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Il mio ricordo di Paolo Borsellino

PAOLO BORSELLINO, mafia

Paolo Borsellino ognuno lo ricorda a suo modo. La Rai con “Paolo Borsellino-Adesso tocca a te”, una docufiction in onda stasera su Rai1. A prestare il volto al compianto giudice è Cesare Bocci. Anche Sky Arte gli rende omaggio con il documentario “La Corsa de L’Ora” alle 20 sul canale 120 e 400 di Sky.

Di solito alla strage di via D’Amelio – di cui oggi ricorre il 25esimo anniversario – si collega quella di Capaci. E quindi: Falcone e Borsellino. Come fossero un tutt’uno. Perché poi, lo sono stati davvero.

Io il primo, il giudice Giovanni – quello col faccione e i baffi per intenderci – ho imparato a conoscerlo col tempo. Quel 23 maggio ero troppo piccola per comprendere il significato vero della morte. In particolare della sua. Paolo Borsellino e quel 19 luglio del 1992 lo ricordo invece benissimo: era il mio compleanno. Il giorno del debutto tra i quattrenni. Evidentemente, ero ancora incapace di cogliere fino in fondo il senso di quell’omicidio. Mi sembra però di rivedere lo sguardo triste di mia madre e di tutti i parenti radunati davanti al Sony 48 pollici del salone di casa mia mentre il Tg1 declamava la notizia. Gli occhi commossi di mio padre mentre provava a rispondere ai miei perché credo siano indimenticabili.

Mi guardavo intorno, capivo poco ribadisco, ma di riflesso provavo affetto per quel signore che era volato in cielo. Quasi come se fosse di famiglia. Anni dopo ho capito che in qualche modo lo era. Era morto anche per me. Per farmi crescere in un’Italia migliore. E non c’è retorica in ciò che scrivo. È la verità.

Il giorno dopo mi sembrava di aver rimosso tutto, come spesso accade ai bambini. E invece quel ricordo era rimasto chiuso in uno dei cassetti della memoria. Ed è riaffiorato in un giorno qualunque tra i banchi della scuola elementare. La maestra Caterina ci raccontava di quei due signori che la mafia aveva ucciso. Loro, morti per i loro ideali. È così che ho iniziato a leggere e leggere quintali di inchiostro su quei due omicidi eccellenti.

L’ultimo libro che ho divorato in merito è “Una strage semplice” (Melampo Editore) del professore Nando Dalla Chiesa che ha spiegato: “Quella che portò a morte prima Giovanni Falcone e poi Paolo Borsellino fu una strage semplice, frutto di una logica lineare”. Eppure ci sono interrogativi ancora irrisolti, dettagli che mancano. Che a distanza di 25 anni pesano come macigni.

 

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