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Agenzia delle Entrate e Cassazione stanno collaborando alle spalle del contribuente?

L’indagine “Financial Complexity Index 2017” ha posto l’Italia sul podio, dopo Turchia e Brasile, nella classifica mondiale dei Paesi con il fisco più complicato, a causa del nostro legislatore iperattivo in ambito tributario e soprattutto per il sistema fiscale formato da una moltitudine di norme criptiche soggette ad interpretazione.

Eppure sembra che questo sia solo un punto di vista.

I dati sui risultati dei processi tributari sembrano delineare una realtà completamente differente in cui questa complessità e questa mancanza di chiarezza delle norme fiscali è solo una nostra percezione.

Analizzando gli esiti finali infatti scopriamo che le pronunce definitive risultate favorevoli all’Agenzia delle Entrate (in tutto o in parte) sono risultate addirittura il 70%, in poche parole su 10 contribuenti che si trovano a dover valere le proprie ragioni in sede di contenzioso fiscale, solo 3 ne escono completamente incolumi senza dover pagare 1 euro, come se in realtà fossero appunto solo il contribuente e i professionisti del settore a non capire le norme tributarie ben comprese invece dalle Agenzie.

L’analisi dei report però ci rivela un altro particolare su cui riflettere con attenzione.

Se guardiamo infatti i risultati nei tre gradi di giudizio scopriamo che sia nel primo sia nel secondo grado  l’Agenzia delle Entrate perde più della metà delle volte mentre questa strana sproporzione di vittorie si realizza tutta in Cassazione.

La domanda è conseguenziale: perché un risultato così schiacciante di fronte agli Ermellini?

Riflettendo attentamente non dovremmo tanto stupirci perché fu proprio Rossella Orlandi lo scorso marzo a darci un indizio su quello che accaduto dichiarando che l’Agenzia delle Entrate stava lavorando con la Cassazione per avere delle sentenze pilota.

La dichiarazione ai tempi fece molto clamore e portò anche ad una interrogazione parlamentare della senatrice Cinzia Bonfrisco che chiese spiegazioni a Padoan “sulla natura di questa collaborazione della Cassazione con una sola delle parti del processo tributario”.

Come diceva Giulio Andreotti “a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, e con le dovute precauzioni possiamo forse dire che i risultati dei processi tributari 2016, anche se con tre mesi di ritardo, hanno dato una risposta alla senatrice.

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