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Vi spiego le mire di Donald Trump in campo energetico. Parla il prof. Mead

Dietro l’apparente riavvicinamento non è che i rapporti tra Stati Uniti e Russia, concretamente, siano poi molto migliorati dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Una situazione di fatto confermata dalla nuove sanzioni che Washington potrebbe infliggere a Mosca (qui e qui gli approfondimenti di Formiche.net a cura di Emanuele Rossi) sulla quale ha affermato di concordare pure il professore di Relazioni internazionali al Bard College di New York, Walter Russell Mead (nella foto insieme a Roberta Pinotti).

ALLI, DASSU’, MEAD E PINOTTI ALLA PRESENTAZIONE DI “DIFENDERE L’EUROPA”. FOTO DI PIZZI

L’APPUNTAMENTO

Ospite del Centro Studi Americani insieme al presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato Paolo Alli (qui la sua intervista di ieri al nostro giornale), all’editorialista de La Stampa ed ex ambasciatore italiano presso l’Alleanza atlantica Stefano Stefanini e al ministro della Difesa Roberta Pinotti, Mead ha presentato ieri il libro Difendere l’Europa scritto da Lorenzo Pecchi, Gustavo Piga e Andrea Truppo. Un dibattito condotto dalla vicepresidente del Csa Marta Dassù (per i dettagli si può leggere questo articolo di Valeria Serpentini), a margine del quale il professore di Relazioni internazionali ed esperto di geopolitica ha risposto ad alcune domande di Formiche.net.

ALLI, DASSU’, MEAD E PINOTTI ALLA PRESENTAZIONE DI “DIFENDERE L’EUROPA”. FOTO DI PIZZI

TRUMP FILO PUTIN OPPURE NO?

La prima questione posta a Mead è sull’atteggiamento di fondo dell’amministrazione di Donald Trump nei confronti di Vladimir Putin: il disgelo è reale oppure le parole più concilianti che il presidente Usa ha speso verso la Russia in particolare durante la campagna elettorale, sono state soprattutto una scelta di comunicazione per marcare maggiormente la differenza con i suoi avversari? Mead è parso propendere per la seconda ipotesi e, a tal proposito, ha citato quanto sta avvenendo nel campo dell’energia. “Al cuore della politica del presidente degli Stati Uniti c’è l’aumento della produzione energetica“, ha commentato il professore. Che poi ha aggiunto: “E ciò naturalmente significa sottrarre il monopolio al cartello Opec – che fissa il prezzo del petrolio – e trasferirlo a un cartello americano. Questo è un attacco estremamente serio a quelle che costituiscono le basi del potere russo. Sinceramente non credo che Trump voglia essere un pupazzo nelle mani di Putin“.

ALLI, DASSU’, MEAD E PINOTTI ALLA PRESENTAZIONE DI “DIFENDERE L’EUROPA”. FOTO DI PIZZI

LE DIFFERENZE CON OBAMA

Ma con l’avvento di Trump alla Casa Bianca, cos’è cambiato realmente nei rapporti con la Russia? Concretamente non molto secondo Mead, ad avviso del quale finirà per ripetersi lo stesso percorso che ha caratterizzato gli otto anni di Barack Obama: “Anche lui all’inizio aveva cercato di migliorare le relazioni con Mosca e di resettare tutto ciò che era accaduto in passato“. Un’operazione evidentemente non riuscita: “Ebbene alla fine del mandato presidenziale di Obama i rapporti con Putin non erano certo buoni. Ho l’impressione che lo stesso succederà pure con Trump“.

ALLI, DASSU’, MEAD E PINOTTI ALLA PRESENTAZIONE DI “DIFENDERE L’EUROPA”. FOTO DI PIZZI

PUTIN E L’UNIONE EUROPEA

Della stessa natura, in fondo, la questione delle relazioni tra Unione europea e Russia, sempre all’insegna della tensione come testimoniano pure le recenti polemiche a proposito del processo di avvicinamento alla Nato da parte dell’Ucraina. Difficoltà che, secondo Mead, dipendono direttamente dalla storia della politica estera russa e dalle strategie messe effettivamente in campo da Putin: “In Europa si sottovaluta molto la minaccia che l’Unione europea costituisce agli occhi della Russia“. A tal proposito il professore del Bard College di New York ha ricordato quella che a suo avviso è stata una delle ragioni storiche alla base della decisione di costruire l’Unione europea: “Ridurre il potere di influenza sul Vecchio Continente di Washington e Mosca“. Con reazioni diverse, però, da parte delle due super potenze: “Agli Stati Uniti non importa poi così tanto di aver visto diminuire il suo potere di incidere nelle decisioni europee, ma per i russi è diverso. Già dai tempi di Pietro il Grande, la Russia ha sempre misurato il suo potere nel rapporto e nella capacità di intervenire in Europa. E, quindi, Putin oggi riesce ad accettare l’idea di essere escluso dal teatro delle scelte sulla politica, sull’economia e sulla sicurezza che vengono prese in Europa”.

ALLI, DASSU’, MEAD E PINOTTI ALLA PRESENTAZIONE DI “DIFENDERE L’EUROPA”. FOTO DI PIZZI

LA QUESTIONE UCRAINA

Ultima questione affrontata con Mead è rappresentata dal dibattito ancora in corso da entrambe le sponde dell’Atlantico a proposito della possibile adesione alla Nato dell’Ucraina. Una materia ancora incandescente come dimostra il botta e risposta di ieri tra l’ambasciatore italiano in Russia Cesare Ragaglini e il presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato Paolo Alli: il primo dalle colonne del Corriere della Sera ha detto che “non è possibile pensare che l’Ucraina entri nella Nato“, mentre il secondo – intervistato da Formiche.net – ha espresso un’opinione diametralmente opposta: “Non penso si possa dire che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato: evidentemente l’ambasciatore Ragaglini ha la sfera di cristallo”. Due posizioni diametralmente opposte rispetto alle quali Mead ha espresso un’opinione per così dire mediana, nel senso di ritenere utile ma per il momento improbabile un esito del genere: “L’ingresso nella Nato richiede l’accordo unanime di tutti i Paesi membri dell’Alleanza atlantica: per questo motivo, attualmente, credo che sia difficile che ciò possa accadere. Tuttavia, sul lungo periodo, sicuramente la sua entrata potrebbe rappresentare una svolta importante“.

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