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Acea, Raggi, Zingaretti e i buchi della rete idrica (a Roma e non solo)

Virginia Raggi

Va bene la siccità e il fatto che non piove copiosamente da sette mesi a Roma e dintorni (ma anche sul resto d’Italia). Va bene il grande caldo che non dà tregua. Ma dietro la crisi idrica che sta colpendo la il Paese e in particolare Roma con annesso sempreverde polverone politico (Acea contro Regione, Comune contro tutti e due), c’è dell’altro. Per esempio una rete idrica vecchia e piena di buchi che costano ogni giorno centinaia di litri di acqua. A fare il punto ogni anno è Utilitalia, l’associazione di gestori idrici nazionali, che con il suo Blue book svela tutte le falle di un sistema idrico obsoleto. La colpa, insomma, non è solo del tempo poco clemente.

CRISI (IDRICA) CAPITALE

A Roma in queste ore si sta vivendo un piccolo grande psicodramma. Il lago di Bracciano, tradizionale bacino idrico capitolino, è a secco e per evitare una catastrofe la Regione ha di fatto imposto ad Acea lo stop al prelievo di acqua. La municipalizzata ha fatto sapere, stizzita, che la mossa a sorpresa della Pisana si tradurrà in una turnazione dell’erogazione per oltre un milione di romani. Meno acqua per tutti insomma. Ma le cose stanno davvero così?

TUTTI I BUCHI DI ACEA

E qui entra in gioco Utilitalia. L’associazione delle utility presieduta da Giovanni Valotti (A2A) nel suo Blue Book 2017 (realizzato dalla fondazione Utilitatis con il contributo scientifico di Cassa Depositi e Prestiti) inchioda la politica e l’ex municipalizzata alle sue responsabilità. “La rete idrica a Roma è molto vecchia, risale a 30-50 anni fa“. E questo si traduce in un’autentica emorragia di acqua visto che “a causa di rotture o di allacci abusivi, perde il 40% dell’acqua”. E pensare che sempre secondo lo studio, a Roma l’acqua pubblica è tra le più economiche d’Europa visto che costa 1,65 euro per mille litri, circa 34 euro all’anno per abitante ma ne servirebbero 80 per avere una rete più efficiente e meno dispersiva. Nei confronti internazionali riportati nel Blue Book, lo stesso metro cubo di acqua a Berlino costa 6,03 dollari, ad Oslo 5,06 dollari, a Parigi 3,91 e a Londra 3,66 dollari.

CENTRO ITALIA SPRECONE

Le condizioni della rete idrica che rifornisce Roma si fanno anche sentire nel confronto con le aree geografiche. Sempre secondo Utilitalia infatti le perdite delle reti acquedottistiche hanno percentuali differenziate: al Nord (dove operano grandi utility come A2a, Hera (Bologna) e Iren (Torino) ci si attesta al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%. Dunque, al Centro e al Mezzogiorno si spreca molto più acqua che al Nord. Ma nel complesso, quanto costa agli utenti la vetustità delle infrastrutture idriche italiane?

RETI COLABRODO

Utiliatalia ha analizzato 54 società che servono oltre 30 milioni di persone scoprendo che sottoterra spesso corrono tubi vecchi e le manutenzioni scarseggiano. Il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (70% nei grandi centri urbani) e il 25% ha oltre mezzo secolo di vita (40% nelle grandi città). Utilitalia ricorda come  gli acquedotti (in Italia ci sono 425 mila km di rete, inclusi gli allacciamenti 500 mila km) hanno una percentuale media di perdita pari al 39%, il che significa che si perdono nei tubi 39 litri d’acqua ogni 100 litri immessi.

SERVONO 5 MILIARDI

Inevitabilmente scatta la domanda: ma gli investimenti per il miglioramento della rete, dove stanno? “Il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete: significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete”, premette l’associazione. Spiegando come il fabbisogno totale di investimenti “è stimato in circa 5 miliardi all’anno per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale (attualmente ci si attesta circa 32-34 euro per abitante all’anno. Per l’Italia sarebbe necessario arrivare al livello minimo europeo, almeno 80 euro per abitante all’anno (in Francia sono a 88, nel Regno Unito a 102 e in Danimarca a 129 euro)”. Ma, e qui i nodi vengono al pettine, “i fondi per gli investimenti sono scarsi anche a causa del fatto che abbiamo le tariffe più basse d’Europa e tra le più basse del mondo”.

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