Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco come (non) vengono spese le risorse investite in opere pubbliche

100 miliardi stanziati dal governo in infrastrutture e opere pubbliche, la maggior parte dei quali, però, rimasta incagliata in qualche meandro della macchina burocratica italiana. Si spiega anche così la fase tutt’altro che positiva che continua a vivere il settore delle costruzioni, finora incapace di agganciare i primi segnali di ripresa manifestati dall’economia del nostro Paese.

L’EDILIZIA E LA RIPRESA CHE NON SI VEDE

A fronte di una crescita del prodotto interno lordo che nel 2017, secondo Banca d’Italia, si attesterà all’1,4%, l’edilizia ancora non riesce a voltare pagina. Ferma al palo, come emerge dai dati sull’andamento del settore nel primo semestre di quest’anno diffusi ieri dall’Ance. L’associazione dei costruttori – superata la fase più critica delle dimissioni dell’ex presidente Gabriele Buia e in attesa di andare ad elezioni interne – ha fatto suonare ancora una volta il suo campanello d’allarme sullo stato di salute del comparto. Che qualche timido miglioramento lo ha fatto pur registrare, ma senza riuscire a invertire definitivamente la rotta dopo i lunghissimi anni della crisi economica.

I MOTORI ANCORA SPENTI

Non è un caso, d’altronde, che le stime per quest’anno parlino di una crescita degli investimenti in costruzioni pari solo allo 0,2%. “Un aumento del tutto trascurabile per parlare di effettiva risalita“, è scritto nel dossier curato dal centro studi dell’associazione aderente a Confindustria. Nello specifico, gli investimenti in nuove abitazioni sono diminuiti di un altro 1,5%, mentre quelli destinati alle opere pubbliche e alla riqualificazione sono aumentati rispettivamente dello 0,2 e dello 0,5%.

UNA MONTAGNA CHE HA PARTORITO IL TOPOLINO 

Esemplificativa delle difficoltà del settore – e soprattutto delle storture ancora manifestate nel suo complesso dal sistema Paese – la vicenda delle risorse stanziate dal governo ma di fatto ancora largamente inutilizzate. Ance ha sottolineato come, per effetto delle manovre economiche del 2016 e del 2017, Palazzo Chigi abbia investito in infrastrutture la somma di 100 miliardi di euro, suddivisi in vari strumenti e provvedimenti.

 

ance

Una teorica mano santa per il comparto, i cui effetti pratici, di fatto, sono stati però inesistenti, come ha certificato peraltro l’Istat. Nel 2016 l’Istituto di statistica e ricerca ha infatti registrato un calo del 4,5% degli investimenti effettivi in infrastrutture, pari alla somma di 1,6 miliardi di euro. Come a dire che le cifre stanziate aumentano ma quelle poi realmente spese diminuiscono. Pesante a tal proposito la battuta d’arresto subita dai comuni, i cui investimenti sono fondamentali per la cura delle città e per dare ossigeno alle numerosissime medie e piccole imprese dell’edilizia diffusa. I dati aggiornati al 2016 parlano di una riduzione del 13,5%.

DOVE SONO FINITE LE RISORSE?

Un eclatante emblema delle lungaggini della macchina politico-amministrativa italiana, da cui scaturisce inevitabile la domanda: dove sono finite le risorse stanziate? Per l’associazione dei costruttori i problemi principali sono quattro, a partire dalle difficoltà di spesa palesate dagli enti pubblici nonostante il superamento del patto di stabilità. E ancora “una normativa in continuo divenire per le nuove modifiche apportate dal codice degli appalti e dal recente correttivo” e “il contratto di programma Anas bloccato da 9 mesi“. Senza contare il mancato completamento delle “procedure di ripartizione del fondo investimenti da 47 miliardi“.

LA CRITICA DI CAMPANA

Una situazione paradossale su cui non ha lesinato critiche Giuliano Campana (nella foto), da poche settimane alla guida di Ance in attesa che l’associazione vada alle elezioni interne dopo l’estate o nei primi mesi del 2018. “Fa male vedere che, di un piano da oltre 100 miliardi a disposizione, solo poche centinaia di milioni di euro sono state spese finora“, ha commentato Campana, che poi ha aggiunto: “Un prezzo salato che paghiamo tutti a cominciare dai cittadini che percorrono ogni giorno strade piene di buche e dalle imprese che scontano sulla propria pelle un divario competitivo che pone il nostro Paese agli ultimi posti in Europa per dotazione infrastrutturale“.

LE PAROLE DI BIANCHI

Una versione confermata e rafforzata dal vicepresidente di Ance ed ex numero uno dei costruttori di Roma Edoardo Bianchi. “La mancata ripresa del settore delle costruzioni è certamente figlia del blocco delle opere pubbliche al quale assistiamo ormai da oltre un anno” ha denunciato Bianchi, per il quale le cause principali dello stallo sono due: “Un quadro normativo in perpetuo movimento e un processo decisionale farraginoso e inefficiente hanno creato la tempesta perfetta: le risorse stanziate, circa 100 miliardi negli ultimi mesi, rimangono incagliate nei mille rivoli della macchina amministrativa e non si traducono in lavori“.

LA RIPRESA DEL MERCATO IMMOBILIARE

I segnali di maggiore ottimismo arrivano, invece, dal mercato immobiliare che continua la sua lenta risalita. Il 2016 è stato il terzo anno consecutivo di crescita con un aumento delle compravendite del 18,4% rispetto al 2015. Un trend positivo confermato anche dai primi sei mesi di quest’anno: la previsione per la fine del 2017 è di 550.000 compravendite. Per la prima volta in leggera crescita pure i permessi di costruire – pari al 5% – il cui livello, però, rimane uno dei più bassi dal 1935. Basta pensare che dal 2005 ad oggi c’è stato un picco dell’83%. Un patrimonio, quello abitativo italiano, sempre più bisognoso di una robusta riqualificazione, come hanno tragicamente dimostrato pure i terremoti che si sono ripetuti nel Centro Italia nel 2016. La sicurezza sismica è in questo senso la priorità, al pari dell’efficientamento energetico, come ha sottolineato un altro dei vicepresidenti di Ance, Filippo Delle Piane: “È determinante investire in un percorso di comunicazione e divulgazione che consenta alle persone di acquistare casa in modo consapevole e informato. Altri settori, come l’automobile, lo hanno fatto innescando un virtuoso fenomeno di rottamazione dell’usato con evidenti benefici sia dal punto di vista dell’inquinamento che della sicurezza“.

×

Iscriviti alla newsletter