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Cyber security, perché i repubblicani Usa bistrattano l’idea di Trump con Putin

Domenica, a chiosa del G20 di Amburgo e dell’incontro personale con il presidente russo Vladimir Putin, Donald Trump ha fornito su Twitter la sua lettura della situazione, con focus sulla Russia. A Putin gli ho chiesto “intensamente” se Mosca era responsabile delle interferenze durante la campagna elettorale per due volte, lui ha negato “veementemente”, scrive Trump, e dunque è giunto il momento di “lavorare insieme in modo costruttivo”.

SIRIA E CYBER SECURITY

Il presidente americano parla dell’accordo per il cessate il fuoco sulla Siria occidentale (entrato in vigore a mezzogiorno di domenica 9 luglio) e dice che con Putin ha discusso anche della creazione di un’unità speciale per la cyber security, “impenetrabile” dice il Prez, che eviterà il ripetersi di quello che è successo con le presidenziali americane. Durante le quali, si ricorda, hacker hanno rubato documenti riservati al Partito democratico e a uomini del comitato elettorale di Hillary Clinton: mail che sono poi finite per alimentare notizie false e sgangherate create col solo fine di screditare la candidata dem e favorire Trump – da qui nasce il termine “fake news” di cui tanti si parla e che piace molto al presidente americano. Sempre per memoria: l’intelligence americana ritiene che l’hacking e le successive attività siano state tutte parte di un piano studiato dai servizi segreti russi per alterare il risultato elettorale americano (sulla base dei dati raccolti dalle intelligence a dicembre 2016, l’amministrazione Obama, in uno dei suoi ultimi passaggi esecutivi, alzò misure sanzionatorie contro Mosca).

COME PROPORRE A OSAMA UNA PARTNERSHIP SUL TERRORISMO

Dunque Trump ha parlato di creare un’unità di cyber sicurezza con il presidente di un Paese che attraverso operazioni informatiche illegali e clandestine ha progettato lo scombussolamento del sistema elettorale americano (e non solo, perché quel genere di operazioni è stato segnalato altrove e rientra nell’applicazione delle cosiddette misure attive, attività con cui il Cremlino cerca la destabilizzazione nei paesi rivali). La migliore battuta sulla situazione è di un utente Twitter che dice: è come se Bush (George W.) avesse chiesto a Osama Bin Laden ‘sei stato tu a buttare giù le Torri Gemelle?’, quello avesse risposto di no, e allora il presidente americano avesse intavolato con il capo di al Qaeda una discussione sulla cooperazione nell’anti-terrorismo. O forse la migliore è la controproposta di WikiLeaks: “Perché non mettere Julian Assange a capo dell’unità?”, dice l’organizzazione che lo scorso anno ha diffuso online quelle mail sottratte ai democratici innescando il tornado della fake news sulla Clinton.

LA REAZIONE DEL PARTITO

I repubblicani, ossia il partito di Trump, hanno reagito agguerriti alla dichiarazione del presidente. Il senatore della Florida Marco Rubio ha sparato tre tweet al vetriolo che hanno tutta l’aria di essere l’umore del Grand Old Party: noi non abbiamo problemi con i russi, noi abbiamo problemi con Putin, “con le sue oppressioni, crimini di guerra e interferenza nelle nostre elezioni”, dice Rubio; con tutto il pragmatismo che si può vedere un avvicinamento, “chiedere a Putin una partnership sulla cyber security – continua il senatore – è come chiederne una ad Assad sulle armi chimiche”. Rubio è membro della Commissione Intelligence che sta indagando le potenziali collusioni tra quella campagna di interferenza del Cremlino e lo staff di Trump: notizia di queste ore, Don Jr, figlio maggiore del presidente, nel giugno del 2016 si sarebbe incontrato con un’avvocatessa russa vicina ai circoli del Cremlino la quale gli avrebbe offerto notizie compromettenti su Hillary. “Potremmo anche inviare le nostre urne elettorali direttamente a Mosca”, polemizza Adam Schiff, il top ranking democratico nella Commissione Intelligence della Camera.

IL TWEET PER STEMPERARE IL CLIMA

La questione è politicamente un non-starter: “Se non è l’idea più stupida che abbia mai sentito, è certamente vicinissimo a esserla” ha commentato il senatore repubblicano Lindsey Graham a “Meet the Press”. Tirarsi contro il partito non è un buon cosa nella settimana in cui la riforma sanitaria dovrebbe tornare al Senato per il voto definitivo, ma con diversi senatori che sembrano respingerla (come già successo due settimane fa, quando il voto fu fatto slittare per mancanza di consensi). E dire che il segretario al Tesoro Steve Mnuchin ci aveva anche provato a sminuire la faccenda, sabato in conferenza stampa, quando già circolavano informazioni sulla questione: ”Sarà un’unità informatica per accertare che non ci sono state interferenze”, aveva detto paragonando la cosa alle esercitazioni militari con gli alleati; però, dice Ivo Dallder, già ambasciatore americano alla Nato per l’amministrazione Obama, c’è il dettaglio che “la Russia non è un alleato”. Più tardi, Trump è tornato sull’argomento: evidentemente sotto pressione per le reazioni, ha spiegato che sebbene si sia parlato di una partnership sulla cyber security con la Russia, non è detto che si faccia – invece la tregua in Siria è fatta, ha chiuso.

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