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Grillo e Raggi strillano su migranti e rom pensando alle elezioni in Sicilia

Raggi

È molto facile dire che sarà un’estate politicamente calda. Anche negli ultimi anni di questi tempi i flussi migratori attiravano molta attenzione, ma quest’anno l’aumento degli sbarchi unito alle fibrillazioni politiche nostrane fa prevedere di qui all’autunno polemiche feroci su uno dei temi più importanti e molto sensibile elettoralmente.

IL M5S: NO A ROM E MIGRANTI

Dopo la sconfitta alle amministrative dell’11 giugno, il M5s ha imboccato con più decisione una linea anti immigrazione con l’obiettivo di rubare voti al centrodestra. Il Movimento non sarà ai ballottaggi del 25 giugno (in attesa delle verifiche sui voti di Asti), ma si porta avanti con il lavoro in vista delle elezioni regionali del 5 novembre in Sicilia. Vanno lette (anche) in questo senso le ultime dichiarazioni di Beppe Grillo e di Virginia Raggi. Sul suo blog Grillo ha scritto: “Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e le tendopoli. Chi si dichiara senza reddito e gira con auto di lusso è fuori. Chi chiede soldi in metropolitana, magari con minorenni al seguito, è fuori. In più sarà aumentata la vigilanza nelle metro contro i borseggiatori. Iniziamo a chiudere i primi due di nove campi ancora presenti a Roma”. Un approccio molto di “destra”, anche se sarebbe ipocrita negare che promettere una Capitale più sicura sia un tema bipartisan e infatti il ministro dell’Interno, Marco Minniti, senza riferirsi a rom o a città particolari, ripete da tempo che la sicurezza è di “sinistra”. Coincidenza vuole che nello stesso giorno (il 13 giugno) si sia saputo della lettera scritta dal sindaco Raggi al prefetto di Roma, Paola Basilone, per chiedere “una moratoria sui nuovi arrivi” nella Capitale vista la “forte presenza migratoria e il continuo flusso di cittadini stranieri”: oggi sono circa 8.600 i migranti ospitati a Roma e provincia, il flusso è di 500 al mese. Nella lettera aggiunge: “Trovo impossibile, oltre che rischioso, ipotizzare ulteriori strutture di accoglienza, peraltro di rilevante impatto e consistenza numerica sul territorio comunale”. E a causa di questa “forte pressione migratoria”, Raggi ha chiesto un incontro a Minniti. Inevitabile il coro di ironie levatosi da numerosi rappresentanti del centrodestra mentre l’imprimatur politico arriva da Luigi Di Maio che applaude la Raggi e definisce l’Italia “una pentola a pressione”.

LE ELEZIONI IN SICILIA

Alle regionali siciliane il M5s si gioca molto. Accreditato di un successo enorme dai sondaggi dei mesi scorsi, l’impressione di “vecchia politica” data con l’accordo saltato sulla legge elettorale e l’incapacità di presentare candidati all’altezza della situazione alle amministrative stanno fiaccando l’immagine dei paladini del “nuovo” che appena chiamati al governo (vedi Roma) dimostrano evidenti limiti. La Sicilia da decenni è considerata un “laboratorio politico” molto indicativo della tendenza nazionale e tutti i partiti danno a quel voto estrema importanza, anche perché quest’anno capiterà alla vigilia delle elezioni politiche. Alle tensioni locali e agli affari non sempre limpidi che girano intorno alla gestione degli immigrati si è aggiunto il cambio del sindaco di Lampedusa, dove Salvatore Martello (a capo di una lista civica e già primo cittadino dal 1993 al 2002) ha spodestato Giusy Nicolini, membro della segreteria del Pd, che era diventata il simbolo dell’accoglienza del “confine sud” dell’Europa tanto da accompagnare Matteo Renzi nella visita ufficiale da Barack Obama. Le prime parole di Martello, invece, lasciano intendere una politica meno accondiscendente verso il governo.

IL FRONTE LIBICO

Il bubbone è sempre lì di fronte, in Libia. Da qualche settimana si susseguono le notizie di interventi della Guardia costiera libica e il 10 giugno l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, portavoce della Marina, parlò di contatti telefonici fra imprecisate Ong come se le organizzazioni umanitarie stessero aspettando barconi con circa 570 migranti, poi bloccati dai libici. Parole che rinfocolarono le polemiche, in particolare tra il presidente della Camera, Laura Boldrini, che parlava di “campagna dissennata”, e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (FI), che ricordava le inchieste giornalistiche e giudiziarie, oltre alla relazione conclusiva dell’indagine voluta dalla commissione Difesa di Palazzo Madama. Sul ruolo delle Ong, inoltre, non va dimenticato che già il 21 aprile il blog del M5s pubblicò un articolo sull’“oscuro ruolo delle Ong private”.

IL GOVERNO TRA ACCOGLIENZA, AFRICA ED EUROPA

Il governo, dal canto suo, cerca faticosamente di tenere insieme i tanti fili che legano la realtà libica ed entro il mese di giugno dovrebbe consegnare a quella Guardia costiera altre sei motovedette dopo le quattro dei mesi scorsi. Gestione dell’accoglienza, rapporti con l’Africa, solleciti all’Europa sono i tre problemi. Il 18 maggio a Milano Minniti firmò un protocollo con 76 dei 134 sindaci della Città metropolitana per una migliore distribuzione dei migranti, fino ad allora sistemati solo a Milano e a Bresso, un accordo che il ministro definì un modello per l’Italia e per l’Ue anche se non mancarono polemiche. Tre giorni dopo fu istituita una cabina di regia tra Italia, Ciad, Libia e Niger per la sicurezza dei confini. Sforzi che hanno assoluto bisogno di un sostegno europeo che purtroppo manca: la Commissione Ue ha infatti avviato le procedure di infrazione per Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca per i mancati ricollocamenti dei profughi da Italia e Grecia, procedura respinta da cechi e polacchi e definita un ricatto dagli ungheresi.

I RICOLLOCAMENTI TROPPO LENTI

Va ricordato che quando si parla di ricollocamenti ci si riferisce solo ai migranti ai quali è stata già riconosciuta la protezione internazionale, quindi già “validati” dall’Italia: al 9 giugno secondo la Commissione Ue erano 6.896 quelli distribuiti tra gli altri Stati. La stessa Commissione, però, sollecita l’Italia a identificare il più velocemente possibile i migranti che hanno diritto all’asilo, e che dunque possono essere ricollocati, e suggerisce di concentrare i candidati in pochi centri perché la distribuzione su tutto il territorio italiano complica le cose. Suggerimenti comprensibili, ma non si ricordano commenti europei allo sfogo di Minniti a Torino il 21 maggio: onorato dei complimenti all’Italia, disse più o meno il ministro, ma se una nave francese che soccorre i migranti nel Mediterraneo li portasse a Marsiglia, se una tedesca li portasse ad Amburgo o una spagnola li accompagnasse a Barcellona, sarei ancora più onorato. Su 73.189 arrivati via mare in Europa fino all’11 giugno e 1.808 morti, l’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) precisa che l’85 per cento è giunto in Italia, cioè 61.903. Al 13 giugno i dati del Viminale indicavano già 64.158 migranti. Continuano ad arrivare tutti qui.

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