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Elezioni Regno Unito, ecco chi ha vinto e chi ha perso

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Il Regno Unito si è svegliato nella totale incertezza politica. Il Partito Conservatore non ha conquistato la maggioranza assoluta a cui puntava e sarà costretto a negoziare un governo di coalizione. Il leader del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, che sembra essere il grande vincitore delle elezioni di giovedì, dopo una rimonta di 20 punti, ha chiesto le dimissioni di Theresa May: “Il primo ministro ha convocato le elezioni perché voleva un mandato più forte. Ha ottenuto una perdita di seggi per i conservatori, una perdita di voti e una perdita di fiducia”. Secondo la Bbc, pero, May non intende lasciare l’incarico. A soffrire gli effetti immediati della situazione è la sterlina, che ha reagito con una forte caduta rispetto al dollaro, mentre mercati e Unione Europea restano preoccupati.

MAY E L’INCUBO DI TORNARE AL VOTO

I conservatori hanno ottenuto 315 seggi, i laburisti 261 posti, molto di più di quanto si potesse pensare dai sondaggi (qui l’articolo di Formiche.net sul programma elettorale di Corbyn). Un altro perdente della giornata è stato il Partito Nazionalista Scozzese, che è passato da 54 a 35 seggi, mentre i Liberal Democratici hanno ottenuto 11 seggi.

Con occhiaie e preoccupazione, May è apparsa in pubblico per accettare il seggio per la circoscrizione di Maidenhead, dove ha vinto con ampio margine. La premier ha definitivo il risultato elettorale “catastrofico”. Stesse parole sono state pronunciate dall’ex ministro per l’Economia, George Osborne, e dal deputato conservatore Anna Soubry, la quale ha affermato che May  “dovrebbe rivedere la sua posizione”.

Per alcuni analisti britannici, tra cui l’ex ministro del Partito Laburista Ed Balls, presto ci saranno nuove elezioni in Gran Bretagna.

LA SCOMPARSA TOTALE DELL’UKIP

Anche per il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (Ukip) i risultati non sono stati buoni. Sotto la guida di Paul Nuttall, gli euro-scettici sono rimasti completamente fuori dal Parlamento. Le dimissioni di due deputati, le lotte interne e l’idea del “voto utile” hanno affossato l’Ukip con il 2 per cento (nel 2015 avevano il 12,6 per cento). Tra gli elettori hanno perso nove voti su 10 (circa 3,5 milioni). Nemmeno il leader Nuttall ha conquistato un seggio per la circoscrizione di Boston and Skegnes.

I DURI NEGOZIATI PER LA BREXIT

Con le elezioni anticipate, il primo ministro britannico cercava una leadership “forte e stabile” per negoziare la Brexit con più forza e non dovere accettare concessioni. Ora molto probabilmente dovrà allearsi con il Partito Unionista dell’Irlanda del Nord, che si è reso disponibile a sostenere i conservatori.

Tuttavia, Westminster non può permettersi un periodo d’instabilità. Dal 19 giugno partiranno i negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Secondo il calendario fissato con Bruxelles, i britannici dovranno lasciare effettivamente l’Unione ad autunno del 2019. La separazione prevede la negoziazione di 759 trattati internazionali. Da quanto si legge in un report del Financial Times, il Regno Unito dovrà sedersi con 168 Paesi per arrivare a diversi accordi commerciali, economici, politici e sociali.

LA PASSIONE PER I CANI AL VOTO

Sono cambiati i consensi per laburisti e per conservatori, ma quello che invece non è cambiata è la passione dei britannici per il #DogsAtPollingStations (Cani nei seggi elettorali). Le foto dei cani davanti ai seggi sono state trending topic sui social network. Secondo la Bbc, durante le prime due ore della giornata elettorale sono stati postati 8000 tweet con l’hashtag #DogsAtPollingStations, una moda iniziata nel 2015.

Il quotidiano The Telegraph ha scritto che “i britannici sono stanchi dei loro politici, ma non di postare foto con i cani che li accompagnano al voto per poi postarle sui social”. L’associazione Dogs Trust ha chiesto alle autorità di creare spazio adeguati – con provviste di acqua – per migliorare l’attesa dei quattro zampe mentre i padroni votano.

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