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All’incontro di Don Jr con l’avvocatessa russa c’era pure un lobbista controverso

All’incontro tra il figlio maggiore di Donald Trump e l’avvocatessa Natalia Veselnitskaya che si è svolto il 9 giugno scorso, era presente anche un lobbista russo dalla reputazione chiacchierata. Lo scoop della Nbc trova conferme in una dichiarazione al Washington Post del diretto interessato, al secolo Rinat Akhmetshin: c’era anche lui a portare informazioni potenzialmente dannose (“alcuni documenti stampati contenuti in una cartellina plastificata”, scrive con dovizia di dettagli Associated Press) sul conto di Hillary Clinton a Don Jr e ad altri due big della campagna elettorale dell’allora candidato repubblicano, Paul Manafort e Jared Kushner.

La presenza di Akhmentshin aggiunge pepe alla vicenda già problematica: è considerato una figura controversa, in primavera il senatore Charles Grassley (repubblicano dall’Iowa) scrisse una lettera indirizzata a diverse agenzie governative in cui sosteneva che “apparentemente [Akhmentshin] era legato con l’intelligence russa”. Akhmetshin ha effettivamente fatto parte del contro-spionaggio militare sovietico, poi si è ritirato e trasferito negli Stati Uniti: lui nega contatti esistenti con l’intelligence russa. Nel 2015 il suo nome è stato collegato a un hacking di spionaggio industriale contro la kazaka International Mineral Resources, accuse poi ritirate, anche se lui stesso ammise di aver ottenuto diversi gigabytes di informazioni riservate proprietari della ditta (ottenute tramite il premier kazako) per una campagna di comunicazione che aveva l’obiettivo infangare il nome della società.

Il Wall Street Journal aggiunge altri dettagli: Veselnitskaya dice di non lavorare per il governo russo, ma in un’intervista rivela che ha incontrato periodicamente l’ufficio del procuratore generale Yuri Chaika. Lavorativa contro il Magnitsky Act, una misura introdotta da Washington sulle adozioni russe che Mosca considera una violazione dei diritti umani (anche Akhmetshin faceva lobby su questo). Chaika è probabilmente il “crown prosecutor”, chiamato così in una mail inviata a Don Jr dal pubblicista inglese Rob Goldstone, che ha organizzato l’incontro (e vi ha preso parte): secondo Goldstone quelle informazioni che portava Veselnitskaya sarebbero arrivate dal giro di Chaika, annunciate a lui tramite Aras Agalarov, ex socio di Trump padre, il cui figlio, la popstar azera Emin, è amico di Don Jr e di Goldstone stesso. Giro di smentite: Agaralov dice che non si è mai incontrato con Chaika per parlare di un dossier compromettente contro Clinton; Veselnitskaya e Goldstone dicono di non aver organizzato il meeting con i Trumpers su richiesta di Chaika.

Altro pezzo della storia dal sempre ben informato Mikael Isikoff di Yahoo: l’avvocato personale di Trump, Mark Kasowitz, e il suo staff che sta difendendo il presidente nell’ambito del Russiagate (Trump non è formalmente coinvolto, ma ha messo un team legale a gestire ogni comunicazione sul caso), avrebbe saputo dell’incontro con Veselnitskaya da almeno tre settimane. Trump invece dice di esserne al corrente da soli pochi giorni. C’è discrepanza evidente: gli avvocati hanno voluto proteggere il presidente, oppure lui ha mentito?

 

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