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Ecco come Intesa Sanpaolo servirà lo spezzatino di Popolare Vicenza e Veneto Banca

Veneto banca, CARLO MESSINA, banca intesa

La Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono già nell’orbita di Intesa Sanpaolo. Dopo il decreto legge lampo di domenica 25, ieri il gruppo guidato da Carlo Messina (in foto) ha subito messo in campo la strategia per integrare i due istituti. In mattinata il cda ha firmato con i commissari liquidatori il contratto di acquisto per il prezzo simbolico di un euro.

COSA PRENDE INTESA

Nello specifico, l’operazione (che in serata l’agenzia di rating Moody’s ha giudicato positivamente) esclude i crediti deteriorati, le obbligazioni subordinate, le partecipazioni e gli altri rapporti giuridici considerati non funzionali. Sono invece inclusi nel perimetro, oltre alle attività e passività selezionate di Bpvi e Veneto Banca, il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia, Banca Nuova, in Sec Servizi Bancari e nelle controllate in Moldavia, Croazia e Albania.

I DETTAGLI

Finiscono a Intesa anche crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per 26,1 miliardi, attività finanziarie per 8,9 miliardi, attività fiscali per 1,9 miliardi, debiti verso clientela per 25,8 miliardi, obbligazioni senior per 11,8 miliardi, raccolta indiretta per 23 miliardi (di cui 10,4 miliardi di risparmio gestito), circa 900 sportelli in Italia e 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania, 9.960 dipendenti in Italia e 880 all’estero.

IL DOSSIER CREDITI

Nel perimetro rientrano anche crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi, con diritto però di Intesa di retrocessione nel caso la banca rilevi, nel periodo fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020, presupposti per classificarli come sofferenze o inadempienze probabili.

IL NODO DEI BONDISTI

A ristoro dei piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate la Ca’ de Sass ha inoltre deciso di stanziare 60 milioni che includono un importo come proprio intervento in aggiunta alla quota parte prevista del contributo del sistema bancario. L’intervento, spiega un comunicato, «permette di evitare i gravi riflessi sociali che sarebbero altrimenti derivati dalla procedura di liquidazione coatta amministrativa delle due banche, salvaguardando l’occupazione delle persone che vi lavorano, i risparmi affidati da 2 milioni di famiglie e l’attività di 200 mila imprese finanziate e conseguentemente l’occupazione di 3 milioni di persone nelle regioni che registrano la maggiore crescita economica del Paese», conclude la nota.

UNA NUOVA DIREZIONE

Dal punto di vista organizzativo Intesa ha istituito all’interno della divisione Banca dei Territori una nuova direzione regionale cui faranno capo i rami d’azienda costituiti dalle attività rilevate da Bpvi e da Veneto Banca. «L’obiettivo», spiega l’istituto, è «garantire la piena continuità nell’operatività corrente delle attività acquisite dalle due banche venete e di rendere immediata l’integrazione di queste stesse nel gruppo Intesa». La nuova realtà (affidata ad interim a Stefano Barrese) si articola in due unità organizzative cui faranno capo le strutture centrali e territoriali provenienti dalle due banche integrate, denominate ex Banca Popolare di Vicenza ed ex Veneto Banca. Queste due unità sono state affidate a Gabriele Piccini, manager di esperienza che ha ricoperto ruoli di rilievo in Unicredit dove è stato country manager per l’Italia e, più di recente, in Bpvi di cui è stato vice direttore generale e responsabile commerciale.

I PROSSIMI PASSI

Il prossimo passaggio dovrebbe essere il lancio di una due diligence indipendente per valutare la qualità degli asset rilevati. La verifica dovrà essere condotta da un collegio di tre esperti indipendenti, di cui uno nominato dal Ministero, uno da Intesa e il terzo, con funzione di presidente, designato di comune accordo dagli esperti nominati dalle parti. L’esito della due diligence non è peraltro l’unica variabile in vista. L’accordo siglato ieri prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche del perimetro di acquisizione nel caso in cui il dl fosse convertito con modifiche o integrazioni tali da rendere più onerosa l’operazione. In serata Messina ha comunque risposto alle polemiche sorte sull’acquisizione: «Credo che la definizione del regalo sia completamente sbagliata. Noi interveniamo in questa operazione per tutelare i risparmi di 2 milioni di famiglie, l’erogazione del credito di 200 mila imprese e l’occupazione 10 mila persone. Siamo la soluzione per accelerare la crescita del Paese».

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza)

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