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Come si dividono Enrico Letta e Matteo Renzi pure sulla contesa Emirati Arabi-Qatar

Enrico Letta e Matteo Renzi non hanno mai avuto grandi amici in comune, in Italia come all’estero. Durante la loro permanenza a palazzo Chigi, i due ex premier hanno scelto interlocutori diversi con cui dialogare. È il caso, ad esempio, degli Stati che si affacciano sul Golfo Persico, da mesi al centro dell’attenzione mediatica per la crisi diplomatica che vede il Qatar isolato dagli altri Paesi contigui. Renzi ha un amore spassionato per il Qatar. Letta invece ha negli anni tessuto una tela di amicizie nei ricchissimi Emirati Arabi Uniti. Qualche giorno fa il decano della scuola di affari internazionali della Sciences Po si è ritrovato fianco a fianco con il ministro dell’Economia emiratino Sultan Al Mansoori intorno al tavolo della Fondazione Aristide Merloni. Entrambi siedono nel comitato scientifico, Letta con la carica di presidente.

L’occasione dell’incontro era offerta da un’iniziativa della Fondazione Merloni volta a rilanciare con progetti di finanziamento nel settore culturale i piccoli paesi a rischio sismico dell’Appennino, ormai caduti in una fase di inesorabile spopolamento. Tra i nomi grossi presenti nel comitato, quello di Romano Prodi, ma anche il presidente della Longanesi Ferruccio de Bortoli, l’ex dg della Rai Luigi Gubitosi, l’ex commissario europeo Joaquin Almunia. La presenza dell’emiro Al Mansoori alla riunione testimonia i buoni rapporti che Letta ha mantenuto con gli Emirati, a partire dal tour che lo aveva portato nel 2014, da presidente del Consiglio, tra i paesi del Golfo, ad invitare Abu Dhabi, Dubai, Doha e Kuwait city a investire nel made in Italy.

Durante i suoi 1000 giorni a Palazzo Chigi invece, Matteo Renzi ha trovato in Doha, e in particolare nella dinastia al-Thani, un interlocutore privilegiato. E il feeling fra il premier di Rignano sull’Arno e l’emiro Tamim al-Thani, succeduto nel 2013 al padre Hamid al-Thani, è sbocciato da subito. Così nell’era Renzi le buone relazioni con il Qatar hanno permesso ai qatarioti di far man bassa di acquisti in Italia: a Firenze gli hotel di lusso Four Season, Baglioni e St. Regis Florence, a Roma il Westin Excelsior, tanto per citarne alcuni.

La Qatar Connection del governo Renzi, così l’ha rinominata L’Espresso, è continuata con l’acquisto di Meridiana, e sotto il governo Renzi nell’aprile del 2016 è stata siglata la vendita di 7 navi da guerra di Fincantieri al Qatar. Le ultime battute si erano avute con la richiesta di Renzi al Qatar, nell’ottobre del 2016, di intervenire nel salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, per cui si ipotizzava un investimento di un miliardo, peraltro mai portato a termine.

Meno fortunata invece l’esperienza di Renzi con gli Emirati: quando nel 2014 l’emiratina Ethiad acquistava il 49% di Alitalia sull’orlo del tracollo, il premier esultava con un tweet tanto celebre quanto sfortunato: “Allacciate le cinture, Alitalia decolla”. Ora che il piano Ethiad è fallito e Alitalia si ritrova davanti al bivio del ritorno sul mercato o di un fallimento definitivo, i rapporti con Abu Dhabi si sono inevitabilmente irrigiditi. Ma, il rapporto con Etihad, hanno fatto notare tempo fa i renziani, era nato sotto il governo Letta.

Gli incontri di Letta con un pezzo da 90 degli Emirati come Al Mansoori sono un altro dei motivi di attrito con Renzi. Accusato di finanziare organizzazioni terroristiche di stampo islamico dagli altri Stati della coalizione del Golfo, il Qatar si trova ad affrontare un pesante embargo economico, e un repentino congelamento dei rapporti diplomatici, pur rimanendo formalmente nella coalizione internazionale contro l’ISIS. Gli Emirati Arabi in particolare stanno facendo pressione sul governo italiano per prendere posizione contro il Qatar.

Da quando è scoppiata la crisi, il governo Gentiloni ha cercato di mantenersi equidistante nella spinosa contesa tra i due paesi del golfo. Eppure non è impossibile scorgere una divergenza di posizioni tra i renziani doc, particolarmente sensibili alle istanze del Qatar, e i personaggi al di fuori del cerchio magico dell’ex premier. Quanto ai primi, basti pensare al Ceo di Eni Claudio Descalzi, che lo scorso 23 luglio si è recato in missione strategica a Doha incontrando, oltre al ministro dell’Economia Tamim bin Hamad al-Thani e il ministro degli Esteri Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, anche esponenti della Qatar Petroleum (qui tutti i dettagli).

Lo stesso ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva incontrato il primo luglio il suo omonimo qatariota a latere di una conferenza di fuoco che Al Thani aveva tenuto con un gruppo di giornalisti italiani. In quell’occasione il ministro degli Esteri del Qatar aveva tuonato contro i paesi del golfo, e in particolare contro le minacce dei Sauditi, ma aveva anche specificato che “l’Italia è un partner molto importante per il Qatar”.

Quanto invece al fronte dei non-renziani, Enrico Letta non è stato l’unico a intrattenere rapporti con gli Emirati Arabi Uniti nell’ultimo periodo. A giugno il vice-ministro degli Esteri Vincenzo Amendola, ex dalemiano, da molti considerato un renziano non di stretta osservanza, aveva accolto alla Farnesina il ministro del welfare degli Emirati Arabi Uniti Ohoud Al Roumi, ricevendo dalle sue mani una lista di 59 individui sospettati di terrorismo e 12 organizzazioni terroristiche che, secondo gli Emirati, sarebbero finanziate dal Qatar. Un’indiscrezione confermata da Formiche.net, che aveva allora incontrato in privato la ministra Al Roumi.

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