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Theresa May e Jeremy Corbyn ai raggi X

Theresa May

Oggi si vota per le elezioni parlamentari inglesi, e quale migliore occasione per raccogliere qualche lettura sulla situazione da parte degli autori di “Lady Brexit. Theresa May a Downing Street“, saggio sull’Inghilterra di May e quella che verrà, prima pubblicazione del nuovo progetto editoriale NR Edizioni.

‘Ma che governo è stato quello May?’, chiediamo a Stefano Basilico, uno degli autori del volume. “Il governo May è stato una sorta di ‘governo di contingenza’ post-Brexit, creatosi in seguito alle dimissioni di Cameron. May, che si e’ dimostrata abile a sfruttare la situazione, è (era) una remainer che ha messo in piedi un governo di leavers. La Brexit, inclusi i difficili negoziati con Bruxelles e le vicende legali collegate all’attivazione dell’articolo 50, e’ la patata bollente che ha dovuto gestire, con il terrorismo a complicare ulteriormente la situazione nell’ultimo periodo.Spera di vincere le elezioni per ‘fare della Brexit un successo’, rendere il Regno Unito competitivo a livello globale e applicare il suo ‘conservatorismo rosso’ con un’occhio al sociale.

Qual è la prospettiva all’orizzonte londinese dopo queste elezioni? “Anche le prospettive internazionali sono legate alla Brexit. Dopo la nomina May ha svolto un numero record di visite di stato, anche con personaggi controversi come il turco Erdogan e Trump. I suoi vicini sono contro di lei, che spera di trovare sponde nell’Europa dell’Est, che resiste alla centralizzazione dei poteri a Bruxelles. Tuttavia in Ue anche paesi storicamente amici all’UK (Olanda, Danimarca, paesi scandinavi) l’hanno scaricata. La sua politica mediorientale è in linea con quella del governo precedente e per fare della Brexit un successo vorrebbe un rilancio del Commonwealth”.

Sugli affari esteri, come sul resto, May e Jeremy Corbyn per punti: “La leader tory vuole ravvivare la special relationship con gli americani e il suo slogan sui negoziati con l’Ue è che ‘nessun accordo è meglio di un cattivo accordo’. Nel suo ‘discorso di Philadelphia’ ha scartato l’idea di ‘esportazione della democrazia’, ma pare decisa ad intervenire se fosse necessario a battere il terrorismo dove ha basi radicate”. E il contender laburista? “Paradossalmente l’approccio di Corbyn è simile a quello di Trump: vuole mantenere discreti rapporti con la Russia ed è isolazionista e non-interventista. Però al contrario di Washington in Medio Oriente preferisce Iran e Palestina rispetto a sauditi ed israeliani. Sui negoziati con l’Ue è più morbido di May, che si è autodefinita ‘a bloody difficult woman’”.

Che impatto ha avuto May nel paese e perché gli elettori dovrebbero votarla?, chiediamo all’altro autore, Gabriele Carrer. “Il voto di giovedì – risponde Carrer – sarà il test del nuovo conservatorismo di Theresa, attento agli ultimi al punto da rinnegare il thatcherismo, che sembra intoccabile tra gli idoli della destra britannica, e far svolgere allo Stato un ruolo attivo nell’economia. Il suo obiettivo è sempre dare una risposta ai dimenticati, agli sconfitti della globalizzazione, agli ultimi, agli elettori del Leave, alle classi operaie che spesso hanno votato a sinistra, o al massimo per l’Ukip. Theresa May è convinta che sia arrivato il tempo in cui lo Stato intervenga per rimediare alle disuguaglianze della globalizzazione”.

È un qualcosa di nuovo per la politica inglese? “Giovedì capiremo se il suo esperimento di superare la classica divisione tra destra e sinistra, abbracciando da una parte la Brexit con quel tocco di nazionalismo e dall’altra politiche sociali interventiste, verrà premiato dagli elettori e la farà diventare una rivoluzionaria della destra britannica, e forse non solo”.

Ma si parla anche di rimonta laburista: “I sondaggi vedono la rimonta dei laburisti su base nazionale. Ma, visto il sistema maggioritario a turno unico, sarà importante vedere i singoli collegi. Se a nord dell’Inghilterra e nelle Midlands le roccaforti rosse non terranno allora l’ondata blu si abbatterà sul Regno Unito. Perché, visto il sistema elettorale, basta un voto in più in ogni seggio. E i conservatori sembrano abbastanza convinti che la vittoria a valanga possa essere a portata di mano”.

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