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Scosse e assestamenti nel nuovo corso della Pontificia accademia per la vita

Congedato il 31 dicembre, torna alla Pontificia accademia per la vita il cardinale Willem Eijk (in foto). È tra le prime nomine di Papa Francesco di un accademico dopo l’azzeramento di tutti i membri seguito al nuovo statuto e alla presidenza affidata all’arcivescovo Vincenzo Paglia. La scelta del porporato olandese riuscirà a riassicurare i critici? Quelli che leggono il nuovo corso dell’istituzione come un “tradimento” delle intenzioni del fondatore Giovanni Paolo II, temendo giravolte sui temi etici?

PRINCIPI CHIARI DAI PAESI BASSI

È dal 1 gennaio che l’Accademia non aveva più membri ordinari. Tutti quanti hanno terminato il loro incarico con l’entrata in vigore dei nuovi statuti. Non sfugge che la prima scelta di Francesco sia per un cardinale dalle ben note posizioni tradizionali sui temi etici. Arcivescovo di Utrecht, laureato in Medicina e teologo morale, il porporato è considerato un disallineato rispetto a pretese maggioranze romane. Figura tra i tredici cardinali che hanno firmato la lettera al Papa in apertura del Sinodo sulla famiglia 2015, per esprimere “preoccupazioni” sul metodo di lavoro che a loro dire sembrava configurato “per facilitare risultati predeterminati su questioni controverse” come la comunione ai divorziati risposati. Un no netto che Eijk aveva già messo in pagina nel libro Matrimonio e famiglia uscito alla vigilia del Sinodo, con i contributi di altri dieci cardinali. Concederla – scriveva – comporterebbe un cambiamento della dottrina su matrimonio e sessualità, fino ad accettare “atti sessuali non diretti alla procreazione come quelli omosessuali”. Più recentemente ha auspicato un’enciclica papale o un atto della Dottrina della fede sul gender. Ha ricordato che la Chiesa si è espressa più volte e in diversi documenti ma non come tema centrale: “La Chiesa è chiamata a dare il suo punto di vista su un’antropologia dualista che sta pervadendo tutta la società, ha influsso su quasi tutti i campi del pensiero, inclusa l’etica medica, e cambia il modo di sentire e di percepire se stessi”. Fino ad aprire le porte al modo più radicale di disporre del corpo: suicidio assistito e eutanasia “senza richiesta della persona coinvolta”. Chiarissimo nel giudizio sulla povertà: “Coloro che non sono poveri materialmente, forse possono essere molto poveri spiritualmente. Dobbiamo pensare anche a loro, perché non hanno mai sentito la verità del Vangelo”. Primate dei Paesi Bassi, dove appena il 5% di chi si dichiara cattolico è praticante, è un sostenitore della dottrina tradizionale. Perché vincente. Spiega: “Le generazioni più anziane sono quelle che negli anni Sessanta hanno abbracciato le nuove correnti teologiche, invece i giovani, quando credono ancora, non discutono l’ortodossia e hanno un’intensa vita di preghiera”.

IL NUOVO STATUTO DELL’ACCADEMIA

L’azzeramento degli accademici, laici ed ecclesiastici, è stata la prima conseguenza del nuovo statuto, in vigore dal 1 gennaio, che ha modificato la durata degli incarichi. In precedenza i membri rimanevano tali a vita. Con le nuove disposizioni è subentrata la nomina quinquennale, sebbene riproponibile. E questo – spiegava la novità Paglia – è stato necessario “per facilitare un necessario rinnovamento”. Per i critici, era stata una mossa per liberarsi degli accademici non allineati, come ha osservato il vaticanista Sandro Magister, che ha parlato esplicitamente di “epurazione”. Nei nuovi statuti c’è spazio anche per la prospettiva di “una autentica ecologia umana che aiuti a ritrovare l’equilibrio originario della Creazione tre la persona umana e l’intero universo”. Illustrava l’arcivescovo a Radio Vaticana che si tratta di una sottolineatura “particolarmente importante, perché l’Accademia non dovrà solamente fermarsi nelle tradizionali questioni della bioetica … è indispensabile considerare le implicazioni sociali, economiche e anche ecologiche, perché la vita sia buona per tutti, in particolare per i più deboli”. L’Accademia offre inoltre la propria collaborazione ai medici e ai ricercatori “anche non cattolici e non cristiani, che riconoscono l’inviolabilità della vita umana dal concepimento alla morte naturale”.

