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Tim, cosa succederà dopo l’uscita di Cattaneo da Telecom Italia

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L’uscita di Flavio Cattaneo non cambia di una virgola il giudizio degli analisti su Tim, ex Telecom Italia. Buy per Equita Sim con target price di 1,30 da 0,84 della chiusura, all’indomani dell’evento: “Il consiglio di TIM ha approvato l`uscita di Flavio Cattaneo con un indennizzo di 25 milioni. In consiglio la delibera è passata con 9 voti (lista Vivendi) a favore e 5 contrari (lista fondi). Non rileviamo nulla da aggiungere di sensitive rispetto a quanto scritto nei giorni precedenti – dice l’analista Stefano Lustig – Il consiglio di TIM sarebbe stato informato della proposta di partnership con Canal Plus (Vivendi) per l`acquisizione di diritti TV e la produzione di serie e film. Man mano che cresce la copertura in fibra (70% circa della popolazione attualmente destinata al 99% circa al 2019) è sensato che TIM cominci a preoccuparsi ai contenuti di TIM Vision o altre proposte. Poi andranno valutati costi e opportunità dei singoli contenuti”.

LE IPOTESI SULLA RETE

Sulla stampa domestica si insiste su un possibile piano di separazione della rete TIM. Ma per Equita si tratta solo di un tema giornalistico ed è un’ipotesi estremamente improbabile. “Semmai, nel lungo termine, non sarebbe da escludere il conferimento di Open Fiber in TIM (alla ricerca di una razionale distribuzione dei capex). Ma i tempi non paiono maturi nemmeno per questa soluzione. Regna una momentanea confusione fra primo azionista, management e relazioni con l’establishment. Tuttavia continuiamo a considerare che TIM abbia un importante upside per estrema sottovalutazione”.

IL QUADRO INCERTO

Cattaneo esce lasciando un quadro più incerto. Ma solo dopo il board di oggi, 27 luglio, Equita deciderà se limare le stime. “In quattro trimestri di guida di Cattaneo – continua Lustig – TIM ha invertito la rotta dell’EBITDA domestico (in media superiore al 7% negli ultimi 4 trimestri) agendo sui costi e risvegliando l`attività commerciale; Vivendi pare confusa sulla guida di TIM. Licenziato Patuano dopo pochi mesi, adesso allontana Cattaneo dopo 16 mesi di lavoro (eccellente). Per il nuovo CEO si opterebbe su scelte parzialmente interne distribuendo le deleghe fra Amos Genish e l’ex presidente Recchi; non essendo note le cause dell’avvicendamento emerge un’ombra sulla convinzione di Vivendi e di Cattaneo sulla esecuzione del business plan 2019. L’incentivo all’uscita non è così distante da quello per la realizzazione del piano al 2019”.
I motivi elencati spingerebbero a considerare oggi lievemente più incerti i flussi di TIM riducendo quindi il target e l’upside sul titolo, secondo Equita, che però si riserva di vedere i conti per avere un quadro più completo.

COSA DICE EQUITA

“Siamo comunque convinti che TIM sia una azienda fortemente migliorata nella infrastruttura di rete, nella struttura di costi, nel trend di top line e con un`attesa di FCF dal prossimo anno di oltre 1,5 miliardi. Anche Il mercato di riferimento è in deciso miglioramento come espresso nel corso del week end dai risultati del primo trimestre di Vodafone (Italia miglior paese in Europa +3.2%) e dalle ipotesi di voucher governativi (1,3 mliardi) per famiglie e imprese che adotteranno banda larga. Per quanto non si escluda una limatura di stime e di valutazione il titolo tratterebbe comunque con multipli 2018 prossimi a PE 10x e FCF yield di circa il 10% e quindi in un`area di decisa sottovalutazione”.

IL REPORT DI AKROS

Anche per Banca Akros il titolo resta accumulate con target price di 1,15 euro. “Ci aspettiamo un altro trimestre positivo in termini di valori commerciali e performance economica – scrive il cfa Andrea Devita – Il primo trimestre ha stabilito un elevato livello di confronto per quanto riguarda i risultati ottenuti con la telefonia fissa, con perdite nette di sole 55mila linee, 119mila nuove linee standard 230mila in fibra. Riteniamo molto positivamente una prestazione simile nel secondo trimestre. L’amministratore delegato ha già segnalato che il secondo trimestre avrebbe registrato un ulteriore miglioramento dei ricavi per servizi domestici che nel primo trimestre sono scesi dello 0,3% anno su anno (+2,2% il mobile, -2,4% la rete fissa) e che dovrebbero entrare per la prima volta in territorio positivo. I ricavi totali sono già infiammati grazie all’impennata delle vendite di apparecchiature secondo la nuova strategia commerciale. Il margine operativo lordo dovrebbe aumentare di circa il 3% rispetto al 7% dei tre trimestri passati principalmente a causa di un effetto base di confronto favorevole. In Brasile, il punto di inflessione nei servizi e nel totale dei ricavi è già stato raggiunto nel primo trimestre del 2017 e ci aspettiamo che la tendenza positiva venga mantenuta. L’EBITDA è aumentato di 1,5 punti anno su anno a circa il 32,5%. L’apprezzamento del Reais ha contribuito ulteriormente”.

IL NODO DEL DEBITO

Anche il debito leggermente diminuito fa la sua parte, anche se si parla di 0,2 miliardi e il rosso resta a 25 miliardi. Cosa che non ha impedito il pagamento di dividendi per 0,23 miliardi di euro nel secondo trimestre. Devita si aspetta per il 2017/2019, “ricavi nazionali e EBITDA in crescita. Incremento del margine operativo lordo single digit e un capex cumulato di 10,5 miliardi di euro. Le efficienze sui costi sono di 1,9 miliardi. In Brasile, ci aspettiamo crescita dei ricavi, miglioramento del margine e investimenti sostenuti fino al 2019. In un mercato mobile in espansione (3% CAGR), TIM dovrebbe aumentare la propria quota di ricavi dal 23% al 25%. Il margine dell’EBITDA dovrebbe crescere di 2,5 punti attestandosi a oltre il 36% nel 2019 grazie ai risparmi di 2,3 miliardi”.

I RAPPORTI CON IL GOVERNO

Le implicazioni strategiche dell’uscita di Cattaneo e della sua sostituzione sono ancora da vedere, per Banca Akros che però si aspetta che la riduzione dei costi e le azioni di crescita dei ricavi dovrebbero rimanere in atto, “tuttavia l’atteggiamento sugli investimenti in rete e sulle acquisizioni di contenuti potrebbe essere rivisto. Il focus è il roll-out annunciato nelle “aree bianche” che hanno generato il contrasto con il governo e hanno avviato un’indagine sull’Antitrust. Alcune forme di collaborazione potrebbero emergere anche con Open Fiber e alcuni giornali suggeriscono che il progetto di separazione delle reti potrebbe riemergere (Franco Bernabè aveva in realtà avviato il processo prima del suo licenziamento nell’ottobre 2013)”. L’impatto negativo nel breve termine è stato assimilato dal mercato, date le voci di mercato incessanti ad annunciare questo cambio al vertice. “L’incertezza strategica – conclude Devita – potrebbe essere equilibrata da una relazione più positiva con il governo e dalle potenzialità di separazione delle reti”.

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