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Cos’è la neonata Cise e cosa farà

CLAUDIO DE VINCENTI

Rimettere in sesto le infrastrutture italiane. Missione impossibile, dopo anni di proclami? Non per la neo-costituita Cise (Confederazione Italiana per lo Sviluppo Economico), presentata questa mattina alla Camera. Di che cosa si tratta?

CHI C’E’ DIETRO L’ASSOCIAZIONE

I padri fondatori della Cise sono il Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale della provincia di Napoli (Asi), il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino (Cosind), il Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale di Caserta (Asi), affiancati dall’Eurispes e dall’Universitas Mercatorum presieduta da Daniele Iervolino. A guidare la confederazione è stato invece chiamato Giuseppe Romano.

GLI OBIETTIVI

L’obiettivo principale della Cise è quello di “creare sinergia tra i motori di sviluppo economico, come consorzi, porti e imprese” per realizzare grandi hub industriali nel Paese. Per questo, ha spiegato Romano, occorre “ricercare e attuare azioni che siano finalizzate a programmi di investimento per la creazione di imprese ma anche alla cooperazione tra gli associati per l’ottimizzazione dei servizi all’interno degli agglomerati industriali, nei porti, negli scali marittimi, negli interporti, nei centri e scali merci”. Obiettivi ambiziosi, non c’è dubbio. Ma come attuare tutto questo?

A CACCIA DI RISORSE

Non c’è dubbio che per cominciare a muoversi, la Cise avrà bisogno di risorse. Non basta essere un buon intermediario tra politica e territorio, serve anche una strategia aderente alla realtà e soprattutto sostenibile. “Vogliamo essere”, ha proseguito Romano, “un interlocutore primario per la condivisione di articolati piani di rilancio del territorio, tra gli associati e le imprese allocate nelle aree industriali del Paese”. Ma, e qui viene il punto, sarebbe opportuno attrarre “investimenti, anche comunitari (i fondi strutturali, per esempio, ndr. Qui un focus di Formiche.net sul tema), determinando le migliori condizioni possibili per il finanziamento delle opere”.

IL RUOLO DELLA FORMAZIONE

C’è però un altro tassello da completare. Quello della formazione, su cui ha puntato Danilo Iervolino, presidente dell’Università telematica Mercatorum. “Oggi viviamo nell’era Industria 4.0. Benissimo, vuol dire che le competenze tecnologiche sono fondamentali. Non si può certo pensare di creare un rilancio industriale senza partire da questa base”, ha spiegato Iervolino, incontrando il plauso di Giuseppe Coco, del ministero degli Affari Regionali, giunto in rappresentanza del ministro Claudio De Vincenti, bloccato all’ultimo da un impegno.

INTERVISTA A IERVOLINO (UNIVERSITA’ MERCATORUM) SU OBIETTIVI CISE

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