di imprese operanti nel settore dei servizi. In termini generali, si può comunque affermare che, nonostante la crisi, il tessuto imprenditoriale del Centro-Nord – nel suo complesso –  vanta dimensioni significative, in cui l’industria continua a rivestire un ruolo di spicco.

Già da questi primi dati è facile rilevare una certa eterogeneità dell’area territoriale considerata, confermata anche dai dati relativi alla sopravvivenza e alla nascita di nuove PMI nei periodi della crisi e post-crisi. Nel 2014 l’emorragia di PMI iniziata nel 2009 si è arrestata nel complesso dell’area considerata: a tale dinamica hanno contribuito prevalentemente le aree del Nord-Est e del Nord-Ovest, che nel 2015 consolidano i segnali positivi già riscontrati nel precedente anno, con risultati stimati ancora migliori (rispettivamente +0,3% e + 1,8%), anche se ancora non si sono recuperati i livelli pre-crisi.  Nelle aree del Centro, invece, il numero di PMI nel 2015 continua a ridursi, con un calo dello 0,7% rispetto al 2014 e una diminuzione rispetto al 2007 di oltre 4 mila società.

L’analisi dei bilanci conferma i segnali positivi già emersi nel 2014: il fatturato 2015 segna una variazione tendenziale positiva nelle tre aree territoriali del Centro-Nord analizzate – in piena coerenza con quanto registrato a livello nazionale – con il Nord-Est e il Nord-Ovest che riescono a registrare una performance di poco migliore rispetto al Centro. In particolare, l’area del Nord-Est evidenzia la ripresa più consistente dei ricavi, con tassi di crescita degli ultimi tre anni superiori a quelli registrati su base nazionale e un aumento del 3,2% nel 2015, che riporta ai valori pre-crisi. Nel Nord-Ovest, la ripresa dei ricavi è iniziata più tardi ma ha preso particolare vigore nel 2015 segnando un +3% rispetto al 2014, non riuscendo però ancora ad eguagliare i valori del 2007. Le PMI del Centro incrementano di circa il 2% il fatturato 2015 rispetto al 2014, ma anche in questo caso i livelli sono ancora lontani da quelli registrati prima della crisi. Anche in termini di valore aggiunto prosegue la dinamica positiva registrata già nel 2014 in tutto il Centro-Nord ed emerge anche il recupero dei valori pre-crisi.

Durante la crisi, la combinazione tra fatturato, valore aggiunto e produttività in calo, e di costi medi del lavoro in crescita ha avuto conseguenze fortemente negative sui margini operativi lordi delle PMI italiane, che sono precipitati particolarmente nei due periodi di recessione (2008-2009 e 2011-2012) in tutte le aree del Centro-Nord. A partire dal 2013, si è registrato, invece, un miglioramento della redditività, con una forte accelerazione nel 2014. Il miglioramento del MOL prosegue anche nel 2015 in tutte le aree analizzate, seppur con intensità inferiore rispetto all’anno precedente.

Tornano a crescere pure i debiti finanziari che testimoniano la vitalità del sistema economico e l’allentamento del credit crunch: dunque, le società riprendono ad investire e le banche a concedere finanziamenti.

Il ritrovato clima favorevole viene confermato non solo dal consolidamento dei conti economici, ma anche dagli indicatori demografici: continuano a nascere molte newco anche grazie all’introduzione delle Srl semplificate e sono in forte calo le chiusure di impresa a seguito di fallimenti o liquidazione volontaria.

Dal rapporto emerge, inoltre, che un elemento caratterizzante il tessuto imprenditoriale del Centro-Nord è quello riguardante il sistema dell’innovazione: infatti, operano il 77,5% di startup innovative e l’87,7% delle PMI innovative individuate in Italia. La regione con il numero maggiore di startup innovative è la Lombardia, seguita da Lazio e Veneto. Nonostante, invece, la presenza di solo 334 startup, il Trentino Alto Adige è la regione in cui l’incidenza delle startup risulta più alta rispetto alla struttura produttiva locale.

In linea con il dato medio nazionale, il settore con il numero più elevato di PMI innovative è il Mobile e smartphone sia al Nord-Ovest, sia al Centro, mentre al Nord-Est il primato spetta all’Ecosostenibilità. Il Mobile e smartphone è, invece, il settore che conta il numero maggiore di startup innovative in tutte e tre le aree considerate.

Il rapporto in esame testimonia che le imprese del Centro-Nord – storicamente motore d’Italia – hanno ripreso ad ingranare la marcia. Non resta che al Governo sostenere questa ripresa, cercando di aiutare le PMI che intendono investire, in primis attraverso lo snellimento della burocrazia, che da sempre frena gli investimenti e la creazione di nuove imprese.

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