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Rifiuti, trasporti, buche. Analisi dei 3 problemi più gravi di Virginia Raggi

Secondo di una serie di approfondimenti a firma di Andrea Picardi sul primo anno da sindaco di Roma Virginia Raggi. Il primo è consultabile qui.

I rifiuti prima di tutto, e poi il trasporto pubblico e le troppe buche disseminate sul manto delle strade della Capitale. Quando si parla della città eterna e dei suoi problemi, è inevitabile fare subito riferimento a queste tre questioni: un’autentica montagna da scalare – il vero banco di prova per valutare l’operato di qualsiasi sindaco – a cui Virginia Raggi sta ancora cercando di prendere le misure. A partire dal degrado evidente in cui si barcamena la città eterna: niente a che vedere – per fare un esempio – con l’emergenza che travolse Napoli qualche anno fa, ma pur sempre qualcosa di assai poco piacevole per gli abitanti di Roma e i suoi turisti.

UNA QUESTIONE DA AFFRONTARE DEFINITIVAMENTE

Raggi – nel suo primo anno in Campidoglio – se ne è a lungo occupata, ma le cose nel frattempo non è che siano particolarmente migliorate. I problemi quelli erano e quelli sono rimasti: in primis la mancanza di un’impiantistica adeguata che consenta alla città di gestire i suoi rifiuti al pari delle più grandi capitali mondiali. In assenza di una discarica – quella di Malagrotta, il cosiddetto ottavo colle di Roma, è stata chiusa nel 2013 da Ignazio Marino  in questi anni non si è provveduto a varare un piano B. E, cioè, a creare quegli impianti necessari a raccogliere e smaltire i rifiuti. Con la conseguenza di mandarne un bel po’ all’estero e in altre regioni dietro pagamento e di ingolfare, contemporaneamente, i pochi impianti esistenti a Roma (solo due di proprietà di Ama). Una situazione che, ovviamente, Raggi non ha contribuito a determinare ma che ora è chiamata a risolvere. Con soluzioni che siano più incisive dei soliti pannicelli caldi o delle misure da libro dei sogni di cui troppo spesso si è sentito parlare nella Capitale. Per dirla in breve,  senza una discarica occorrono impianti adeguati: altrimenti Roma continuerà convivere con questa situazione di sporcizia diffusa (per approfondire la questione si consiglia la lettura di questo articolo del Sole 24 Ore).

UN SOGNO CHIAMATO TRASPORTI ADEGUATI

Meno emergenziale lo stato di salute dei trasporti romani, nel senso che – in assenza di gravi crisi – si continua a navigare a vista nella speranza che qualcosa possa finalmente cambiare. Nella lettera che ha inviato al Messaggero due giorni fa, Raggi ha rivendicato l’arrivo di “quasi 200 mezzi di trasporto pubblico in più rispetto ai 950 che abbiamo trovato” e annunciato con orgoglio che il prossimo autunno finalmente le linee A e C della metropolitana arriveranno a incrociarsi presso la stazione di San Giovanni. In entrambi i casi si tratta però di misure e decisioni assunte da altre amministrazioni che solo ora hanno cominciato a dare i loro frutti. I nuovi autobus sono stati comprati con i fondi stanziati da Marino e dopo la gara bandita dall’ex commissario prefettizio di Roma Francesco Paolo Tronca, mentre il progetto della linea C della metropolitana – che ha mosso i primi passi ufficiali nel 2001 – risale a Walter Veltroni. Non che Raggi faccia male a sottolineare questi passi in avanti ma è chiaro che adesso ci si attenda qualche nuova idea da parte della sua amministrazione, magari da realizzare in tempi più spediti del passato. Questo sì, sarebbe un risultato di cui l’attuale primo cittadino si potrebbe vantare anche nel confronto ai suoi predecessori. I piani del Campidoglio in materia saranno comunque messi nero su bianco a breve nel nuovo piano urbano della mobilità sostenibile allo studio dell’assessore Linda Meleo.

IL PROGETTO FUNIVIE

Di sicuro ne farà parte il progetto funivie che Raggi è determinata a portare a compimento. Nelle intenzioni del Campidoglio saranno tre: quella da Battistini a Casalotti (Roma ovest), quella da Magliana a Piazza della Civiltà del Lavoro (Roma sud) e, infine, la funivia su rotaie tra viale Jonio e via della Bufalotta (a nord). Un’idea già accarezzata dalle precedenti amministrazioni su cui, però, l’attuale sindaco appare decisa ad andare in fondo. Anzi, chi segue da vicino la giunta capitolina assicura che il primo cittadino ha deciso di puntare molto – se non tutto – su questo progetto al fine di lasciare la traccia del suo passaggio nella città eterna.

LO SLALOM TRA LE BUCHE DI ROMA

Lo sport più in voga tra le centinaia di migliaia di motociclisti romani, ogni giorno costretti a fare la gimcana per evitare di danneggiare il loro mezzo o, peggio ancora, di ritrovarsi per terra. Sempre nella lettera inviata al Messaggero Raggi ha affermato che le cose stanno cambiando, per merito – ha spiegato qualche settimana fa – dell’operazione #StradeNuove. “E’ già partita“, ha commentato il sindaco che ha aggiunto di aver stanziato a tal fine 85 milioni di euro. E soprattutto di aver cambiato il metodo di lavoro: “La nostra amministrazione ha chiuso quasi tutte le gare per l’aggiudicazione dei cantieri, abbandonando per sempre il ricorso agli interventi ‘spot’ del passato, spesso affidati con procedure che in qualche caso sono finite nelle inchieste di Mafia Capitale. I nostri sono tutti appalti assegnati con procedure a evidenza pubblica“. Ricostruzione, però, contestata dal presidente dei costruttori romani Edoardo Bianchi, recentissimamente sostituito alla guida dell’Acer da Nicolò Rebecchini per scadenza del mandato. “Il Campidoglio non ha ancora pubblicato i bandi, i lavori vanno avanti in regime di proroga o in deroga al codice degli appalti, finora le gare sono state affidate con procedure ristrette e pubblicità ridotta”, aveva dichiarato circa un mese Bianchi. Poi sull’argomento è calato il silenzio. Mentre nel frattempo orde di motociclisti continuano a esercitarsi nella specialità dello zig zag tra le buche.

(2. continua)

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