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Perché sono artate e sciocche le polemiche sull’incontro Trump-Putin al G20. Parla Luttwak

Per Donald Trump le accuse del Russiagate non sono altro che “un patetico tentativo di rifare le elezioni”. Non usa mezzi termini Edward Luttwak, politologo esperto di politica internazionale, intelligence e strategia militare, commentando le polemiche all’indomani dell’incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin al G20 di Amburgo. Un incontro che, oltre al tema delle accuse per un coinvolgimento russo nelle elezioni presidenziali, ha visto sul tavolo i due dossier della crisi siriana e del Donbass. Ecco la conversazione di Formiche.net con Luttwak.

Professore, all’incontro fra Trump e Putin al G20 presenziavano solo il segretario di Stato Tillerson e il ministro degli Esteri Lavrov. Perché si è svolto in una forma così ristretta?

Dalla parte del governo russo c’è una sola persona, e si chiama Putin, che è un esecutore e non ha colleghi. Puoi fare un incontro con Putin e con dei mobili, o con Putin e i suoi ministri, e sarebbe la stessa cosa. Trump ha un modo di fare politica estera che prevede unicamente spazio per lui e per il segretario di Stato Tillerson, che è presente per rappresentare la coerenza amministrativa. Ma anche lì non c’è una squadra, non ci sono voci differenti neanche dal lato di Trump.

Condivide le dichiarazioni dell’ex ambasciatore Mc Faul, per cui lasciare a casa il Consigliere per la Sicurezza nazionale Mc Master è stato un segno di debolezza?

La stampa anti-Trump è disposta a pubblicare qualsiasi accusa contro di lui, persino quella assurda di Mc Faul. Mc master è un ufficiale militare, non ha nessuna esperienza diplomatica né esperienza con la Russia. È vero il contrario: ad esempio l’incontro tra Trump e Xi Jinping è andato alla grande proprio perché non era presente nessun esperto di Cina. Se ci fosse stato un diplomatico come Mc Faul, Trump non avrebbe potuto dire a Xi quello che ha detto. Mc Faul è un diplomatico inutile, che è stato parte dei tentativi falliti di gestire Putin, tutta la sua azione diplomatica è fallita, è un fatto non contestabile.

Uno dei temi più attesi dell’incontro era, ancora una volta, il Russiagate. Lei crede che Trump sia stato elusivo sul coinvolgimento russo nelle elezioni presidenziali?

Trump sa di non essere l’agente Z23 del servizio segreto russo. Durante l’intera campagna elettorale non ha sentito di nessun tipo di coordinamento fra membri del suo team e russi, per la semplice ragione che non esiste nessun coordinamento. Chiunque abbia mai incontrato un russo in qualsiasi momento della storia adesso viene additato come membro di una congiura. In più quando hanno domandato in una testimonianza formale ai capi dell’intelligence se avessero qualsiasi prova di un coordinamento tutti hanno risposto di no. Trump non può prendere sul serio le accuse, crede che sia un patetico tentativo di rifare le elezioni.

Se Trump non ha preso sul serio le accuse, perché ha licenziato il direttore dell’FBI James Comey?

Lo ha licenziato impulsivamente. Trump, per pura ignoranza, non sapeva che i capi dell’FBI, nella tradizione di J. Hedgar Hoover, sono sempre pronti a reagire per non essere licenziabili dai presidenti con dei dossier che raccolgono.

E quindi?

E quindi la regola numero uno per un presidente è non avere nessun rapporto con l’FBI, che è un’agenzia di polizia e non rientra nella sfera dell’esecutivo. Trump non sapeva che non si parla col capo dell’FBI, non si invita a cena, non gli si chiede nulla. Quando Trump lo ha licenziato, Comey aveva da parte le sue piccole note compromettenti che aveva scritto sulle dichiarazioni di Trump su Flynn.

Passiamo alla discussione sulla Siria, e alla tregua concordata a partire da questa domenica mattina. Ci sono le condizioni per riunire il governo siriano e le opposizioni?

Le forze armate di Assad non sono l’esercito siriano, sono un gruppo di milizie alawite sotto differenti livelli di disciplina, nessuna delle quali si può considerare un esercito. Dall’altro lato l’opposizione è un’accozzaglia di milizie di diverso tipo, e nessuna ha un sistema di comando. Quel che si può controllare sono le forze armate russe e quelle americane. Il lato siriano è semi-incontrollabile, quello dell’opposizione è fuori controllo, difatti non ha firmato nessun accordo.

Israele come può essere coinvolta nelle operazioni di de-escalation del confine a Sud?

Il ruolo di Israele è limitatissimo. Gli israeliani hanno chiarito ai russi che interverranno solo se ci saranno trasferimenti di missili iraniani o di altra origine che vanno dai porti siriani ad Hezbollah, che non può importare nulla dal porto di Beirut. Loro importano le armi solo dalla Siria, i tentativi iraniani di inviare armi sulle navi ad Hezbollah sono stati intercettati dagli israeliani. Quando questi carichi includono missili a lunga gittata gli israeliani bombardano, e hanno l’accordo con i russi che quando vogliono bombardare la zona aeroportuale di Damasco, i caccia russi non sono in aria e il loro radar di controllo di fuoco è spento.

La minaccia iraniana è un ostacolo per il contributo israeliano alla stabilità della zona?

Gli iraniani credono di essere grandi combattenti, ma in realtà hanno combattuto una sola guerra, quella con l’Iraq, e l’hanno persa. Gli iraniani hanno fatto due tentativi di inviare due unità speciali di fronte a Israele nel Golan per fare esperimenti di lancio di missili davanti a Israele, ed entrambi i gruppi sono stati identificati e distrutti prima di andare in missione. Il primo tentativo è costato la vita a un brigadiere generale iraniano, il secondo a un paio di colonnelli.

Il terzo dossier sul tavolo riguardava la crisi in Ucraina. Perché gli accordi di Minsk hanno fallito?

Gli accordi di Minsk non hanno funzionato perché non c’era una contro-pressione. Il tentativo americano di ottenere uno sforzo europeo, di inviare in Polonia 200.000 soldati, è fallito perché gli europei hanno rifiutato. I tedeschi hanno 80 milioni di abitanti e hanno detto di non riuscire a recuperare neanche una divisione nel loro esercito. Se si vuole contrastare i russi servono le forze armate, perché le chiacchere non vanno bene.

La nomina di Hawk Volker come mediatore della crisi cambierà qualcosa?

Volker è un diplomatico, se si fa diplomazia con i russi senza le forze armate non si ottiene un bel niente. Trump non è riuscito, anche perché non ha avuto l’appoggio, a persuadere gli alleati a ricostruire una capacità bellica della NATO. Ci sono solo commedie infantili, come i 175 soldati italiani in Lettonia: non si inviano 175 soldati contro l’esercito russo.

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