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Londra, Torino, Pavlov e Grossman

Il contrasto di un’epoca 4.0
Questa mattina ci siamo svegliati sotto gli aggiornamenti di Londra e Torino. Due episodi. Due città simbolo. E così tanti diversi modi di sentirsi uniti.

Dopo il fantascientifico attentato di inizio secolo, immagini da set holliwoodiano, ora si muore di poco: si muore di paura.

Anche a Londra le armi “povere” hanno ucciso in un’altra notte.

Il contrasto dicevo tra l’idea che ci eravamo fatti quando ci parlavano delle armi chimiche, dopo i grattacieli che si sgretolarono, con i potenti mezzi di intelligence allora, mentre qualcuno gioca con le bombe nucleari oggi.

Viviamo il passaggio alle auto programmate per guidare da sole, a frigoriferi e lavatrici per acquistare prodotti, a più robot nelle fabbriche e moriamo per mano di uomini (o quasi) camionisti improvvisati con coltelli di poco più lunghi di quelli che usiamo in cucina e più corti delle spade e le altre cose che usavano prima dell’invenzione delle armi da fuoco?

A Torino invece si è sentita un’esplosione e il disordine e il pensiero che si trattasse del primo atto terroristico in Italia hanno scatenato il panico, coinvolte 1400 persone, rimaste ferite.

Siamo a Pavlov. Ricordate un famoso esperimento della psicologia cognitiva.

Londra, poco prima la Germania, e la Francia, cosa hanno in comune? Non la moneta unica. Non la lingua. Non (più) la bandiera (europea). L’Occidente.

Per noi l’Occidente vuol dire un modello in crisi, crisi di identità, e anche come potenza economica. Rappresenta valori frivoli? A volte. Altre volte rappresenta la democrazia.

Per i terroristi cosa rappresenta? E loro per noi?

Mi viene in mente un libro che ho letto qualche anno fa di David Grossman.

“Che tu sia per me il coltello”.

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