IL PRESIDENTE PAGLIA NEL MIRINO DEI TRADIZIONALISTI

Paglia proviene dall’esperienza della Comunità di Sant’Egidio. Dalla diocesi di Terni, che guidava dal 2000, nel 2012 viene chiamato a Roma da Ratzinger, elevato arcivescovo e nominato presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. La promozione in Curia arriva dopo l’emergere di un indebitamento milionario in cui era sprofondata la diocesi umbra. In soccorso dovette intervenire anche lo Ior. Nel 2016 il Pontificio consiglio per la famiglia confluisce nel nuovo Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e monsignor Paglia diventa presidente dell’Accademia. L’attenzione dei suoi critici raggiunge l’acme. Gli rimproverano di avere voluto un affresco nel Duomo di Terni che raffigura una resurrezione di Gesù che porta in paradiso prostitute, spacciatori, transessuali e omosessuali in atteggiamenti erotici – “tensione erotica ma non sessuale”, confermò a Repubblica l’autore dell’opera, l’argentino Ricardo Cinali. Tra i personaggi ritratti, si distingue anche il volto dello stesso monsignore. Paglia è finito nel mirino di Radio24, punto dalla Zanzara di Giuseppe Cruciani, con una finta telefonata dell’allora premier, nella quale l’inconsapevole monsignore, credendo di parlare con Matteo Renzi, si complimentava e lo esortava a proseguire. Chi ricorda l’episodio non dimentica che il governo Renzi ha aperto alle unioni civili. Perplessità sono emerse per il giudizio postumo su Marco Pannella, leader radicale che “ha speso la sua vita in particolare per gli ultimi”, che ha lottato “per la difesa della dignità di tutti”, ispiratore di “una vita più bella per l’Italia e il mondo”. Parole che hanno provocato il lancio di una petizione per chiederne le dimissioni dagli incarichi in Curia, per avere tessuto l’elogio di un uomo che “ha combattuto battaglie per l’aborto, il matrimonio omosessuale, contro la famiglia e per l’eutanasia”.

I DUBBI SUL NUOVO CORSO DEGLI EX ACCADEMICI

Per coincidenza, mentre si ufficializzava la nomina del cardinal Eijk, Edward Pentin, del National Catholic Register, ha pubblicato un lungo articolo per dare conto dei malumori sul nuovo corso dell’Accademia e sul suo presidente. Secondo Christine Vollmer, tra le fondatrici dell’istituto, Paglia porterà a neutralizzare l’Accademia nella battaglia per la difesa della vita. Per un altro ex membro, Thomas Ward, l’attuale leadership è “un altro passo verso un cambiamento di paradigma sulla morale sessuale in Vaticano”. Tutte dichiarazioni raccolte prima che la nomina pontificia del cardinale Eijk fosse nota.

DON VINCENZO RISPONDE AI CRITICI

Nel rispondere alle domande del vaticanista Pentin, l’arcivescovo difende la riforma degli statuti dell’Accademia. Nega che ci sia stata un’opera di epurazione dei membri. A chi lo ha criticato per avere cancellato la necessità per gli accademici di sottoscrivere un impegno a difendere i principi prolife, ha invitato a leggere più attentamente i documenti che, a suo giudizio, riaffermano quell’impegno “in un modo ancora più chiaro e forte”. Ha ribadito la volontà di “intraprendere iniziative comuni e di dialogo con persone che non condividono la fede cattolica”. Dà conto tra l’altro della sua versione sull’affresco di Terni, negandone la lettura “erotica”. Piuttosto, sostiene, “è raffigurata l’umanità nuda, nella sua povertà radicale bisognosa di redenzione”. Quanto al giudizio su Pannella, sottolinea che apprezzarne la “grande gentilezza”, “l’umanità e la bontà innata” non coincide con l’approvazione delle sue battaglie “sbagliate”.

LE NOMINE AL VAGLIO DEL PAPA

La mossa di Bergoglio che ha scelto, rinnovandolo nell’incarico precedente, proprio un cardinale conservatore come prima nomina per il nuovo organico dell’Accademia, spariglia le carte dei critici dell’ex vescovo di Terni. Paglia al Register ha rassicurato che i nuovi accademici saranno membri non “solo di talento” ma anche rappresentativi “di tutti coloro che difendono la vita in tutte le sue fasi”. Commenta il giornale conservatore OnePeterFive: “È troppo presto per concludere che la ri-nomina di Eijk è un segnale che il Papa intende ripopolare l’Accademia con strenui difensori della dottrina morale della Chiesa cattolica”. Chissà se saranno richiamati altri ex, anche se critici del nuovo corso. Tra i 171 accademici “pensionati” a gennaio, spiccano alcuni nomi. Dal cardinale Carlo Caffarra, uno dei firmatari dei dubia su Amoris Laetitia e la comunione ai divorziati risposati, all’89enne cardinale Elio Sgreccia, bioeticista già presidente dell’Accademia. Sua la prefazione a un libro sull’insegnamento tradizionale sul matrimonio. Anche il suo nome nel sito ufficiale dell’Accademia è scomparso nella lista dei “già membri” scaduti il 31 dicembre. Nessun cenno ad un onorifico emeritato. E chissà se sarà riconfermato il filosofo Robert Spaemann, amico di Ratzinger e autore di articoli e saggi contrarissimi all’esortazione apostolica di Francesco sulla famiglia.

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