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Mafia capitale e la scomunica di Bergoglio per mafiosi e corrotti

Papa

La sentenza romana su “mafia capitale”, o “mazzetta capitale” dal giorno della sentenza che ha condannato gli imputati senza però riconoscere il reato di associazione di tipo mafioso, dimostra quanto Jorge Mario Bergoglio sia più avanti, più in sintonia con la realtà globale del mondo d’oggi.

Presi nella disputa tra corruzione e mafia i nostri dibattiti evidenziano la portata epocale della visione del papa argentino e della sua idea di scomunica “per corrotti e mafiosi”; e in questo caso si tratta di una congiunzione associativa. Mafia e corruzione oggi camminano insieme, in una nuova formula criminale che riguardo tutto il mondo e che l’idea bergogliana di scomunica per “corrotti e mafiosi” spiega benisismo. Mafiosi e corrotti sono parti di un nuovo meccanismo nel quale si collegano droga, finanza, schiavitù, traffici illeciti, poteri, in una rete che va a danno della politica, del bene comune e quindi del benessere di intere società in tutto il mondo.

La corruzione per Bergoglio è fotografata, più che dalla famosa valigetta, dall’acqua stagnante, acqua che quindi diviene non più fonte di vita ma di malattia, d’infezione e conseguentemente di morte. La mafia, che è infettiva, ne ha bisogno al di là del proprio potere coercitivo per penetrare reti, ambienti, opportunità globali, intercontinentali, finanziarie. I famosi Panama Papers avrebbero dovuto essere letti così, in chiave globale piuttosto che pruriginosa e locale. Allora avremmo avuto la percezione che ha avuto Bergoglio, di un sistema che unisce le diverse opacità incentrate sulle grandi metropoli, i paradisi fiscali, il traffico di armi e droghe.

Ipotizzando la scomunica per i vasti mondi di mafiosi e corrotti che inquinano l’acqua dell’intero pianeta, Bergoglio ha aiutato tutti noi a fare i conti con questa nuova dimensione, che scavalca la discussione romana su mafia o corruzione e individua il sistema di “ mafia e corruzione” come nuova emergenza epocale e globale.

Se Giovanni Paolo II è stato il papa del trascorso millennio perché ha combattuto il totalitarismo, Bergoglio è il papa del nuovo millennio perché ha individuato il nuovo male oscuro globale. Qui sembra di scorgere una corruzione che va al di là della visione tangentizia e che entra nella realtà opaca del terzo millennio. Non è una semplice suggestione. Mafie latinoamericane, dell’estremo oriente, del vecchio continente, gruppi terroristici, traffici illegali, avvolgono il pianeta in una nuova rete che l’autorevolissimo ispettore belga Gayraud ha indagato nei suoi studi sui rapporti tra mafie e finanze: le organizzazioni criminali e le grandi corporation, a suo avviso, si muovono allo stesso modo e hanno gli stessi obiettivi: entrambe si servono della corruzione per ragioni di autoconservazione e per proteggere i propri affari. La follia finanziaria degli anni 2000, con il frutto avvelenato dei subprime, trova la sua origine nella deregulation: il deficit di controlli, di sorveglianza e di repressione, ha prodotto condotte fraudolente in serie, che non sono accidentali, ma sintomi di un sistema divenuto senza regole. Si noti che uno dei suoi ultimi libri sulle mafie viene presentato dall’autore così: “Descrive le origini, il loro operato, i cerimoniali iniziatici, il modo occulto con cui conducono le operazioni di intimidazione, corruzione e assassinio, le alleanze, le lotte interne, l’infiltrazione nel mondo della finanza e della politica. Sono ovunque e i loro piani di espansione e di controllo del potere politico obbligano tutti coloro che sono impegnati nella lotta alla mafia a mettere sullo stesso piano la minaccia terrorista con quella mafiosa.”

Tra i leader mondiali solo papa Francesco sembra aver colto la portata di questi fenomeni, che sono alla base anche di tante rabbie che finiscono col mettere in crisi la stessa tenuta del sistema democratico, che, come ha detto con assoluta precisione papa Francesco “si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino.”

Non a caso proprio quest’anno papa Francesco ha affermato che “la cancrena di un sistema non si può camuffare eternamente perché prima o poi la puzza si sente e quando non può più essere negata – è la sua critica – dallo stesso potere che ha generato questo stato di cose nasce la manipolazione della paura, l’insicurezza, la rabbia, inclusa la giusta indignazione della gente, e si trasferisce la responsabilità di tutti i mali a un ‘non prossimo’”. Sarà un caso, ma i boss di mafia capitale affermavano che uno sbarco di profughi fruttava più di una partita di cocaina.

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