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Rendering Revolution, il progetto di Stefano Mainetti

Musica, danza pittura e videoarte unite in un’esperienza sinestetica, creata dal compositore e direttore d’orchestra Stefano Mainetti (in foto con la moglie Elena Sofia Ricci). Davanti a un parterre di artisti, attori, produttori, imprenditori e star dello show business, lunedì 12 giugno al Maxxi di Roma, è stato presentato il progetto Rendering Revolution, un’installazione fruibile ancora soltanto virtualmente, che punta a diventare presto realtà. L’idea è quella di sviluppare il concetto di musica aumentata, capace di interagire sia con le immagini che con i fruitori dell’opera d’arte, facendo vivere loro un’esperienza immersiva e coinvolgente.

Partendo dal centro di un percorso, dove è presente un quintetto di violoncelli che esegue un tema centrale, lo spettatore si sposta lungo quattro corridoi, al termine di ciascuno dei quali lo attende la proiezione di un’opera d’arte, arricchita dalle evoluzioni di due ballerini. Man mano che lo spettatore si avvicina all’opera, il tema musicale cambia: il dipinto “Prove Di Tango” di Patrizio De Magistris è accompagnato da una melodia tipica della danza argentina, note rarefatte si attivano in prossimità di “Carceri d’Invenzione” di Giambattista Piranesi; un ritmo energico segue la proiezione di “Guernica” di Pablo Picasso, mentre melodie di più ampio respiro si aprono con “Violon et Compotier” di Georges Braque. A unire il tema centrale a quelli abbinati alle opere, consentendo un passaggio fluido tra i brani musicali, è il violoncello suonato dal maestro Luca Pincini, mentre i temi delle stanze sono eseguiti da un’orchestra di sessanta elementi.

“Lo spettatore ha un filo rosso sonoro e lungo di esso si muove in una musica che acquisisce dimensione spaziale e dialoga con l’immagine – ha detto Mainetti  – Il modulo costruito con questi strumenti, queste musiche, queste opere, può affiancarsi e intersecarsi con altri moduli che abbiano altri elementi. In un’eventuale versione virtuale teoricamente si può raggiungere qualsiasi dimensione e così com’è il progetto si può mettere su uno dei tanti supporti per la realtà virtuale già disponibili sul mercato”.

Il giornalista Ernesto Assante, nell’introdurre la tavola rotonda che ha accompagnato l’evento, ha paragonato Mainetti a un esploratore: attraverso il suo progetto che unisce tecnologia e arte, lo spettatore vive un’esperienza personale, in base a come si muove negli ambienti. Monique Veaute, presidente della Fondazione Romaeuropa arte e cultura, invece, ha sottolineato la dimensione interattiva e partecipativa di Rendering Revolution, “di cui tutti contribuiscono a costruire il senso”.

Per il critico e musicologo Claudio Strinati, direttore scientifico della fondazione Sorgente Group, che ha sostenuto l’iniziativa, l’opera suscita sentimenti contrastanti: “Ci spinge a entrare e nello stesso tempo a cercare di uscire”, ha detto, sottolienando poi come l’opera di Mainetti ricordi “il labirinto di Arianna, in cui il violoncello rappresenta il motivo conduttore per districarsi in un percorso che produce emozione”.

Il presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Michele Dall’Ongaro, nell’evidenziare il rapporto della musica con lo spazio nell’opera di Mainetti ha ricordato alcuni innovativi brani musicali di fine Ottocento, in cui le note ‘’abitano lo spazio’’, dando vita a effetti straordinari: “Grazie alla tecnologia Rendering Revolution annulla le distanze e riesce, attraverso l’amplificazione, a raggiungere ovunque il suo ascoltatore che si inventa stati d’animo diversi, aumentati dall’arte figurativa”.

Mainetti ha rilevato che Rendering Revolution può diventare anche un format, traslandolo in ambienti e con brani musicali diversi, e ha poi annunciato che è in fase di studio un’app per smartphone e tablet, che metta a disposizione del pubblico l’esperienza interattiva, ma il sogno più ambizioso è realizzare l’installazione dal vivo.

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