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Un anno di Virginia Raggi in Campidoglio: i voti (e le stroncature) dei giornalisti

Qualche giorno fa – nel trarre il bilancio del suo primo anno in Campidoglio – Virginia Raggi non ha avuto dubbi o tentennamenti. “Mi do 7 e mezzo”, ha risposto ai cronisti che le chiedevano di commentare il suo operato da sindaco e di darsi un voto. Un’auto-promozione in piena regola, con un giudizio più che positivo, che è parsa destare perplessità fin dentro il MoVimento 5 Stelle e all’interno della sua stessa giunta. Per non parlare degli addetti ai lavori che in questi giorni – pur riconoscendo le enormi difficoltà con cui il primo cittadino pentastellato è stato chiamato a confrontarsi – hanno sottolineato i limiti palesati fin qui dalla sua amministrazione.

Formiche.net ha approfondito la questione e chiesto ai capi della cronaca di Roma o della redazione politica dei principali quotidiani italiani di esprimere un voto e un commento sull’azione politica e amministrativa di Raggi. E il quadro che ne è emerso è tutt’altro che positivo. Nessuna sufficienza – neppure stiracchiata – ma una sfilza di giudizi negativi, seppur di diversa sfumatura e intensità.

Tutti d’accordo – a prescindere dalla linea editoriale dei rispettivi quotidiani, a volte più benevola e altre meno nei confronti dei cinquestelle – nel ritenere che da Raggi, alla luce delle promesse elettorali e della larga vittoria ottenuta lo scorso giugno, ci si sarebbe aspettati di più. Molto di più.

Ecco i voti e i commenti in (rigoroso) ordine alfabetico.

Francesco Bei (capo della redazione romana de La Stampa)
Voto: n.c. (non classificato)
Commento:
Non credo, in tutta onestà, che si possa assegnare ancora la sufficienza alla sindaca Raggi. Anzi, è difficile davvero dare un voto purchessia, per me è n.c. La nostra inchiesta sul primo anno della giunta M5s rivela un’inadeguatezza operativa e progettuale allarmante, come se Raggi avesse vinto le elezioni senza un vero programma e una direzione di marcia che non fosse “cacciamo i vecchi amministratori, onestà”. Non a caso i due terzi delle delibere hanno riguardato finora le nomine in uno spoil system vorticoso. Luigi Di Maio sostiene che il primo anno dei pentastellati è sempre un disastro e dal secondo in poi iniziano ad amministrare benissimo le città. Vorremmo davvero credergli.

Stefano Costantini (capo della redazione romana di Repubblica)
Voto: 5-
Commento:
Ingenuità e incompetenza, condite dall’arroganza: mix fatale. Risultato: un primo anno disastroso per Roma e i romani. Le accuse della Procura scoraggiano anche i più ottimisti sul futuro.

Vittorio Macioce (capo della redazione romana del Giornale)
Voto: 4
Commento:
Il motivo è molto semplice: la rivoluzione annunciata dai grillini meritava un sogno, che Virginia Raggi però non è riuscita minimamente a realizzare. Dal suo arrivo in Campidoglio nulla appare cambiato in meglio a Roma. Il suo è stato un errore politico ma anche di immaginario, vista l’attesa che aveva accompagnato la sua elezione. E invece nessuna idea e nessun progetto. Raggi si è limitata ad annaspare nella melma senza mai dimostrarsi capace di un colpo d’ala. Non ha indicato una strada ai romani e non ha dimostrato alcuna dote di leadership.

Ernesto Menicucci (capo della cronaca di Roma del Messaggero)
Voto: 5
Commento:
Il grande alibi, ovviamente, è la condizione nella quale il movimento ha trovato Roma. Ma dal primo anno a Cinque Stelle, probabilmente, i cittadini romani si sarebbero aspettati più segnali tangibili di cambiamento. Invece per troppo tempo la giunta è rimasta bloccata tra lotte intestine, addii e vicende giudiziarie. L’attività amministrativa è ferma, il prezzo pagato all’inesperienza molto alto e anche i vertici nazionali M5S cominciano a dare segnali di impazienza. Mezzo voto in meno per le conferenze stampa con la claque al seguito, roba che nemmeno nella Prima Repubblica si vedeva.

Marco Palombi (redazione politica del Fatto Quotidiano)

Voto: 5
Commento:
La situazione, va detto, era disastrosa, ma dopo un anno non ci sono miglioramenti visibili e si vive di continue emergenze (rifiuti, trasporti, decoro): stabilito che Raggi e i 5 Stelle non sono parte dei vecchi poteri che hanno distrutto la capitale, ed è sicuramente un merito, non si capisce quale sia la loro idea di città, né a quale Roma vogliano parlare. Insistere con gli sfratti delle associazioni culturali e di volontariato – iniziati con Marino e Tronca – in nome della “messa a frutto” del patrimonio immobiliare è, infine, inaccettabile per un sindaco eletto trionfalmente dalle periferie.

Sergio Rizzo (editorialista e capo della redazione romana del Corriere della Sera)
Voto: 4
Commento:
Se fossimo a scuola Virginia Raggi non andrebbe oltre il 4. E soltanto perché ha oggettivamente trovato una situazione disastrosa, della quale non porta alcuna responsabilità, che neppure Mandrake avrebbe risolto in un solo anno. Il fatto è che le è mancato proprio tutto. Una classe dirigente inesperta e modesta, e nonostante questo neppure umile: anzi, piena di supponenza e disprezzo verso chi non si mostrava accondiscendente, a partire dalla stampa. Per non parlare della serie di infortuni clamorosi inanellati con le nomine, da Marra a Romeo, passando per Paola Muraro e gli assessori trombati ancor prima di arrivare. Soprattutto, però, non si è vista la caratteristica principale che deve avere il sindaco di una capitale: l’autorevolezza. Non c’è stata una sola decisione importante che non sia arrivata dai vertici del Movimento: dal no alle Olimpiadi, al sì (invece) allo stadio della Roma e di Parnasi; dalle nomine di certi assessori, dei responsabili delle aziende, e perfino del suo attuale braccio destro, alla recente svolta contro gli immigrati.

Paolo Zappitelli (capo della cronaca di Roma del Tempo)
Voto: 4
Commento:
In un anno di governo la sindaca Raggi ha fatto pochi interventi ma, in compenso, molti annunci. Brillando per progetti di cui i romani non sentivano proprio la necessità, dalla funivia a Casalotti alle carrozzelle elettriche per i turisti. In compenso i grandi problemi che affliggono la città sono rimasti gli stessi. E, se possibile, sono peggiorati. Su mobilità, sicurezza e rifiuti attendiamo ancora idee. E soprattutto soluzioni.

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