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Perché la vittoria del democratico Ossoff può essere un duro colpo per Trump

Oggi, martedì 20 giugno, negli Stati Uniti si vota per il turno decisivo delle elezioni suppletive nel Sesto distretto della Georgia (area suburbana a nord di Atlanta). Gli sfidanti sono Jon Ossoff, trentenne democratico, e Karen Handel, repubblicana che ha accettato l’appoggio completo del presidente Donald Trump – che ha dedicato a lei il primo tweet della mattinata odierna, e contro Ossoff, “un democratico che vuole alzare le tasse e debole sulla sicurezza”, il secondo.

Il repubblicano Tom Price, da sostituire perché nominato segretario alla Salute, in 12 anni ha vinto con distacchi bulgari: prima di lui il seggio era la casa del super trumpiano Newt Gingrich, in mezzo, a segnare un regno Rep che dura ininterrotto dal 1979, Johnny Isakson.

La campagna elettorale è stata avvelenata da un clima completamente polarizzato su Trump, “un referendum” l’ha definito la Reuters – per dirne una, i repubblicani a sostegno di Handel hanno provato ad addossare le colpe della sparatoria in Virginia in cui è rimasto ferito il capogruppo Gop alla Camera Steve Scalise a Ostoff.

I sondaggi soffrono sempre con le elezioni speciali (spesso imprevedibili), ma danno i due candidati appaiati, e già questo sembra un ottimo risultato per Ossoff, che è un politico giovane, promettente, ma non troppo conosciuto – anche se su di lui si sono da tempo accesi i riflettori, che gli hanno permesso di vincere il primo round di aprile con il 48 per cento di preferenze tra i Democratici.

Il punto è ovviamente Trump: la scadente popolarità del presidente sarà sottoposta a una cartina tornasole in un terreno che sta già segnando la crescita dei democratici. Per capirci: Mitt Romney sconfisse Barack Obama di 28 punti percentuali su questo distretto, a novembre scorso Hillary Clinton perse solo di uno.

La vittoria di Ossoff sarebbe importante per segnare, nero su bianco (dopo che il presidente s’è speso personalmente), un potenziale trend, ma — sebbene non sposterebbe la maggioranza alla Camera — potebbe esserlo anche tecnicamente. Per esempio: la riforma del sistema sanitario, attualmente ingolfata prima del passaggio al Senato, ha ottenuto alla Camera una maggioranza di un voto. Se il nuovo deputato dovesse essere un democratico, significherebbe che in futuro, su leggi così controverse, l’amministrazione potrebbe anche andar sotto.

Anche se è ovvio che le maggioranze si costruiranno legge per legge, la vittoria di un democratico in un feudo conservatore – un quartiere periferico ottimo esempio dei luoghi in cui Dem stanno cercando di costruirsi una fiducia sulla dialettica anti-Trump tra i repubblicani più istruiti, non troppo inclini a sostenere la sghemba azione presidenziale – sarebbe un segnale per gli altri repubblicani e per l’elettorato, in vista delle mid-term del 2018. D’altra parte, una vittoria repubblicana potrebbe rafforzare l’amministrazione.

Che la posta in gioco è alta lo dimostra il fatto che a maggio, con 57 milioni di dollari in gioco tra i due contendenti, quella nel Sesto distretto della Georgia è diventata la più costosa elezione per la Camera di sempre.

(Foto: Twitter, @ossof)

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