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Cosa farà Tim-Telecom di Vincent Bolloré senza Flavio Cattaneo su fibra e tv

Vincent Bolloré, fibra
S’intravvedono già le prime mosse di Tim dopo l’uscita di Flavio Cattaneo. Sarà stato un caso oppure no, ma a cavallo del siluramento ben pagato di Cattaneo (che incasserà come buonuscita 25 milioni di euro), il gruppo di tlc ha preso alcune decisioni che indicano un nuovo orizzonte. Da un lato si accantona il progetto Cassiopea che aveva fatto tanto imbestialire il governo perché ostacolava la missione di Open Fiber (di Enel e Cdp) sulla fibra ottica nelle aree meno popolate e, dall’altro lato, si stringono ancor più i rapporti anche industriali fra l’ex Telecom Italia e Vivendi sui contenuti. Ecco tutti i dettagli.
LA RETROMARCIA SU CASSIOPEA
Non tutto era semplice e definito con il piano Cassiopea: le società finanziarie a investire su una rete in fibra da sviluppare sulle “aree bianche”, ossia periferiche e meno popolose, costruita e affittata da Tim avrebbero voluto garanzie da Cattaneo su tempi e rendimenti: “Ma il manager che a fine luglio farà le valige non ha potuto confermare il suo impegno – ha scritto Repubblica – Sospendere la concorrenza a Open Fiber significa anche offrire un ramoscello d’ulivo al governo e porre le basi per un rapporto meno burrascoso con la stessa Open Fiber”.
LA MOSSA DI CANAL PLUS
Non solo: ieri in consiglio il presidente esecutivo di Tim, oltre che ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine – ha informato i consiglieri di aver ricevuto dall’emittente francese Canal Plus (controllata da Vivendi) un’offerta per mettere insieme le forze con la società italiana per sviluppare dei contenuti. “Quest’offerta, come il contratto con Havas per la pubblicità del gruppo italiano firmato a fine 2016, pare un’altra delle operazioni dove sorge il sospetto del conflitto d’interesse tra Vivendi e Telecom, che dell’ex monopolista possiede meno di un quarto del capitale”, scrive Repubblica. Non a caso per il dopo Cattaneo è stato scelto Amos Genish, attuale responsabile della convergenza tra contenuti di Vivendi. Di sicuro il progetto in cantiere sui contenuti televisivi è un altro, indiretto, atto ostile a ogni accordo con la Mediaset fondata da Silvio Berlusconi e la sua tv a pagamento.

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